“Mantieni il bacio”, in un libro la testimonianza come luogo di futuro
Il bacio è il luogo di resistenza dell'amore perché non è solo un atto fisico, ma incontro della lingua e della storia dell'altro.
Il bacio è il luogo di resistenza dell'amore perché non è solo un atto fisico, ma incontro della lingua e della storia dell'altro.
L’anno 2023 credo sia finito con notizie sconcertanti sotto tutti i fronti. La parola femminicidio eletta a vocabolo dell’anno: giovani donne uccise, guerre, politiche irrazionali e un pensiero fascista che dilaga in ogni anfratto della nostra mentalità. La parola amore sembra poter apparire esclusa dai nostri dizionari e peggio ancora dagli universi interiori che ci animano; tuttavia, credo ci sia ancora speranza; è un libro di Massimo Recalcati a spingermi a pensare questo: Mantieni il bacio. Brevi lezioni sull’amore.
Dell’amore non si dovrebbe parlare o, quanto meno, solo i poeti dovrebbero poterlo fare. Perché non è forse la poesia quel luogo, l’unico, in cui nome e cosa coincidono?
Eppure, è proprio di parole d’amore ci di cui più abbisogna la nostra epoca. Non dell’amore da rotocalchi, non di quello che si frange al primo soffio di vento. Ma di quell’amore che si conserva: tieni questa posizione per quanto essa sia complessa, scomoda e poco confortevole ovvero mantieni il bacio.
Ricordate il film Pretty Woman: una giovanissima Julia Roberts interpreta una prostituta e dice a un seducente Richard Gere
“faccio tutto tranne baciare sulla bocca”.
Nelle pagine del testo di Recalcati, che fluiscono non come banale celebrazione dell’amore ma come e vera problematizzazione della sua natura, della sua complessa profondità, del suo pericoloso farsi fiamma che arde per spegnersi o peggio ancora potersi far fuoco per distruggere, viene svelato il segreto dell’amore che dura, della potenza e della sua forza. Di un amore che non solo è passione, ma è anche bene.
C’è una poesia che Catullo dedica alla sua Lesbia dopo aver scoperto un suo tradimento, scrive l’autore latino:
“ti amo di più ma ti voglio meno bene”.
Il poeta qui intende sottolineare come la passione arda come prima e forse più di prima in lui, ma come il non aver mantenuto la promessa del bacio lo abbiano obbligato ad amare meno la sua persona, Lesbia per Lesbia, non per il desiderio che Catullo provava, ma per quello che lei era. Catullo voleva più che mai la lingua di Lesbia, tuttavia non desiderava più la sua storia, la storia che quella lingua narrava.
Il bacio è simbolo di un amore che incontra costantemente la lingua dell’altro. Una lingua non solo corporea ma simbolica: dalla realtà della carne al simbolo del pensiero. Dall’amare un corpo all’amare una storia, una vita, una narrazione.
Mantenere la posizione del bacio è qualcosa di tutto tranne che di statico, di stabile, di noioso perché significa rimanere all’interno della lingua dell’altro, del suo linguaggio, di quelle parole pronte ad evolversi in qualunque istante; indica anche comprendere i sottili cambiamenti di un individuo, la sua evoluzione sentimentale, intellettuale, il suo essere adulto e a volte bambino, il suo saper prendersi cura e il suo desiderio di cure, accettare che la passione possa, in alcuni momenti, tramutarsi in gelo. Inaugurare una danza, insomma, in cui nulla è uguale a sé stesso, in cui tutto è in continua evoluzione, eppure, mantenere posizione, mantenere il bacio.
Il bacio diviene così gesto di cura assoluta che è in grado di avere una forza e una potenza che nessun altro gesto di amore conosce.
Molto più semplice è passare da una lingua all’altra senza mai dover approfondire, senza percepire la pesantezza dei discorsi, senza farsi invadere dalla storia dell’altro necessariamente crivellato dalle parole del suo passato, di chi lo ha parlato prima che imparasse a parlare autonomamente di sé. Perché dentro ogni vita c’è nascosto un trauma, un buco nero dal quale il soggetto viene risucchiato prima di essere presente a sé stesso, ed è quel vortice che a volte ci obbliga dentro a circuiti di dolore, che ci allontanano dall’amore. Ma chi ama, chi mantiene il bacio, deve saper rimanere lì. Fermo nella posizione di sempre, pronto e capace di accogliere anche una lingua che non sempre riconosce proprio perché, a volte, siamo noi stessi i primi a non riconoscerci.
Mantenersi nell’amore è quindi un’arte, come direbbe Schopenhauer, un esercizio ascetico, nel quale riscoprendo l’altro si rintraccia anche se stessi, le proprie forze e i propri limiti.
Mi rendo conto che queste parole fanno a pugni con quelle che sono le istanze che spopolano nella nostra epoca: l’introflessione individualista sembra l’unica strada per la felicità e il vero amore pare cedere a una strana forma narcisistica di contemplazione e adorazione del sé.
Nelle sue lezioni sull’amore Recalcati svela essere cultore di una tradizione che include autori come Lévinas, Sartre, Freud, Lacan, i testi biblici, i classici greci e molto altro, tuttavia, l’abilità fondamentale del filosofo e psicoterapeuta è di trasformare la conoscenza in saggezza e quindi in pane quotidiano, affinché le parole e i pensieri degli altri nutrano anche il nostro percorso di vita.
Non nascondo di provare una grande ammirazione per Recalcati, pur non condividendo in tutto e per tutto le sue teorie, ma vi riconosco la grandezza di un pensatore che è in grado di dissolvere il muro della teoria per incontrare la vita. È questo che gli permette di scavalcare quella strana formulazione che in parte poco mi convince dell’educazione sentimentale e parlare di testimonianza.
Troppe parole crivellano i nostri corpi, troppi saggi insegnamenti, quando il vero vocabolo – e forse questa è una forza che neppure Recalcati riconosce al suo pensiero – non è l’esaltazione del verbo, ma dell’azione. La grandezza dei suoi testi si spalanca proprio quando l’uomo e non lo studioso è capace di darci testimonianza della sua vita, comprendendo che non è una sterile formulazione educativa a far comprendere la forza e la grandezza di una esistenza, ma la testimonianza che dietro ad essa si cela. Questo è il grande magistero di Massimo Recalcati, questo è l’antidoto al vuoto d’amore, di figure di riferimento, di ideali in cui barcolla la nostra epoca: testimoniare qualcosa attraverso le proprie azioni.
Ecco che il ricordo non è statico passato inerte divenendo invece potenza formativa, re-interpretazione di un mondo e della realtà, ma anche bussola per la propria vita: poter tornare a ricordare un padre che si cura del suo giardino e lo fa con amore, di una madre che disinfetta la nostra ferita al ginocchio o che amava leggere Jene Austen, di una professoressa che con una frase ci ha fatto credere in noi stessi. Comprendere l’importanza della testimonianza significa avere consapevolezza del fatto che in ogni istante della nostra vita possiamo fare la differenza per l’altro. Testimoniare è vivere la propria vita nella cura e per questo mantenere l’amore.
In ogni momento un amore piò essere salvato, mantenere posizione: mantenere il bacio.
Questa è la testimonianza.
Non buttare via i baci. Mantenere il bacio per poter mantenere vivo l’amore per l’altro.
Nella sua completezza, nella sua complessità.