La differenza tra relazioni omosessuali e eterosessuali la conosciamo tutti, e si basa sull’evidenza: sono donna e amo una donna (relazione omosessuale) vs sono donna e amo un uomo (relazione eterosessuale). L’ABC, dai.

Questa classificazione dipende dalla scelta sessuale. Ma, ovviamente, in una relazione affettiva, non è solo il corpo ad essere erotizzato, ma il ménage stesso, il rapporto. Se dunque parliamo dei modelli affettivi in un ménage, a determinare se stiamo in una relazione omo o etero non sarà più la scelta di un corpo uguale al mio (ὁμός, in greco significa uguale, simile) ma la qualità del rapporto.

Se il mio rapporto è di tipo fusionale, il mio ménage è omoaffettivo; se è di tipo esplorativo, si parla di eteroaffettività. In parole più semplici, se il movente di attrazione è basato sulla ricerca della somiglianza, di un me nell’altro e dell’altro in me, se mi sento bene per ciò che mi accomuna al partner, che mi fa percepire l’appartenenza ad una stessa matrice, ad una casa, ad un ritorno, ecco che la relazione sarà di tipo omoaffettiva (significato letterale: “fare qualcosa per un essere simile a me”). Se, viceversa, il motore si accende sulla base delle differenze, della percezione del mistero dell’altro, della sua indecriptabilità, del suo aspetto perennemente sfuggente, siamo nell’ambito dell’esplorazione pura, del viaggio, della ricerca dell’esotico (ἐξωτικός in greco significa diverso, straniero, esattamente come ἕτερος, etero), e la relazione quindi è eteroaffettiva.

Quindi, a differenza di quanto afferma Treccani, omoaffettivo non è una persona che vuole bene a un’altra dello stesso sesso ma chi ama cercando la somiglianza di sé nell’altro, così come essere eteroaffettivo non necessariamente implica un legame sentimentale con una persona del sesso opposto ma esprime un modo di sentire, che è, dicevamo, quello di cercare nell’altro ciò che non si è, che non si conosce.

Un po’ di esempi? Ulisse rappresenta l’eteroaffettività, proprio per quella sua irrefrenabile pulsione alla scoperta dell’ignoto. Narciso a parte, che come esempio è troppo ovvio, come Ulisse anche Nazim Hikmet:

Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
Amo in te l’impossibile
ma non la disperazione.

Oppure:

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto. 

All’opposto, invece, Catherine e Heathcliff della Brontë, in cui leva d’amore è il desiderio di fusione, il rapporto sinciziale, l’identificazione reciproca, la simbiosi. Insomma, pensateci: quante volte vi siete emozionati scoprendo che l’altro vi somiglia nei gusti, nelle opinioni, nelle credenze, quando ascolta la vostra stessa musica, ama i vostri stessi registi, legge gli stessi autori che leggete voi, vota il vostro stesso partito, sceglie i vostri stessi colori, va pazzo per il vostro stesso piatto, etc etc. Oppure, al contrario, tanti altri di voi saranno stati magnetizzati dall’aspetto insondabile, senza fondo, indecifrabile dell’altro, e si saranno sentiti innamorati solo quando l’altro li ha fatti sentire eterni viaggiatori, sprinter senza un arrivo.

Chiedetevi che tipo di ménage è il vostro

E allora, chiedetevi se siete omoaffettivi o eteroaffettivi, che è cosa ben diversa dall’essere omosessuali o eterosessuali. Potreste essere omosessuali ma eteroaffettivi o eterosessuali ma omoaffettivi :D. Scrivetemi a direzione@rewriters.it i vostri commenti, se vi sentite prevalentemente l’uno o l’altro (o entrambi). Per me è stato emozionante diventare consapevole della mia identità affettiva, così come comprendere che la relazione è essa stessa erotizzata, e non solo ciò che nella relazione si “fa”.

Per approfondire, lasciate perdere la psicologia: qui servono filosofia e poesia. Per questo, sull’eteroaffettività consiglio queste tre letture: L’Odissea tradotta da Salvatore Quasimodo (per approfondire l’archetipo che la spiega), Poesie d’amore di Nazim Hikmet e il mitico Amo a te di luce Irigaray, sul mistero dell’altro. Sull’omoaffettività, invece, un romanzo: Cime Tempestose di Emily Brontë.

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