Le prime due puntate – su otto –  servono a creare atmosfera; è con la terza che Mercoledì (Wednesday) prende il volo, e pur con qualche riserva, il progetto di Tim Burton per Netflix cattura, eccome.

Si tratta, ovviamente, dell’ennesima rivisitazione della Famiglia Addams, l’eccentrico macabro gruppo nato come cartoon negli anni Trenta – quasi un secolo fa! – dal fumettista Charles Addams per il New Yorker e da allora trasmigrato in una prima serie tv e numerosi film.

Qui il fulcro, in omaggio al girls first, è appunto su Mercoledì, figlia primogenita della famiglia con un penchant per il sangue e il tragico. Successo numero uno: Jenna Ortega – vent’anni – è una magnifica sedicenne perennemente cupa, determinata, intenzionalmente anaffettiva – finché ci riesce.

In questa incarnazione la famiglia Addams non è solo bizzarra, ma – modello maghi di Harry Potter versus Babbani – appartiene a una minoranza di reietti ovvero persone con capacità sovrannaturali (telecinesi, telepatia, visioni, sirene, lupi mannari) spesso malvisti dai normodotati.

Forse nello sforzo di far convivere meglio i figli con la società, papà e mamma Addams, Gomez e Morticia, li hanno mandati in un liceo normale dove ovviamente sono bullizzati, finché Mercoledì non vendica il fratello minore Pugsley buttando un po’ di piranha in piscina, e viene spedita alla Nevermore Academy, la scuola dei reietti dove andarono anche i genitori, come una sorta di rieduzione. Queste sono le premesse.

Quando la rampolla arriva al nuovo collegio pensa solo a scappare, in rivolta contro la mamma (cameo di Catherine Zeta-Jones). Ma ben presto sarà catturata da un mistero da risolvere: chi uccide selvaggiamente la gente nei boschi attorno a Nevermore e perché? E chi può fermare il massacro se non lei?

Ora, in queste condizioni non si capisce perché le famiglie reiette, inclusa la Addams, non si riprendano i figli al più presto, soprattutto quando ad andarci di mezzo cominciano ad essere anche gli allievi della scuola. A parte questo dettaglio, e un po’ di lungaggini e diramazioni laterali, la storia funziona, e Mercoledì riuscirà, è ovvio, a risolvere il mistero (sebbene nella sua sicumera sbagli tutti i suoi calcoli). E questo è il secondo successo della serie.

Il terzo sono gli altri interpreti: Christina Ricci, che vent’anni fa fu Mercoledì in un altro film, qui interpreta un’insegnante, ma in mente resta soprattutto la spettacolare preside di Gwendoline Christie (la ricordiamo tutti come Brianne di Tarth, l’androgina cavaliera nel Trono di Spade).

E ancora: un successo è la presenza di tutti i personaggi chiave della serie d’origine, da Lurch qui ridotto al ruolo di autista, a zio Fester con una breve apparizione, e soprattutto a Mano (in inglese Thing, la Cosa) che spedito a tallonare di nascosto Mercoledì, diventa subito il suo miglior alleato, spia, risolvi problemi.

Non c’è solo il condimento sovrannaturale a decretare il successo della serie, però. Gli elementi vincenti sono almeno altri due. Prima di tutto, è una serie sull’adolescenza e sui suoi drammi, le difficoltà relazionali, la fatica di adattarsi e misurarsi col mondo; infatti c’è una citazione plateale del romanzo più terribile mai scritto sull’adolescenza, Carrie di Stephen King, con un ballo della scuola inondato di un liquido rosso. Mercoledì, sprezzante, commenta: “non hanno neanche usato sangue di maiale” (come nell’originale), “è vernice rossa”.

L’altro elemento determinante è l’immagine di Mercoledì stessa. Immersa nel suo mondo dark, vestiti scuri, trecce nere, sprezzante e gelida, dovrebbe essere l’emblema della spostata, figura cardine di ogni galassia adolescenziale. Qui però qualche problema si crea: perché Mercoledì della spostata non ha molto, o almeno: fra i suoi pari a scuola tutti la ammirano e cercano di fare amicizia con lei, oppure la invidiano apertamente; due ragazzi si contendono le sue attenzioni sebbene liquidati con perdite (all’inizio); scrive romanzi gialli, suona magnificamente il violoncello; per quanto respinga tutti, è continuamente ricercata.

E ancora: dark sì, sprezzante pure, ma con le unghie dipinte e il trucco sempre accuratamente applicato, rossetto compreso (potrebbe essere un atto d’amore per se stessa, ma viene il dubbio che sia cosciente dell’effetto che fa, e che se ne compiaccia).

In ogni modo, Jenny Ortega è davvero magnetica, più che mai nella ormai celebre scena del ballo della scuola. La corazza di Mercoledì un pochino si incrina: l’appoggio della famiglia e soprattutto della mamma diventa cruciale e l’amore fa capolino. Alla fine nonostante la sconfitta del mostro, si lascia deliberatamente aperta la via a una seconda stagione.

Condividi: