Lisetta Carmi, la donna che ha riscritto 2 volte la sua vita
A Palazzo Ducale di Genova fino al 30 marzo, la mostra su Lisetta Carmi, la fotografa disturbante che negli anni '70 ha dato voce agli ultimi.

A Palazzo Ducale di Genova fino al 30 marzo, la mostra su Lisetta Carmi, la fotografa disturbante che negli anni '70 ha dato voce agli ultimi.
I rewriters sono i riscrittori dell’immaginario, capaci di riscrivere un mondo migliore in cui vivere, partendo dalle parole, dai pensieri e dall’immaginario personale e collettivo. Ecco perché la testata Rewriters dedica spazio ad una delle più interessanti riscrittrici del nostro tempo, Lisetta Carmi.
A lei è dedicata una mostra fotografica al Palazzo Ducale di Genova che durerà fino al 30 marzo prossimo. La mostra, intitolata Lisetta Carmi, molto vicino, incredibilmente lontano, svela la capacità della fotografa genovese di raccontare sempre la verità documentando vite diverse: con coraggio, estro creativo ed empatia.
Cosa fa di questa artista un personaggio da raccontare, soprattutto ai giovani? Sicuramente la sua fiducia in se stessa come donna e come artista, che non la farà mai arrendere, neanche davanti alle situazioni più difficili. E poi il suo sguardo, capace di penetrare le apparenze, e raccontare, attraverso la macchina fotografica, la verità nuda e cruda che si cela agli occhi distratti.
Lisetta Carmi nasce nel 1924 a Genova da una famiglia ebrea borghese. La sua identità la metterà a confronto, ancora ragazzina, con le leggi razziali fasciste che la escludono dal liceo che frequenta, isolandola da tutti i suoi amici. Rifiutata dalla scuola pubblica, si dedica al pianoforte, unica attività che le è consentito continuare a svolgere, ricevendo le lezioni dal compositore Ferruccio Busoni.
Questo farà di lei una pianista talentuosa, dalla tecnica impeccabile, che le permetterà di costruirsi una carriera di concertista, intraprendendo lunghe tournée in Svizzera, Italia e Israele.
Nel 1960 decide di partecipare a una manifestazione di protesta contro il sesto congresso del Movimento Sociale Italiano. Ma il suo maestro tenta di dissuaderla, spiegandole che potrebbero esserci delle violenze nelle quali potrebbe restare ferita alle mani, un rischio troppo grande per una pianista così virtuosa. Posta davanti a questo bivio, ovvero scegliere tra la sua carriera di successo e la lotta per i diritti, Lisetta Carmi risponde che se le sue mani erano più importanti del resto dell’umanità avrebbe smesso di suonare il pianoforte.
E così accade. Abbandona il pianoforte, compiendo una scelta rischiosa, per nulla egocentrica, totalmente volta verso l’umanità. Lisetta Carmi preferisce essere cittadina del mondo, una combattente come gli altri per i diritti e le libertà, piuttosto che un’artista membro di una élite di privilegiati.
E reinventa la sua vita: durante un viaggio con il suo amico musicologo Leo Levi, che vuole registrare i canti delle comunità ebraiche del sud Italia, compra una macchina fotografia e scopre il suo talento nel fotografare la verità.
E così, dopo essere stata una brillante pianista, diventa una fotografa dal taglio inusuale e profondo, capace di fare emergere dalle sue foto la vera condizione umana. Dunque parte per una serie di reportage in giro per il mondo, tra Venezuela, India, Israele, Irlanda, Afghanistan.
Ma racconta anche la sua Genova, muovendosi tra i camalli del porto, come erano chiamati gli scaricatori e i facchini della città, e i travestiti degli anni ’70, che fino ad allora forse nessuno ancora aveva avuto l’ardire di fotografare in modo così schietto e sincero, per raccontarne la quotidianità e le conflittualità.
La mostra del Palazzo Ducale di Genova è capace di presentare la straordinaria forza di questa artista, che sceglie di percorrere strade diverse pur di non rinnegare né se stessa né l’umanità che sente di amare.
Attraverso le sue foto leggiamo tutti i racconti che la fotografa genovese è capace di fare, in bianco e nero o a colori, per fare emergere i sentimenti, la sofferenza, le contraddizioni, gli affanni degli esseri umani.
La mostra segue una sorta di mappa geografica e parte da vicino, raccontando la Sardegna, la Puglia e la Sicilia attraverso lucidi scatti in bianco e nero che scavano tra i volti degli abitanti di isolati territori, poi va in Venezuela, per esporre i graffiti di denuncia e protesta, e continua con le immagini di altri territori lontani come l’India, il Marocco, il Messico, Gaza.
Molto interessanti e toccanti sono le immagini della comunità di travestiti, che Lisetta Carmi frequentò e fotografò nel ghetto ebraico di Genova: in queste foto, inizialmente in bianco e nero e poi a colori, la crudezza dei contrasti mette in risalto l’asprezza di quel contesto sociale così difficile per quei tempi. Le foto, giudicate scandalose, furono raccolte in un libro che venne pubblicato in tremila copie che i canali ufficiali rifiutarono di vendere, perché ritenute indecenti e immorali.
Lisetta Carmi riscriverà se stessa per una terza volta, quando, durante uno dei suoi viaggi in Oriente, incontrerà il maestro yogi indiano Babaji Herakhan Baba, il Mahavatar dell’Himalaya. Resterà talmente sedotta dai suoi insegnamenti, che deciderà di cambiare vita ancora una volta. Ritirata in un trullo in Puglia, vivrà il resto dei suoi giorni dedicandosi esclusivamente alla meditazione.
Nel 2010 il regista Daniele Segre ha girato un film dedicato alla sua vita, dal titolo Lisetta Carmi, un’anima in cammino, presentato nel 2010 alla 67ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
La mostra di Palazzo Ducale, che resterà aperta fino al 30 marzo, è curata da Giovanni Battista Martini, responsabile dell’archivio Lisetta Carmi, e da Ilaria Bonacossa, curatrice di arte contemporanea e direttrice del Palazzo Ducale di Genova.
Dove: Palazzo Ducale – Sottoporticato, Genova, Piazza Matteotti, 9
Quando: da martedì a domenica 10.00 – 19.00
Biglietti comprensivi di audioguida
€ 14,00 Open intero – € 12,00 Open ridotto
€ 12,00 intero – € 10,00 ridotto