L’uso della mascherina varia significativamente tra Oriente e Occidente, riflettendo differenze culturali e normative. Nei paesi asiatici, come il Giappone, la Corea del Sud e la Cina, indossare la mascherina è una pratica consolidata, simbolo di rispetto verso gli altri e di responsabilità sociale.

In Giappone, l’abitudine di indossare mascherine risale all’epidemia di influenza spagnola del 1918 e si è rafforzata con eventi successivi, come l’epidemia influenzale del 1934 e l’inquinamento atmosferico negli anni del dopoguerra. Questa pratica è diventata parte integrante della cultura giapponese, estendendosi anche alla prevenzione delle allergie stagionali e come “misura di cortesia sociale” per evitare di contagiare gli altri in caso di malattie respiratorie. 

L’uso della mascherina in Italia e Europa

In Italia e in Europa, l’uso della mascherina è stato storicamente meno diffuso e spesso limitato a contesti specifici, come ambienti sanitari o situazioni di emergenza sanitaria. La pandemia di COVID-19 ha portato all’introduzione di normative che hanno reso obbligatorio l’uso delle mascherine in determinati contesti. Ad esempio, in Italia, il Decreto-Legge 7 ottobre 2020, n. 125, ha introdotto l’obbligo di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto dove non fosse possibile garantire il distanziamento sociale. 

Quando una persona è raffreddata o affetta da una malattia respiratoria, indossare una mascherina diventa un gesto di responsabilità civica, volto a proteggere la comunità. Questa abitudine riflette un senso di solidarietà e rispetto collettivo profondamente radicato.

Sopratutto nei luoghi chiusi frequentati da pubblico è inconcepibile che una cassiera o un commesso raffreddato tossisca o starnutisca liberamente davanti ai clienti. Sarebbe compito del gestore obbligare il personale affetto da malattie respiratorie ad indossare la mascherina chirurgica.

La stessa cosa dovrebbe essere la norma negli uffici e nei locali in cui c’è un contatto con il pubblico. Ma in occidente l’uso della mascherina è stato spesso percepito come un’imposizione o segno di allarme. La mancanza di questa consuetudine può essere ricondotta a differenze culturali e a un diverso approccio alla salute pubblica.

Rafforzare il senso civico

Promuovere l’uso della mascherina come gesto di educazione civica in Occidente potrebbe rappresentare un passo importante verso una maggiore consapevolezza e responsabilità sociale.

Adottare questa pratica non solo durante le pandemie, ma anche in situazioni di malattie stagionali, potrebbe rafforzare il senso di comunità e cura reciproca.

L’adozione di una cultura dell’uso della mascherina, simile a quella presente in Oriente, potrebbe rappresentare un passo significativo verso una maggiore consapevolezza e rispetto reciproco in Occidente.

Inoltre, l’implementazione di normative che incoraggino o rendano obbligatorio l’uso della mascherina in determinati contesti potrebbe facilitare questo cambiamento culturale. Ad esempio, l’articolo 16, comma 2, del Decreto-Legge 17 marzo 2020, n. 18, ha previsto l’uso di mascherine di comunità per ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana. 

L’educazione civica passa anche attraverso gesti quotidiani che possono sembrare piccoli, ma che hanno un grande impatto sulla salute pubblica e sul benessere collettivo.

In conclusione, l’integrazione dell’uso della mascherina come pratica di educazione civica in Italia e in Europa potrebbe favorire una maggiore solidarietà sociale e una cultura della prevenzione, contribuendo al benessere collettivo.

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