Lo stile di vita, il primo modo per stare bene
Stile di vita. Il libro "Da animali a dei", mi ha permesso di comprendere anche cosa ci sta facendo ammalare sempre più come specie.

Stile di vita. Il libro "Da animali a dei", mi ha permesso di comprendere anche cosa ci sta facendo ammalare sempre più come specie.
La domanda che ho cominciato a pormi sempre più di frequente negli ultimi anni è stata:
“Come abbiamo fatto a sopravvivere per 250.000 anni senza antibiotici, ospedali, frigoriferi, condizionatori, antidepressivi, bibite energetiche, cereali per la colazione e gelato?” e non solo a sopravvivere ma anche a prosperare?
La risposta è arrivata da delle letture illuminanti come Sapiens. Da animali a dei (Bompiani) di
Yuval Noah Harari che mi hanno permesso di comprendere anche cosa ci sta facendo ammalare sempre più come specie.
La risposta viene dallo stile di vita, che comprende, in particolare, il modo in cui ci si muove, cosa si mangia, come ci si relaziona, quali ritmi si seguono. Se compariamo lo stile di vita attuale (in cui siamo immersi da circa 10.000 anni ma in modo sempre più pervasivo dagli ultimi 150 anni circa) con quello originario (con il quale, da “Homo sapiens” abbiamo vissuto per 250.000 anni circa) notiamo che le differenze di movimento, cibo, ritmi, socializzazione, sono molto forti e portano a cambiamenti significativi.
E’ un discorso lungo al quale ho dedicato un intero libro ma a cui tengo molto e che voglio riprendere anche in questo blog: nello stile di vita attuale ci muoviamo molto meno e allo stesso tempo a volte in modo troppo forzato, abbiamo grande facilità a trovare cibo pronto ma di scarsissima qualità e troppo carico di zuccheri rispetto a quello dei nostri antenati, possiamo vivere anche la notte grazie all’illuminazione artificiale ma ciò scombussola i ritmi della nostra biologia, siamo in grado di socializzare con enormi quantità di persone ma a scapito della connessione reale, corporea, profonda che il nostro essere umani brama così ardentemente.
Si dice spesso che sia dovuto al fatto che si è allungata la durata media di vita infatti siamo stati abituati a pensare che l’invecchiamento debba portare malattia ma è una narrazione che non tiene conto della fisiologia umana che è in grado di rigenerare (anche il cervello!) fino a tarda età (vi consiglio il libro Longevità. Perché invecchiamo e perché non dobbiamo farlo) purché si tenga conto dei fattori protettivi di movimento, alimentazione, ritmi, socializzazione (quest’ultima probabilmente la più preziosa tra tutte). Sta aumentando sempre più la frequenza di tumori, depressione, malattie metaboliche anche tra i giovanissimi e non è un caso purtroppo.
Come specie siamo adattati a rispondere agli stress acuti di un contesto difficile come è stato quello in cui siamo stati immersi per gran parte della nostra vita come ominidi su questo pianeta e il nostro sistema attacco-fuga è molto ben organizzato per questo. Ma questo stesso sistema attacco-fuga risponde male allo stress cronico, quello di entità magari minore, dopotutto non ci aspettiamo l’attacco di un predatore, ma che, se continuo, può alterare la risposta del nostro sistema immunitario e la regolazione ormonale.
Pensate al nostro stile di vita attuale e agli stressori che porta: esterni (inquinamento, rumori, luci artificiali, disturbatori endocrini, onde elettromagnetiche) e interni (ansia da prestazione, disconnessione dagli altri e da sé stess@, mancanza di relazioni profonde, bisogno di continua competitività).
Tutto questo, associato a alimentazione povera di nutrienti ma ricca di zuccheri, scarso movimento di tipo primale, ritmi circadiani alterati, socializzazione sempre più virtuale (Il capitalismo della sorveglianza), uso smodato di farmaci, nascita disturbata e mancanza di connessione con il “tutto” che ci circonda sta rovinando la salute dell’essere umano. Possiamo farci qualcosa? Assolutamente sì, innanzitutto partendo da noi stess@.
Esistono numerosi studi che ci confermano che riattivare alcune sane abitudini ancestrali di movimento, alimentazione, ritmi, uscire un po’ dalla zona di confort, riconnettersi a sé stess@ e alla Natura può essere, non solo una preziosa prevenzione, ma anche una vera e propria terapia. Ne parlerò ancora e più in dettaglio prossimamente per raccontarvi alcuni “trucchi” da poter mettere in pratica nel quotidiano.