La questione ecologica, gli ecosistemi naturali
Crisi ecologica. Uno dei problemi riguarda la distruzione di ecosistemi naturali dovuta alla deforestazione. Vari testi per approfondire.

Crisi ecologica. Uno dei problemi riguarda la distruzione di ecosistemi naturali dovuta alla deforestazione. Vari testi per approfondire.
La questione ecologica rappresenta sempre di più una sfida per l’umanità, nonostante i tentativi di negazione che affiorano di tanto in tanto nelle pagine dei giornali. La crisi ecologica è data da un insieme di problematiche, tra cui la più conosciuta riguarda il cambiamento climatico. In realtà non si tratta solo di questo fenomeno, per quanto estremamente preoccupante per i riflessi complessivi sul pianeta che sta comportando.
Uno dei problemi più gravosi riguarda la distruzione di ecosistemi naturali dovuta alla deforestazione e alla conversione di habitat estremamente ricchi di biodiversità in monocolture da foraggio. Si valuta che più di un milione di specie oggi rischiano l’estinzione, al punto tale che la giornalista Elizabeth Kolbert ha intitolato il suo saggio La Sesta Estinzione (Beat, 2014) paragonando i danni sulla biosfera dovuti all’attività umana alle grandi catastrofi – se ne contano 5 tra cui quella più famosa (65 milioni di anni fa) causata da un asteroide ha spazzato via il mondo dei dinosauri – che nelle diverse epoche geologiche hanno sconvolto la vita del pianeta.
Anche Mario Tozzi fa riferimento al tema delle estinzioni nel suo ultimo libro Prove tecniche di estinzione (Touring, 2025), sottolineando come il pianeta si trovi sull’orlo del collasso e occorra agire con tempestività. La parola estinzione è di quelle che fa tremare i polsi e suggestivo, quanto esemplare nel testimoniare un sentire diffuso, il libro di Telmo Pievani dal titolo La Terra dopo di noi (Contrasto, 2019).
L’argomento dell’estinzione entra nella piena attualità nel progetto di de-estinzione: ne è un esempio il presunto ritorno di tre esemplari di enocione (Aenocyon dirus), grosso canide del Pleistocene ormai estinto, partendo da porzioni di DNA recuperati da resti fossili e utilizzati da parte della Colossal Biosciences per cercare di riprodurre questo animale. In realtà, più che di vera de-estinzione si è trattato di una manipolazione genetica del DNA di lupo grigio, ma questo tuttavia ci fa comprendere come ci si trovi di fronte a un tema scottante. In effetti, da anni si lavora per riportare alla luce il Mammuth, non si sa bene poi per stanziarlo in quale habitat, considerato il progressivo scioglimento dei ghiacciai che sta mettendo in serio pericolo una serie di animali come l’orso bianco.
Tutto questo senza contare che non possiamo parlare di una specie prescindendo dalla sua nicchia ecologica, così come non ha senso parlare di identità di un mammifero prescindendo dall’apprendimento sociale. La distruzione degli ambienti, oltre a compromettere la biodiversità, comporta delle gravi alterazioni epidemiologiche, sconvolgendo quell’equilibrio tra specie e animali e microrganismi che viene chiamata virosfera.
Abbiamo già avuto una bella lezione dall’epidemia Sars2, peraltro prevista da David Quammen nel suo saggio Spillover (Adelphi, 2017) che sottolineava il rischio che le migrazioni di animali scacciati dal loro habitat e il contatto con allevamenti intensivi potesse dar luogo a una vera e propria bomba epidemiologica.
Deborah Danowski ed Eduardo Viveiros de Castro nel libro Esiste un mondo a venire? (Nottetempo, 2024), ci pongono allora un angosciante quesito con cui si chiamati necessariamente a confrontarci. Gli autori sottolineano che il nostro presente sembra non avere un avvenire – e già questo è sconsolante – ragion per cui occorre un futuro altro, un nuovo popolo che sappia credere nel mondo e che dovrà ricominciare con il poco che gli lasciamo.