“Non siamo un’isola, noi da sempre siamo l’isola. Dall’Africa all’Europa, dalla Spagna alla Grecia. Siamo al centro del Mediterraneo. E soprattutto siamo meno forti del nord Europa”.

Parla così della sua Sicilia al tempo della guerra, Luigi Villalba, farmacista colto e coraggioso, triste e affascinante, che vive la sua esistenza di personaggio tra le pagine de La casa del carrubo (Salani), romanzo storico della scrittrice Barbara Bellomo.

Ma in questa storia di famiglie siciliane narrata senza i soliti luoghi comuni, senza i facili raggiri da cartolina, l’autrice riesce a mescolare narrativa e verità, riscrivendo con passione tanto l’immaginario quanto il reale.

Bellomo è abile nei rapidi cambi di contesto e trasferisce i lettori senza alcuna esitazione da Catania alle campagne di Acate, dagli alberi di noce dalla rude corteccia alle sale da pranzo familiari inondate dal profumo di lumache al sugo. Sin dentro una stanza di Londra, in compagnia di Churchill ed Eisenhower, tra l’odore di sigari e una coppa di Pol Roger.

Barbara Bellomo

La campagna di fuoco contro Catania e il diario del nonno

Tutto ha inizio il 15 aprile 1943 quando Catania, città sospesa tra mare e montagna sin dai tempi del Mito, viene bombardata dagli Alleati per indebolire i soldati nazifascisti. Centinaia di civili fanno la stessa fine di molti edifici: smembrati, cancellati del tutto. I monumenti e i grandi palazzi settecenteschi in verità avranno una sorta migliore; verranno pesantemente danneggiati ma comunque restaurati nel tempo.

Sarà per questo che di quei bombardamenti oggi Catania sembra ricordare poco. Eppure la seconda guerra mondiale per il capoluogo etneo fu particolarmente dura tra bombardamenti e violenze, anche da parte dei soldati tedeschi.

La campagna di fuoco contro Catania avvenne prima dello sbarco in Sicilia del 9 luglio 1943, una delle più grandi operazioni anfibie che oggi può essere ricordata anche attraverso un Museo dello sbarco che proprio nella città dell’ Etna può essere visitato per ripercorrere le tappe degli scontri di guerra in Sicilia  e in centri come Gela, Augusta, Agira, Floridia, Troina, Ponte di Primo Sole, Catania, Messina.

Quel museo ancora oggi conserva il diario del nonno della scrittrice. Quando Barbara Bellomo lo ha letto ha capito di avere tra le mani un tesoro ricco di dettagli e da brava storica con un talento da scrittrice ne ha ricavato un romanzo, anche ispirata dalla vita del suocero Arturo Failla, che combatté lo sbarco in prima linea con la divisione Livorno.

Catania, Royal Air Force- Italy, the Balkans and South-east Europe (public domain)
I devastanti effetti dei bombardamenti aerei sugli hangar dell’aeroporto di Catania

Una narrazione a più voci

Il romanzo è corale,  le voci molteplici come i sentimenti contraddittori della guerra, i dettagli dello sacro in Sicilia vengono raccontati con sicurezza. Anche sotto il carrubo il nemico è comunque un uomo. I personaggi delle due famiglie, i Villalba e i Floridia, sono intensi. Vittorio Floridia è un professore di latino e greco, con la moglie Agata e i tre figli Luca, Elena e il piccolo Michele; ma ci sono tanti altri personaggi che in questo romanzo amano, odiano, soffrono, tra odore di sangue e di natura.

“Ormai dovrebbe averlo imparato: la guerra è così. C’è chi decide, c’è chi esegue e c’è chi subisce”. 

Anche i piccoli dunque possono cambiare la storia scoprendosi dentro un’energia sconosciuta. Ha ragione l’autrice: fino a quando la guerra non arriva a bussare alla tua porta, sembra sempre meno cattiva di quello che ti aspetti

Barbara Bellomo è una scrittrice italiana, laureata in Lettere. Dopo il dottorato di ricerca in Storia antica ha lavorato per anni all’Università di Catania, presso la cattedra di Storia romana, per poi insegnare in una scuola superiore. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo La ladra di ricordi (Salani, 2016), Il terzo relitto (Salani, 2017), Il peso dell’oro (Salani, 2018) e il suo primo thriller Il libro dei sette sigilli (Salani, 2020).

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