In questi giorni Iva Zanicchi ha raccontato al Corriere della Sera di fare ancora sesso con suo marito alla veneranda età di 82 anni. Molti hanno gioito, pregustando anche per sé le gioie che credevano andassero perdute per sempre con l’avanzare degli anni, altri si sono schifati e disgustati di fronte a tale rivelazione.

Una rapida panoramica dei commenti pubblicati su FB mostra il disgusto prevalentemente femminile, le donne si esprimono così: “Mi piacevi prima ora stai diventando troppo sbocacciata, sono cose private tienile per te pensa a cantare”ma come si fa a 80anni passati a fare certe dichiarazioni?… mamma mia… che schifo…”“che donna vergognosa 🤮🤮

Schifo e vergogna, quindi, se una donna anziana ammette pubblicamente di fare sesso. Come se ci fosse un’età giusta per fare sesso e per parlarne ( qualche commento era disgustato più per la dichiarazione che per il fatto in sé… si fa ma non si dice).

Non ho l’età?!

E se Gigliola Cinquetti cantava di non avere ancora l’età a 16 anni, Iva Zanicchi a 82 l’età giusta non ce l’ha più: dove comincia e dove finisce il periodo della vita giusto per il sesso?

I confini culturali e sociali che vengono imposti alla questione variano a seconda del livello di istruzione, dell’estrazione sociale, dell’educazione, dell’orientamento politico di chi risponde e del genere a cui ci si sta riferendo (in materia sessuale i maschi non si comportano mai come le femmine).

Quindi in generale i momenti giusti per cominciare  sono legati al sentirsi pronti, all’incontro con l’anima gemella, alla necessità di soddisfare gli istinti, alla consapevolezza personale, alla sperimentazione, e quelli giusti per terminare sono squisitamente femminili, legati alla perdita del desiderio, alla fine dell’età fertile.

 In tutti questi casi per sesso si intende rapporto sessuale penetrativo, ancor meglio se tra un uomo e una donna. Ma il sesso è qualcosa di molto più ampio.

La vita sessuale è indipendente dall’età

La scienza infatti ci racconta che la nostra sessualità (del genere umano) nasce con noi e muore con noi, è potenzialmente attiva da quando un bambino è nell’utero materno e, finchè quell’essere umano vive, la sua sessualità vive in virtù di quel corpo, di quella sensibilità e di quella mente che l’essere umano porta con sé.

A questo punto immagino la faccia inorridita della donna che ha suggerito a Iva Zanicchi di pensare a cantare, perché immagino il fumetto sopra la sua testa… se la sessualità nasce con noi… allora anche i bambini… i bambini piccoli…

Sì signora, anche i bambini piccoli, piccolissimi direi. 

La sessualità inizia dal feto. Il feto sente e gode degli stimoli piacevoli che riceve, vi risparmio tutte le ricerche fatte sull’impatto della musica ascoltata dentro la pancia della mamma e sui suoi effetti che durano negli anni a venire, ma vi conduco per mano verso le scoperte del dott. Freud che definiva il bambino un perverso polimorfo, se la parola perverso titilla le vostre coscienze, sappiate che per Freud essa non ha alcun valore negativo, ma si riferisce alla ricerca del piacere senza alcuna finalità riproduttiva (che è ciò che fa la stragrande maggioranza della popolazione da millenni).

La vita sessuale del bambino continua con l’esplorazione delle zone erogene, proprie e degli altri e con la ricerca del godimento senza alcun significato malizioso o sessuale (nell’accezione con cui gli adulti pensano alla sessualità), ma con lo stesso gusto e obiettivo con cui ognuno di noi mangia il proprio gelato preferito.

Il piacere per il piacere, fine a sé stesso, mirato all’attivazione di un circolo virtuoso che produce benessere e salute al nostro intero organismo e di conseguenza alla nostra vita.

I bambini non lo sanno quanto fa bene quella esplorazione, ma lo sperimentano in continuazione se gliene viene data la possibilità. 

A tal proposito l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che la sessualità infantile è molto più ampia di quella di un adulto medio e può essere considerata come un aspetto dello sviluppo della sensualità, che fa parte dello sviluppo psicologico, sociale e biologico” (da Standard per l’educazione sessuale in Europa a cura dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BZgA, Colonia 2010).

Di fronte a una tale affermazione la domanda su quale sia il periodo della vita giusto per il sesso decade totalmente, ogni periodo è giusto per il sesso, ad una condizione: che ciò che si fa sia adeguato allo sviluppo e al desiderio della persona. E questa è l’unica garanzia perchè il sesso sia davvero gioioso e soddisfacente per tutta la vita.

Il lavoro, l’impegno, perché questo accada può (e deve) iniziare molto presto, parlandone con i bambini quando sono molto piccoli, quando gioiscono toccandosi o fanno domande imbarazzanti, o sono curiosi dei corpi degli altri, si può (e si deve) parlare di sesso con i bambini, con chiarezza, semplicità e rigore scientifico.

Siamo abituati a considerarli troppo piccoli per una serie di argomenti, e quindi parlandogli del corpo insegniamo loro che un piede si chiama piede, una mano si chiama mano e una vulva si chiama patatina (o rosellina, o…scegliete voi il nomignolo con cui l’avete chiamata), o addirittura non si chiama… perché si ha vergogna di farlo; rispondiamo alla domanda: ”come nascono i bambini?” in tanti modi creativi (dal ricorso alle cicogne fino al più scientificamente corretto semino del papà che entra dentro alla mamma) e nella maggior parte dei casi omettiamo il protagonista principale della faccenda: il piacere.

Ancora oggi ai bambini non si parla del piacere legato alla sessualità, che è invece l’unica sensazione che loro sperimentano concretamente, scevra dei molteplici significati che noi adulti le appiccichiamo. Si aspetta l’età giusta, e molti genitori sperano che sia la persona giusta a farlo (e spesso non si inseriscono nella lista dei candidati papabili).

Visto che attualmente nel nostro paese non esiste una rete di servizi che si dedichi all’educazione sessuale dei più giovani, si rischia di alimentare una mostruosa ignoranza, insieme a tante sofferenze inutili e inutili discriminazioni.

L’età giusta è sempre, è ora, senza vergogna.

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