Narrative 4, di cui ho parlato in queste pagine grazie un’intervista al celebre scrittore Colum McCann – che l’ha cofondata dieci anni fa e fatta crescere in Europa, Americhe, Africa e Asia – muove i suoi passi anche in Italia. Un’occasione per conoscere questo metodo è un webinar, organizzato dagli insegnanti di lingue del CRT di Bergamo.

Gratuito, il 21 ottobre prossimo, conterà sulla presenza, da New York dove vive, di Valerie Striar, danzatrice e coreografa, membro importante del team di artist* di Narrative 4 (di cui fa parte ad esempio anche Sting).

Valerie Striar, danzatrice, coreografa, parte del team di artist* di Narrative 4 (ph. Walter Martinelli)

Il potere delle storie

Gli scrittori e le scrittrici hanno una fiducia sconfinata nel potere delle storie, non a caso questa idea è di uno scrittore.

Il cuore del processo di Narrative 4, che verrà illustrato dalla Striar, è lo scambio di storie. A coppie, studenti e studentesse si raccontano una loro storia personale, ascoltando a turno. Poi, un ragazzo o una ragazza assume la storia dell’altr* come propria, ripetendola in prima persona davanti al gruppo dei compagn*. Assume cioè pienamente la storia dell’altr* – mettendola in scena con l’uso del pronome io.

Gli scrittori e le scrittrici hanno una fiducia sconfinata nel potere delle storie, quindi non a caso questa idea è venuta fuori nel mezzo della discussione di un gruppo di scrittor*. Tutt* abbiamo esperienza, quando siamo immersi nella lettura di un romanzo, della capacità di vivere la vita di personaggi anche molto lontani apparentemente da noi, e sentire insieme a loro apprensione, gioia, sofferenza. O almeno, comprendere i loro sentimenti.

Se un ragazzo o una ragazza riesce a mettersi nei panni del suo compagno o della sua compagna, in una scuola caratterizzata da bullismo e differenze sociali ed etnico-culturali, si crea un clima migliore.

Se un ragazzo o una ragazza riesce a mettersi nei panni del su* compagn*, in una scuola sempre più caratterizzata da bullismo e differenze sociali ed etnico-culturali, i conflitti si sciolgono nella comprensione reciproca e si crea un clima migliore in classe. Diversi studi, fra cui quello dell’Università di Yale o dell’Università di Chicago, dimostrano che, in quelle scuole americane dove, con il supporto di Narrative 4, si è portato avanti, durante tutto l’anno, un programma di scambio di storie personali, sono aumentati il profitto degli studenti e delle studentesse e, più in generale, i loro successi dentro e fuori l’aula scolastica.

Ricerche delle università di Yale e di Chicago hanno dimostrato
l’aumento di profitto degli studenti e delle studentesse.

(courtesy N4)

Gli eventi di Narrative 4

Sinora in Italia si sono svolti altri eventi Narrative 4, pochi episodi isolati ma significativi. Per esempio quelli che si sono tenuti, a Milano e in Brianza, così come in Val Seriana, grazie fra l’altro a due docenti, Anna Perroni della scuola elementare Gasparri di Milano, e Alexandra Gambacorta dell’Università americana Marquette. In particolare, Anna Perroni ha lavorato su una classe di bambini e bambine di 10 anni che contava 19 stranieri su 21, fra cui filippin*, cinesi, peruvian*, albanesi, indian* (in tutto 14 Paesi), che durante la riunione hanno tirato fuori le loro piccole storie di vittime silenziose di bullismo o di carico di troppe responsabilità in famiglia, materiali e morali.

Altri eventi si sono tenuti a Roma, alla John Cabot University, dove Samba Haruna Baldeh, gambiano, è riuscito a mettere in atto scambio di storie fra studenti e studentesse e insegnanti italian* e rifugiat* provenienti dall’Africa Occidentale, Gambia, Senegal, Nigeria e Sierra Leone.

Altre iniziative ci auguriamo possano partire dai centri immigrati, dalle associazioni che hanno contatti con le carceri, da biblioteche e librerie che siano anche centri culturali.

Altre iniziative ci auguriamo possano partire dai centri immigrati, dalle associazioni che hanno contatti con le carceri, da biblioteche e librerie che siano anche centri culturali.

E che un numero sempre più folto di volontar* possa iniziare a svolgerli in lingua italiana, anziché come adesso prevalentemente in inglese, in modo da coinvolgere un gruppo sempre più ampio di persone.

(courtesy N4)
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