Perché mettere al plurale la parola femminismo? Perché le traiettorie di vita, di pensiero, di creatività artistica e sociale delle donne sono e sono sempre state varie e diverse; si tratta di liberarle dalle categorie in cui sono state compresse e a volte deformate, immagini femminili ideali elaborate dal pensiero maschile e canonizzate nei secoli, o farle riemergere dalla marginalità in cui sono state relegate.

È questa la mission che si è data Uniche ma plurali, l’organizzazione di volontariato nonché casa editrice di cui oggi ospitiamo quattro componenti per darci un assaggio – ovviamente a più voci – di alcuni dei temi approfonditi nel loro blog Femminismi.

Sì parla di teoria, perché per uscire dalle gabbie concettuali bisogna capire come sono fatte: di come l’educazione ci orienta fin da bambin3 per inserirci nei ruoli e nei percorsi considerati appropriati a ciascun genere, o di come diverse forme di discriminazione possono sovrapporsi e intrecciarsi nel determinare il privilegio o l’emarginazione sociale di un individuo.

Donne, storie narrate, storie reali o immaginarie

Si parla di come le donne sono state narrate, o si sono narrate: storie reali – per esempio quelle delle sante, arrivate a noi come santini quando in realtà erano visionarie potenti, costruttrici di comunità, contestatrici delle gerarchie – o storie immaginarie in forma di fiabe o di fiction, che ad oggi raccontano fin troppo di rivalità e troppo poco di sorellanza.

Si parla naturalmente anche di vita reale, dei pregiudizi e dei tabù che ancora limitano le possibilità di vivere, pensarsi e narrarsi di tante donne, ma anche di altre identità diverse (leggi: diverse dal paradigma del maschio bianco etero, normodotato e possibilmente benestante).

Decostruire i pregiudizi – non solo quelli sulle donne – e gli schemi di pensiero che ce li fanno sembrare naturali, è il primo passo necessario per liberare in tutta la loro forza e originalità le voci marginalizzate o normalizzate. Un lavoro, quello portato avanti dalle donne di Uniche ma plurali, che non è prezioso solo per le donne: è la costruzione di fondamenta culturali per una società rispettosa delle unicità, e perciò veramente plurale.

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