Il blogger più controcorrente della storia cinese fu costretto a chiudere: raccontava la verità e contrastava il regime.

Orientato ad una forte contestazione e rilettura della storia contemporanea, Ai Weiwei è uno dei più interessanti esponenti della cultura cinese di cui espatria consapevolezze, certezze, incertezze e trasformazioni. Artista completo in grado di orientarsi in ambiti diversi, è presente a Roma con una mostra che racconta i grandi drammi dell’età contemporanea presso Galleria Continua.

Nei suoi vasi che riproducono le logiche decorative della più alta tradizione della porcellana cinese, Weiwei dipinge bombe, carri armati, persone che fuggono dalla guerra, braccia mutile e corpi infranti tra le illogicità dei tempi moderni.

Una forte denuncia alla violenza che eterna se stessa nel reportage artistico che l’autore riproduce, gridando ad alta voce il forte dissenso che gli scolora il senso di una vita presente.

Ma anche naufraghi su quei vasi, e migranti, e corpi risucchiati dalle onde, e corpi non più esistenti: visioni di una cronaca tutta occidentale, da Mare Nostrum insomma, che potremmo richiamare solo con le parole della poesia di Erri De Luca Mare nostro che non sei nei cieli.

Salutato dalla rivista Art Review nel 2011 come l’artista più influente del mondo, Weiwei aveva già trattato temi riguardanti la fuga di migranti dalla guerra. È il caso di Safe Passage, la mostra che allestisce sulle sei colonne del Konzerthaus Berlin, in cui affastella migliaia di giubbotti di salvataggio arancioni recuperati da lui stesso sull’Isola di Lesbo per stimolare le coscienze a non dimenticare i morti disseminati nei fondali.

Sempre a Berlino e con lo stesso intento, chiede ai partecipanti di una cena di gala al Festival del Cinema di posare in una foto ricordo in cui ognuno avvolge i propri eleganti abiti con coperte termiche.

Sullo stesso tema Reframe, l’installazione tutta italiana pensata per Palazzo Strozzi di Firenze, in cui reinventa la facciata del monumento disponendo sulla cornice delle finestre una serie di gommoni di salvataggio arancioni.

Da astuto contestatore di una società presente, Weiwei non entra sempre nei musei, ma allestisce le sue opere oltre lo spazio concettuale, introducendo una visione meta-museale dell’arte, fortemente orientata a mostrare se stessa ben oltre i muri della chiusura accademica.

Weiwei è un controcorrente e raffigura personaggi famosi sì, ma scomodi perché la restituzione che dà della loro biografia è fortemente controversa.

Dante e la sua condanna per frode, falsità, baratteria, estorsioni (in contumacia); Galileo e lo scampato pericolo di una morte in nome di una indiscussa libertà di pensiero; Girolamo Savonarola e la disputa contro la corruzione dei costumi fiorentini che gli assicurarono il rogo; Filippo Strozzi infine, mal sopportato dai potentissimi Medici.

Weiwei realizza questi soggetti utilizzando migliaia di mattoncini Lego: perché? Perché rappresentano un’arte democratica, pensa. I ritratti esposti a Galleria Continua di Roma si inseriscono in un progetto ben più ampio pensato per la fortezza di Alcatraz a San Francisco in cui l’artista mette in mostra 176 immagini di dissidenti politici realizzati con più di un milione di Lego.

Amnesty International contribuisce all’identificazione dei personaggi scomodi tra cui figurano anche Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi. Nel 2015 chiede alla Lego l’approvvigionamento di nuovi mattoncini, ma l’azienda rifiuta perché le logiche political correct che la sottendono non consentono alla stessa di entrare a far parte di contestazioni politiche.

È da allora che i suoi fan cominciano a fargli recapitare i tanto pericolosi Lego ed è da allora che l’azienda desiste e accetta che i mattoncini vengano spediti a chiunque li richieda, temendo danni di immagine e ripercussioni. I ritratti esposti a Galleria Continua sono del 2016: ogni mattoncino è un grido di libertà.

Infine, sempre in esposizione, Set of Spouts una serie di beccucci di teiera disposti su un plateau di ceramica che altro non sono che le voci scomode dell’artista.

Ai Weiwei, Pechino, classe 1957, è cofondatore nel Paese di mezzo del gruppo di intellettuali STARS che aprì i confini della Grande Muraglia all’arte moderna realizzando la loro prima mostra sui marciapiedi della China Art Gallery di Pechino, ritenuta subito illegale e chiusa il giorno successivo.

E’ musicista, paroliere, giocatore d’azzardo, architetto – sua la consulenza alla progettazione dello Stadio di Pechino in occasione dei Giochi Olimpici – ma è stato un blogger senza precedenti.

Figlio del poeta Ai Qing che riconobbe se stesso come Bandito e poeta (titolo di una sua poesia), coltivava insieme al padre il sogno contro il disordine e l’ingiustizia.

Iniziato alla scrittura sul blog già dall’inizio del 2006, ospitato dal noto canale sina.com, cominciò a trattare qualsiasi argomento, finché non documentò il proprio dissenso sul governo del Paese. Le contestazioni risultarono più incisive dopo il terremoto del 2008 a Sichuan (magnitudo 8.0 Scala Richter) che provocò settantamila vittime, tra cui bambini morti sotto le macerie delle scuole, “come se fossero di tofu”.

A seguito della mancata volontà del governo di dichiarare il numero e i nomi degli studenti uccisi, Weiwei lanciò una campagna online denominata Citizens’ Investigation e nel 2009 pubblicò la lista dei nomi dei bambini.

Il blog venne oscurato, ma oggi insieme ad altri articoli dissidenti è contenuto in un libro che ne raccoglie circa 2700.

Nel 2011, come se non bastasse, venne arrestato: al rilascio gli fu impedito di pubblicare online e fare dichiarazioni alla stampa, le sue opere vennero rimosse dai musei e il suo nome eraso dai motori di ricerca, questa sì una damnatio memoriae ante litteram. E’ per questo che non bisogna mancare l’appuntamento con Galleria Continua.

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