L’emergere del punk rock negli anni ’70 ha caratterizzato una folla diversificata. Uomini, donne e membrə della comunità LGBT+ si sono unitə nel movimento anti-status quo che si svolge in tutta la scena musicale.

Cominciava ad essere comune per le band avere membri donne e anche le band di sole donne iniziarono a crescere in popolarità. Questa piattaforma di uguaglianza mostra un contrasto con la scena musicale precedentemente dominata dagli uomini. Tuttavia, questa accettazione delle donne nel punk rock fu di breve durata. Con il tempo, il punk rock ha adottato una maggiore attenzione alla cultura maschile.

Le donne sono state improvvisamente escluse da un movimento che avevano contribuito a creare, un movimento che avrebbe dovuto andare contro lo status quo e fornire uno spazio sicuro per le minoranze. Ironia della sorte, il punk rock iniziò a imitare proprio ciò che avrebbe dovuto criticare.

Ci sono state Poly Styrene e The Runaways a fare da apripista indubbiamente nella scena punk femminile a cavallo tra la fine degli anni ’70 negli anni’ 80, ma la svolta totale avvenne con il movimento Riot Grrrl.

Bratmobile

All’inizio degli anni ’90, le donne hanno iniziato a riprendere il loro posto nel punk rock. Il movimento Riot Grrrl iniziò quando Allison Wolfe, Molly Neuman e Jen Smith, membri della band Bratmobile, crearono la rivista Riot Grrrl.

Insieme a Kathleen Hanna della band Bikini Kill, le donne hanno organizzato incontri Riot Grrrl con altre artiste e attiviste femministe. Lo scopo di Riot Grrrl era quello di affrontare il sessismo e gli atteggiamenti macho visti nel punk rock.

Girl power è diventato il loro messaggio principale e i media creati da queste donne hanno lavorato per potenziare il loro pubblico femminile. Attraverso la creazione della propria musica e zine, queste donne sono state in grado di stabilire la loro autonomia nella società.

Bikini Kill

Riot Grrrl è innanzittutto sì un sottogenere musicale punk, ma soprattutto un movimento politico al suo interno e, avendo avuto luogo contemporaneamente all’era del femminismo della terza ondata, ha parlato delle molte questioni trascurate che affliggono la società tra cui sessismo, molestie sessuali e disuguaglianza razziale, tra le altre cose.

Il movimento mirava ad affrontare argomenti che i media mainstream non avrebbero osato trattare. Sebbene il loro lavoro possa non sembrare troppo radicale nel clima odierno, durante il loro apice le Riot Grrrls sono state costantemente travisate, ridicolizzate e attaccate dai media per le loro opinioni.

Considerate da alcuni come ingenue misandriche, le Riot Grrrls sono state spesso dipinte in una luce negativa, ma nonostante ciò hanno continuato a diffondere messaggi che ritenevano degni di esprimere, attraverso vari canali tra cui musica, fanzine, incontri locali e altro ancora.

Un nuovo movimento di ragazze in rivolta, che si proponevano di normalizzare la rabbia delle donne e celebrare la sessualità, ha iniziato a prendere slancio. Grazie a band come Bratmobile, Bikini Kill, Babes in Toyland, 7 Year Bitch, Calamity Jane, Excuse 17 e Heavens to Betsy, i bordi di una scena coesa hanno iniziato a riunirsi nei primi anni ’90.

L’era Riot Grrrl, per quanto di breve durata, fece grandi passi avanti nel movimento femminista. Ha portato a un nuovo modo di pensare, che ha combinato l’arte con la politica e ha soddisfatto le giovani menti del suo pubblico.

Il movimento sopravvive ancora oggi, e le sue influenze possono essere ascoltate in gruppi più recenti come The Regrettes, Childbirth e GRLwood solo per citarne alcuni.

Il movimento ha aperto la strada sia alle ragazze giustamente arrabbiate sia alle femministe in erba per esprimersi con tutto il cuore. Ha permesso loro di sentirsi viste e ascoltate in un mondo che altrimenti raramente le incoraggiava, ed è diventato una forza potenziante che andava oltre la sottocultura.

Pussy Riot

Fino ad arrivare ai giorni nostri con le Pussy Riot tra i primi anni del 2010 a oggi, gruppo di protesta punk femminista russo con membri variabili capitanate da Nadya Tolokonnikova e Masha Alekhina. Rappresentano il femminismo e i diritti LGBT+ e si oppongono al regime di Vladimir Putin e al potere della Chiesa ortodossa russa.

La vendetta delle Punk. di Vivien Goldman

Vi consiglio la lettura il libro La Vendetta delle Punk. Una storia della musica femminista. Da Poly Styrene alle Pussy Riot di Vivien Goldman edito da VoloLibero edizioni, pubblicato a novembre del 2021.

In questo libro la scrittrice non solo analizza l’evoluzione del punk femminile, ma menziona personalità rivoluzionarie come la cantante Grace Jones, che pur essendo pop ha influenzato molto il punk con la sua indipendenza carismatica dal talento immenso.

Non a caso il documentario diretto da Sophie Fiennes dal titolo Grace Jones: Bloodlight and Bami ne celebra proprio quella grinta punk che la contraddistingue.

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