Lorenzo Balducci, Allegro, non troppo ti ha impegnato in una riscrittura personale di identità, a quanto raccontano Lamberti e Pechini, autori del progetto: quanto e come ti sei messo in gioco? Credo di essermi messo in gioco come mai mi era successo prima. Mi è capitato in questi anni di confrontarmi con prove attoriali impegnative, rischiose e oggettivamente difficili, ma in questo caso… è semplicemente più difficile. Perché c’è un aspetto personale ed intimo che io porto sul palcoscenico. Racconto momenti, fatti e stati d’animo della mia vita, senza filtri, che ancora adesso mi risulta difficile pensare di condividerli con il pubblico. Ma lo faccio perché è un reale desiderio comunicare determinati aspetti di me, non un obbligo o una forzatura. E’ un gesto necessario, in questo momento della mia vita, su quel palco. 

In un paese dove il Parlamento stesso esulta di grida belluine alla negazione dei diritti elementari di esseri umani, quanto può fare l’arte? E, in tal senso, la riflessione resta appannaggio raro di una piccola élite colta?
Quando vedo quello che succede in Parlamento il mio senso di fiducia nel genere umano e nell’idea di un futuro più inclusivo, crolla, improvvisamente. Poi passa un tempo e riacquisto la speranza, la voglia di lottare, perché alla fine si tratta di una lotta quotidiana, costante. L’arte ha un ruolo importante, il suo contributo è necessario, è deve parlare a chiunque. In questo senso, a volte, si ha la sensazione che la sensibilizzazione a certi temi arrivi solo ad una piccola élite colta. In parte è vero, ed è fondamentale che l’educazione al rispetto, all’amore, alla solidarietà si trasformi in uno strumento artistico capace di parlare a chiunque. In questo la scuola ricopre un ruolo chiave, ancor più delle famiglie stesse. Educare all’arte nelle scuole, educare alla diversità, alla bellezza delle differenze tra gli esseri umani è una conquista enorme per una società inclusiva.

Ancora oggi si narra di una Hollywood così fobica che persino personaggi come Rupert Everett hanno nicchiato ad esporsi, per paura di perdere le attenzioni del suo pubblico femminile, quale è la tua esperienza nel panorama italiano invece?
Malgrado io abbia fatto coming out ormai quasi 10 anni fa, non ho una reale percezione della mia esperienza all’interno del mio percorso artistico. Non ho mai subito attacchi omofobi di alcun tipo sul lavoro. Che io sappia, chiaramente. Non posso sapere cosa sia stato detto o fatto a riguardo. A distanza di così tanto tempo non mi interessa neanche. Io vado avanti, senza farmi troppi problemi. Artisticamente parlando io posso mostrare diverse personalità, diverse realtà, non sono un’etichetta, non sono una cosa sola. Sono un’infinità gamma di possibilità, o almeno ci provo. 

Lorenzo Balducci ha anche un ampio e meritato pubblico grazie alle sue esilaranti pillole web: quanto un mezzo di così assoluta libertà aiuta a confluire in progetti mainstream e quanto invece resta un valido godimento di per sé?
I miei video sono la mia terapia, la mia medicina, il mio hobby, la mia grande passione, e se devo essere sincero mi rappresentano più di ogni altra cosa io abbia fatto fino ad oggi. Perché sono delle mie piccole creazioni. Nascono nella mia mente e li trasformo in realtà grazie anche all’aiuto di amici straordinari e artisti incredibili. Paola Michelini è ormai la mia musa, mi sopporta da tempo ed incarna in tutto e per tutto la mia idea di comicità: cinica, graffiante, surreale, grottesca.

Io credo che oggi ci sia contatto diretto tra una realtà web e il mainstream. Non è facile, non è immediato, non è scontato che accada, ma io so che in qualche modo può aiutare un artista a crescere e raggiungere obiettivi più grandi. Io nei miei video faccio tutto quello che avrei voluto fare come attore in un film. Mi creo da solo questi surreali universi paralleli.

Su cosa si fonda la tua storica collaborazione con Lamberti, da dove venite insieme, come avete vissuto questa prima parte di tournée di Allegro, non troppo e dove andrete?
Io e Mariano ci conosciamo dal 2011, anno in cui abbiamo girato il suo film ‘Good as you’, fu un’esperienza bellissima. Da allora siamo sempre rimasti in contatto. Con ‘Allegro, non troppo’ il nostro connubio artistico e la nostra amicizia hanno fatto un ulteriore salto. E’ stato un viaggio lungo, anche faticoso, le prove sono durate mesi e mesi perché per colpa del Covid lo spettacolo è stato rimandato sei volte. La prima a Milano è stata davvero emozionante. Poi siamo stati a Bologna, Palermo, e adesso Roma. Abbiamo formato una bella squadra, la cosa bella è che ci divertiamo molto insieme, e questo ha aiutato tantissimo il processo di creazione del ‘personaggio’ della stand up. Al momento Mariano sta scrivendo un nuovo progetto per il Cinema con Riccardo Pechini, la mente geniale di ‘Allegro, non troppo’. E’ un progetto che speriamo di realizzare l’anno prossimo. Una storia fortemente drammatica; l’altra faccia di ‘Allegro, non troppo’. 

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