La mostra Baltic Adventure di Augustas Serapinas da Forof fino al 30 giugno 2024
Fino al 30 giugno 2024, a Roma è possibile ammirare la mostra Baltic Adventure di Augustas Serapinas, a cura di Ilaria Gianni.
Fino al 30 giugno 2024, a Roma è possibile ammirare la mostra Baltic Adventure di Augustas Serapinas, a cura di Ilaria Gianni.
Sepolto da millenni di storia, alla ricerca di quella verità che giace al fondo, la Basilica Ulpia ci permette di osservare in un sol tocco il mondo antico e quello contemporaneo. Siamo a Roma da Forof (Foro Fendi), luogo ancestrale sotto una coltre di terra, che insiste sui marmi della basilica voluta da Traiano. Qui in antichità avveniva la manumissio, ossia l’affrancamento degli schiavi dalla loro condizione servile. Guadagnavano la libertà, i figli degli schiavi, mentre i padri passavano per una condizione intermedia che li identificava come liberti. Ne avevamo già parlato qui, nell’intervista a Giovanna Caruso Fendi.
Al piano di calpestio, che si raggiungere scendendo un milione di scale, i gradini riportano la parola libertà, trascritta in molte lingue e restituita in verde Forof. Negli ambienti ipogeici, in esposizione fino al 30 giugno 2024, potrete ammirare la mostra Baltic Adventure di Augustas Serapinas, a cura di Ilaria Gianni, che vede il patrocinio dell’Ambasciata Lituana.
Sulle orme perdute degli antichi padri, Serapinas adagia dei silenziosi esseri di paglia, molto simili a pupazzi di neve, con funzione di sentinelle. Ci ricordano, con un monito acuto che esala dai loro profumi di terra, che stiamo stravolgendo questo atomo opaco che abitiamo, e nulla o poco ci resterà. La location così suggestiva allude ad un passato che è stato, ma al contempo prelude ad un futuro che corre, e che porterà, se non agiamo in maniera consapevole, all’annientamento dell’umanità.
Lì dove i marmi antichi rappresentano le nostre radici all’origine dell’umanità, Baltic Adventure ci mostra un inquietante futuro in cui il dramma del cambiamento climatico avrà causato uno scenario irrisolvibile. Un grido dalla terra, in cui lo spettatore è esortato a condurre una riflessione critica sul futuro del mondo.
L’idea dei pupazzi deriva ad Augustas dal suo lavoro Mudmen. Già nel 2020 Augustas aveva pensato di collezionare pupazzi di neve, realizzati però dai bambini. Quell’anno tuttavia in Lituania, suo paese d’origine, non nevicò. La neve non arrivò. Non si poteva dare adito ai sogni dei piccoli. Nessun pupazzo avrebbe governato i giochi dell’infanzia. Fu allora che Augustas comprese che doveva risolvere in altro modo, trovare soluzioni diverse. Fu allora che pensò di usare paglia e fango per farne esseri viventi.
Paglia come elemento esistenziale e essenziale, fango come strumento di vita (l’alito della divinità venne soffiato nel crudo del fango, ricordate?): questi sono gli elementi costitutivi dei curiosi pupazzi. Ma sono anche le strutture primordiali che hanno permesso all’uomo di organizzare la propria vita sulla terra: in case di fango, tra giacigli di paglia, con fuochi di niente, in resti di terra. Se non ci risolveremo a reintrodurre quel sacro poco tra i nostri inutili percorsi, il futuro sarà nudo, nudo dall’uomo.
Per ribadire la centralità della sua poetica, Augustas introduce tra gli ambienti ipogeici della basilica, elementi di case, legni di abitazioni, vetri di finestre, crucci di residenze in disuso. Li trae dalla sua terra, i paesi baltici, e li espone. Come fosse tutto ciò che resta del mondo e dei padri.
Baltic Adventure ha qualcosa di più da offrire al visitatore però: è vivificata infatti da percorsi reiterati nel tempo, in cui lo spettatore può tornare sui luoghi della mostra e trascorrere un’esperienza diversa. La mostra è accompagnata dunque da 5 Episodi (3 sono già avvenuti, ma siamo certi che non perderete i prossimi 2). Un pentagramma di eventi culturali in cui protagonisti sono i nostri pensieri.
Performance e episodi rappresentano una soluzione molto interessante, ed è anche la cifra interpretativa di Forof. L’obiettivo consiste nel condurre una riflessione che possa incidere davvero su un agire consapevole nei confronti del cambiamento climatico di cui siamo, al contempo, spettatori inermi e attori decisivi. Come vedete, perdersi nelle rovine non sembrava abbastanza per Forof!
Così, nel primo Episodio, i presenti sono stati invitati a impastare fango e paglia per farne figure, meticci, visioni, capanne, esseri. Perché è da lì che il tempo presente deve ripartire: da una riflessione semplice e al tempo stesso complessa del proprio agire. Nel secondo episodio invece sono stati presentati suggestivi canti lituani che, dal 2010, appartengono al patrimonio immateriale dell’UNESCO. Il Vilnius University Folk Ensemble “Ratilio” si è esibito per la prima volta in Italia e ha riprodotto brani della tradizione popolare.
Ciò che ci interessa raccontarvi però è il terzo episodio dal titolo “Dopo il diluvio”. Una performance teatrale ambientata a metà tra il buio e le luci fatue. Un evento che ha raccontato il percorso dell’umanità da Noè a noi. Sottile differenza morfologica delle parole, profonda differenza sostanziale nell’uso del suolo e della Terra.
Gli attori di Muta Imago hanno interpretato le voci del mondo, il grido di pace, il desiderio di vivere, la voglia di suscitare il bello.
Poco o nulla significherebbe al mondo l’arte contemporanea, se non fosse pugno allo stomaco di una riflessione più ampia e, poiché gli episodi hanno cadenza bimestrale, vi segnaliamo i prossimi qui, e siamo certi che non mancherete!