Partiamo da quando tutto si è fermato per la pandemia ed il lockdown, facendo in modo che muoversi in quella che era la nostra quotidianità non si potesse più fare: non si poteva uscire per le vie dei nostri quartieri, recarsi al lavoro, allora ci siamo adeguati allo smartworking ma soprattutto non abbiamo più potuto viaggiare.

Tutto quello che ci permetteva di evadere da quello che era statico nella nostra socialità non poteva essere fatto, così aspettavamo le riaperture e un via libera da parte di chi ci governa e finalmente i territori ricominciavano a brulicare di turisti. In fondo non è stato tanto diverso dalla ripresa dopo i tumulti dell’era napoleonica quando ripresero i viaggi dall’Inghilterra, ma anche da Francia, Germania, Olanda, Paesi Baltici e Russia.

Si spostavano i commercianti ma anche la cultura e le arti attraverso scrittori, attori, pittori.

Ma anche i viaggiatori si accompagnavano a viaggiatrici facoltose che appartenevano esclusivamente alla nobiltà, e il loro unico desiderio era rappresentato dall’evasione e dalla voglia di spendere denaro in itinerari culturali e artistici. Parliamo di viaggiatrici o meglio loro parlano di sé stesse attraverso l’esperienza di questi viaggi in un libro di Attilio Brilli e Simonetta Neri Le viaggiatrici del Grand Tour.

Il nostro paese come baluardo
dell’arte e della bellezza

Il Settecento è il secolo per eccellenza dei viaggi: gallerie d’arte, studi di artisti o chiese con le loro opere d’arte venivano visitate anche dalle donne, che proprio attraverso l’arte cominciano a creare questa contrapposizione di generi, perché da questo momento, parlando dei viaggi del Grand Tour, possiamo vederli anche da un punto di vista prettamente femminile.

Come ci aveva introdotto in modo straordinariamente efficace una mostra conclusa a marzo di quest’anno alle Gallerie d’Italia di Milano.

E’ straordinario lo sguardo delle donne che offre, come sempre, un punto di vista differente rispetto a quello maschile, proiettandoci verso una visione del futuro: inquadrature di paesi descritti più volte e di diverse popolazioni e civiltà.

Il viaggio attraverso l’Europa rappresentava per le donne l’evasione anche attraverso le letture di manuali di viaggio ma anche i romanzi che hanno a che fare con la tematica del viaggio: le avventure di Tom Jones, Robison Crusoe e di Gulliver, senza tralasciare quelle di Don Chisciotte e dei giornali di bordo di esploratori come Banks e Cook.

Le donne oltre che lettrici sono anche scrittrici e, il viaggio come del resto la scrittura, può essere considerato una forma liberatoria delle donne borghesi del Settecento.

In questo processo di cambiamento le donne viaggiatrici si sostituiscono al genere maschile aggiungendo all’interesse per l’antichità classica, che fino a quel momento era stato esercitato dagli uomini, l’attenzione verso costumi e condizioni sociali delle varie popolazioni che incontravano durante i loro viaggi.

Un viaggio che assume le connotazioni di un atteggiamento benevolo verso il prossimo e verso ogni forma di diversità, mettendo da parte l’individualismo e, valorizzando l’apertura al nuovo, come alla consapevolezza che il viaggio può rappresentare motivo di crescita.

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