Romaeuropa Festival impegna la propria organizzazione in partnership con la Fondazione Ecosistemi nella direzione della sostenibilità. Ne parliamo con Claudia Cottrer (Marketing e Sviluppo Romaeuropa Festival) e Francesca Abbado (Produzione Romaeuropa Festival).

Come mai la fondazione Romaeuropa ha deciso di rivolgersi all’ambiente?
L’emergenza ambientale e climatica è una sfida urgente che deve essere affrontata anche da parte delle industrie creative e culturali: l’ambiente è alla base di tutto il nostro agire, e prenderne atto è una prerogativa non più rimandabile. È da questa consapevolezza che è nata l’iniziativa Ref Eco-Friendly: Romaeuropa ospita artisti da tutto il mondo, si articola in diversi spazi della città ed è partecipato da migliaia di spettatori, generando un impatto sull’ambiente che ci impegniamo ad individuare e compensare al fianco delle istituzioni partner e del nostro pubblico.

Quali sono i termini della bella iniziativa REf Eco-friendly e a chi è rivolta?
Siamo partiti dall’individuare nel processo produttivo di Romaeuropa piccole azioni e pratiche che consentissero di abbattere il nostro impatto ambientale. Nell’arco delle ultime due edizioni del REf siamo riusciti a sostituire oltre 10.000 bottigliette di plastica con borracce ed erogatori di acqua nei teatri per lo staff e gli artisti e quasi metà dei Km percorsi nei trasporti interni sono stati effettuati per mezzo di vetture ibride.
Per i voli e la mobilità internazionale degli artisti abbiamo proceduto al calcolo della C02 emessa e alla successiva compensazione attraverso il progetto Ossigeno promosso della Regione Lazio, che prevede la piantumazione su tutto il territorio regionale di 6 milioni di nuovi alberi e arbusti autoctoni certificati, uno per ogni abitante della regione. Quest’anno Romaeuropa – interrotto il 25 ottobre per via delle nuove restrizioni legate all’emergenza sanitaria – ha accolto 233 artisti, 44 compagnie di cui 14 dall’estero, e 12.848 spettatori in sicurezza, senza mai perdere di vista gli obiettivi sulla sostenibilità: cinquanta sono i faggi che saranno piantati presso il Castello di Santa Severa.

Quali i partner in gioco?
Una guida fondamentale in termini strategici è assicurata dal tutoring della Fondazione Ecosistemi, società di consulenza ambientale leader in Italia negli acquisti verdi, che ci sta supportando nella scrittura di una policy aziendale relativa all’organizzazione di eventi sostenibili che speriamo possa coinvolgere presto una rete di realtà culturali e artistiche a livello locale e nazionale con cui poter scambiare buone pratiche. L’adesione di Romaeuropa al progetto Ossigeno rappresenta un’iniziativa pilota nell’ambito dell’organizzazione culturale. Preziosi partner sono anche tutti i fornitori che con noi si impegnano nella promozione di processi ed approvvigionamento più sostenibili ed eco friendly (dalla mobilità, al catering, alla tipografia). Non ultimo, lo staff della Fondazione che si dimostra sempre più attento e sensibile alla questione ambientale.

Quale sinergia può essere implementata tra arte ed ecosistemi? L’emergenza covid ha eventualmente accentuato la ricerca di innovazioni in tal senso?
L’emergenza sanitaria ha rimesso in discussione le priorità della nostra esistenza sul pianeta rendendo ancora più centrali gli equilibri tra i vari ecosistemi che lo abitano e lo caratterizzano. Il REf2020 si è aperto il 18 settembre con lo spettacolo Dialoge Roma 2020 – Terra Sacra di Sasha Waltz. Una creazione firmata dalla celebre coreografa tedesca appositamente per il festival come risposta al lockdown, ma attraversata anche dal desiderio di scambio e cura con la natura e i suoi ritmi. La stessa Waltz durante la conferenza stampa di inaugurazione, il 14 settembre, ha affermato «dobbiamo prenderci cura della natura e del clima. Siamo in un punto cruciale. Penso che la nostra sia una terra sacra e nella fase del lockdown anche la riscoperta della natura, per chi ha potuto goderne, è stata strumento di cura».

Questa ultima edizione di Romaeuropa Festival ha operato anche una selezione particolare dei suoi progetti artistici?
Con la direzione generale e artistica di Fabrizio Grifasi e una storia di 35 anni il REf è da sempre un luogo di confronto sulle tematiche più importanti del nostro presente nelle quali rientrano inevitabilmente anche le questioni ambientali. Più volte la natura è stata al centro della creazione di tante artiste e tanti artisti appartenenti ai differenti ambiti disciplinari che caratterizzano il festival. I movimenti di una lumaca, quelli delle lucciole o delle mosche sono stati, ad esempio, al centro di numerose installazioni presentate dalla formazione romana Quiet Ensemble; la presenza del Maestro Sakamoto ha rappresentato negli anni un altro momento di dialogo tra musica, tecnologie e ambiente; la Parata Tiberina degli Inizi di Andreco (proposta da Romaeuropa per la Festa di Roma 2019/2020 promossa da Roma Capitale) ha rappresentato un omaggio al Tevere e allo stesso tempo una denuncia all’inquinamento delle sue acque. Durante questa edizione del Festival, il regista Filippo Andreatta si è concentrato sulla noncuranza dell’uomo nei confronti della natura raccontando la tragedia alpina di Stava e ancora, nella performance Rompere il Ghiaccio, sulla labile idea di confine a partire dallo scioglimento del ghiacciaio Grafferner, linea di demarcazione tra Italia ed Austria. Le questioni ambientali sembrano infine essere al centro della creatività dei più giovani. Pensiamo al duo Under35 Secteur InVerso che nel loro Ça ne résonne pas / Ça résonne trop si chiedono «come non soccombere alla disperazione interiore che sorge e ci mette di fronte alla catastrofe ecologica presente e futura?» o, tornando all’edizione 2019 del REf, agli studenti della RUFA che nell’installazione digitale De_Migration hanno costruito un ambiente immersivo generato dai dati dei flussi migratori degli animali condizionati dall’espansione umana.

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