La regista Laura Samani vince il David di Donatello 2022 ed il Premio Flaiano come migliore opera prima col film Piccolo corpo, e durante il consueto discorso di ringraziamenti usa una parola, sorellanza, e facendolo apre le porte al futuro di noi donne, specie alle più giovani.

“Questo film è espressione di sorellanza, non potrei essere qui senza tutte le sorelle che mi hanno aiutato nella vita”.

È un messaggio bellissimo che certamente ha il pregio di aiutare le più giovani ad interrogarsi su questo sentimento di solidarietà e sostegno reciproco che riguarda noi donne.
Non tutti sanno che di sorellanza si inizia a parlare negli anni ’70, gli anni del femminismo, delle lotte per l’indipendenza e l’emancipazione delle donne.

Un termine che allora serviva ad esprimere una comunanza di condizioni e del quale nei decenni successivi si è sentito parlare sempre meno. Sul tema della nascita del movimento femminista, segnalo con piacere un bellissimo articolo, The Life and Death of a Radical Sisterhood – Fifty years ago, a group of women convened in New York with one clear goal: Dismantle the patriarchy. Their struggle feels all too contemporary, di Joy Press uscito qualche anno fa sulla rivista The CUT, New York.

L’articolo esplora i fermenti femministi dell’autunno del 1967, quando un piccolo gruppo di donne inizia a incontrarsi regolarmente in appartamenti angusti nel Lower East Side, dando corpo a questa parola, sorellanza.

Ritorna oggi questa parola, non del tutto casualmente, alla fine di un anno durante il quale il ruolo delle donne è stato centrale e con esso l’idea che per farcela è importante ricreare unione e solidarietà tra donne.
Se ci pensiamo bene, il 2022 è l’anno della prima donna premier d’Italia, della prima donna presidente del parlamento europeo e della prima donna, peraltro femminista, candidata alla guida del principale partito italiano di sinistra. Non è perciò ininfluente tornare ad usare questo termine, ma diviene ora fondamentale riempirlo di nuova linfa.

Sono parole come quelle usate dalla giovane registra italiana o immagini come quella delle due scienziate, Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna che hanno vinto il Nobel per la chimica e, che giorni fa hanno ritirato il premio tenendosi per mano ed esortando le donne ad occuparsi di scienza perché possono davvero fare la differenza.

Abbiamo bisogno di questo, di donne ispirate, consapevoli della loro forza, di donne grate alle altre donne, di donne che lottano in prima persona e non si arrendono di fronte agli ostacoli. La nuova generazione di donne è bisognosa di esempi da seguire e di modelli positivi da imitare. Solo così saremo tutte libere. Solo così, e insieme, scriveremo la storia.

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