Questo post nasce qualche ora dopo i festeggiamenti negli Stati Uniti d’America per il loro 46° presidente eletto, il democratico Joe Biden. Qui trattiamo temi legati alla comunicazione e non alla politica; quindi ci asteniamo dal commentare il personaggio Trump e la campagna elettorale infuocata che ha tenuto mezzo mondo incollato agli schermi. Ma, proprio perché ci occupiamo di comunicazione, non possiamo non commentare un episodio legato alle elezioni americane e al presidente uscente Donald Trump, che ha aperto – e speriamo anche chiuso – una pagina storica nel mondo dell’informazione e, quindi, della comunicazione. 

I mezzi coinvolti sono la maggioranza delle emittenti televisive americane. È successo che, per la prima volta nella storia delle dirette elettorali, è stata interrotta la diretta di un presidente USA. Il presidente è Trump, quasi uscente ma ancora in carica. Rivendica una falsa vittoria alla Casa Bianca accusando l’avversario di frodi: gli anchorman americani non ci hanno più visto e hanno preso la decisione storica di interrompere il collegamento. Guardate qui. Il conduttore del network Msnbc, visibilmente imbarazzato, commenta così: “Siamo nella posizione inusuale, non solo di dover interrompere, ma anche di correggere il Presidente degli Stati Uniti. Per quanto ne sappiamo non ci sono stati voti illegali e non c’è stata una vittoria di Trump”.

E anche qui, il giornalista di Cnbc interrompe Trump sottolineando come la maggior parte delle affermazioni siano false.

Hanno fatto la stessa cosa anche Abc, Nbc e Cbs, mentre Cnn e Fox News hanno scelto la via più soft del commento e dei sottotitoli sarcastici, mandando in onda l’intero discorso senza interruzioni.

E, in maniera differente, anche Twitter e Facebook hanno preso posizione. Guardate cosa ha fatto Twitter qui. Sui diversi tweet di Trump, giudicati non aderenti alle regole del social network, è comparsa infatti questa dicitura: “Il contenuto condiviso in questo Tweet, tutto o in parte, è controverso e potrebbe essere fuorviante in merito alla modalità di partecipazione alle elezioni o ad altri strumenti di coinvolgimento della cittadinanza”. E si rimanda poi al link della piattaforma in cui vengono esplicitate le norme per l’integrità civica.

Riguardo il post di Trump sul presunto furto di voti, Facebook, in maniera più light, interviene applicando un flag di commento il cui testo recita più o meno così: “Il risultato finale delle elezioni potrebbe essere diverso dal voto iniziale in quanto lo scrutinio durerà per giorni o settimane dopo la chiusura dei seggi” e rimanda alla pagina realizzata insieme al Bipartisan Policy Center, che fornisce informazioni sul processo di voto per le elezioni 2020.

Che dire? Un capitolo davvero inedito nella storia dell’informazione.
Chiudo con una speranza e una riflessione. La speranza, credo facilmente condivisibile, è che non sia più necessario in futuro, come peraltro non è accaduto fino ad oggi, trovarsi nella condizione di dover bloccare la disinformazione di un presidente in carica.

La riflessione riguarda invece i social e la necessità di regolamentazioni chiare, che ancora mancano, sulla responsabilità e la responsabilizzazione delle piattaforme che ospitano contenuti e messaggi di leader e esponenti politici. E’ giusto che siano filtrati, verificati, cancellati? Come, quando e perché?

Beatrice Caputo, BPRESS

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