Per quarta rivoluzione industriale si intende la crescente compenetrazione tra mondo fisico, digitale e biologico. Parliamo della somma dei progressi nel campo dell’intelligenza artificiale, della robotica, dell’internet delle cose, dell’ingegneria genetica e di molte altre tecnologie.
Tutto sta cambiando. Il mondo intorno a noi sta cambiando. I nostri corpi stanno cambiando. Volenti o nolenti, è iniziata una fase dell’esistenza umana in cui difficilmente riusciremo a capire cosa è naturale e cosa è artificiale. La quarta rivoluzione industriale non sta cambiando il cosa facciamo, sta cambiando il chi siamo.

Siamo passati dalla prima alla quarta rivoluzione in un batter d’occhio: la prima rivoluzione industriale fu un processo di industrializzazione della società che interessò prevalentemente il settore tessile-metallurgico con l’introduzione, nella seconda metà del 1700 (Inghilterra, 1760-1780), della macchina a vapore. Consentì per la prima volta la meccanizzazione della produzione, promuovendo un cambiamento sociale spinto dall’urbanizzazione.
La seconda rivoluzione industriale risale alla seconda metà del 1800 (1870-1914) grazie all’avvento dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio, che generarono uno straordinario cambiamento nel sistema economico.
La terza rivoluzione industriale avviene a partire dalla seconda metà del 1900 (dal 1950) e fa riferimento all’introduzione massiccia dell’elettronica, dell’informatica e delle telecomunicazioni nell’industria. Si assiste alla nascita dei computer e della tecnologia digitale, che porta a una crescente automazione della produzione e allo sconvolgimento di settori come quello bancario, dell’energia e delle comunicazioni.
La quarta rivoluzione industriale (detta anche 4IR o Industria 4.0) è successiva all’avvento di internet, e correlata all’intuizione che qualsiasi dispositivo associato a una sua identità e integrato a reti di sensori possa essere programmato per interagire con sistemi raggiungibili da remoto. Nasce con l’intelligenza artificiale e dalla volontà di integrare nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare modelli di business innovativi e aumentare la produttività e la qualità degli impianti. L’industria 4.0 passa per il concetto di smart factory (la fabbrica intelligente) e si basa sui sistemi ciberfisici (CPS), che sono strettamente connessi con i sistemi informatici e che possono interagire e collaborare con altri sistemi CPS.
Oggi il mondo industriale ha la possibilità di incrementare la propria efficienza tramite l’interconnessione di impianti e persone, utilizzando la cooperazione delle risorse interne ed esterne, sfruttando e analizzando enormi moli di dati, grazie agli investimenti su tecnologie come intelligenza artificiale, Big Data, Cloud Computing, robotica collaborativa, blockchain, realtà aumentata e virtuale, stampa 3D, veicoli autonomi, nanotecnologia e biotecnologia.

Ma attenzione al monito per il presente: concetto cardine del pensiero filosofico, il “So di non sapere” socratico è un’aspra critica rivolta ai sofisti, coloro che presumevano di sapere, un po’ come i tuttologi contemporanei. Per Socrate, il non sapere è un prolifico punto di partenza e non una semplice affermazione di ignoranza. Da questa definizione, infatti, partiva la sua ricerca: la consapevolezza di non sapere è un invito a conoscere, a scoprire, a ricercare ed è da qui che dovremmo partire per affrontare al meglio la quarta rivoluzione industriale: “so di non sapere”, ed è proprio così nel campo della scienza: non si sa mai quale invenzione possiamo scoprire dietro l’angolo. Tuttavia, in milioni di anni la curva della civilizzazione e dell’innovazione tecnologica risulta una curva lentissima, e solo gli ultimi secoli, quelli delle scoperte scientifiche, rappresentano, secondo molti, il tempo che ha prodotto il maggior cambiamento, tanto da oscurare conquiste come il fuoco o la ruota. Invece, a partire dalla prima rivoluzione industriale si hanno innovazioni molto ravvicinate, e tra la terza e la quarta, grazie alla rivoluzione attuata nel nostro modo di vivere, non c’è che un soffio.

Quale impatto avrà sul mondo del lavoro? Come è successo con le precedenti, la quarta rivoluzione industriale avrà un profondo impatto sulla vita delle persone, dato che l’intelligenza artificiale e la crescente automazione vedranno la scomparsa di molte categorie di lavoro e la nascita di nuove.
Se l’industria 4.0 ha introdotto la smart factory, in cui i sistemi ciberfisici monitorano i processi fisici della fabbrica e prendono decisioni decentralizzate, le aziende, dal canto loro, dovranno aiutare i loro dipendenti e i loro clienti ad affrontare il nuovo mondo che li aspetta. Cosa che sicuramente comporterà una maggiore attenzione all’apprendimento continuo, allo studio di nuove competenze e all’impegno a favore della diversità.

Una realtà futuristica? Supercomputer portatili, robot intelligenti, veicoli autonomi, aumento delle capacità cerebrali grazie alla neuro-tecnologia, scrittura del codice genetico: le innovazioni tecnologiche e scientifiche permeano già le nostre vite. Eppure c’è chi sostiene che siamo solo all’inizio di una trasformazione che modificherà totalmente il modo in cui viviamo, lavoriamo e comunichiamo.
A etichettare i progressi odierni come quarta rivoluzione industriale è stato Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum e autore del celebre libro La quarta rivoluzione industriale.
In un articolo del 2016 Schwab ha dichiarato: “Come le rivoluzioni che l’hanno preceduta, la quarta rivoluzione industriale ha il potenziale di innalzare i livelli globali di reddito e migliorare la qualità della vita per i popoli di tutto il mondo. […] Nel futuro, le innovazioni tecnologiche porteranno anche a un miracolo sul lato dell’offerta, con benefici a lungo termine per l’efficienza e la produttività. I costi di trasporto e comunicazione caleranno, la logistica e le supply chain globali diventeranno più efficienti e il costo del commercio diminuirà; tutto questo aprirà nuovi mercati e promuoverà la crescita economica”.
Tuttavia, l’economista è consapevole non solo delle opportunità, ma anche dei risvolti negativi di questa epocale rivoluzione, come l’incapacità di adattamento delle organizzazioni, le difficoltà da parte delle istituzioni ad adottare e regolamentare le nuove tecnologie, le criticità in termini di sicurezza generate da nuovi poteri, il possibile aumento delle diseguaglianze o la frammentazione della società. In breve: l’essere umano non ha mai vissuto un periodo più promettente eppure potenzialmente pericoloso.

L’unica costante che avremo, d’ora in poi, sarà l’incapacità di frenare e fermare l’innovazione tecnologica. La prossima rivoluzione? Quella genetica, quando intelligenza artificiale ed essere umano si fonderanno. Già connessi gli uni agli altri senza soluzione di continuità, stiamo diventando (e di fatto lo siamo già) parte integrante di un’infosfera globale, mentre la curva tecnologica si avvia velocemente verso la singularity (la singolarità tecnologica) e il transumanesimo, ma di tutto questo ne parlerò nei prossimi articoli.
Spaventati? E perché? No, state tranquilli, non accadrà come in Tempi moderni (Modern Times), la splendida favola satirica del 1936 diretta da Charlie Chaplin, in cui un operaio addetto alla catena di montaggio diventa vittima delle macchine che letteralmente lo mangiano e lo fanno impazzire. Ricordate sempre: è l’essere umano che cavalca l’onda della tecnologia, non sarà di certo lei a fagocitare il suo creatore.

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