L’ossessione è spesso il varco d’ingresso privilegiato ai personaggi della letteratura. Senza dubbio è tra i più interessanti. Gli impulsi irrefrenabili, le paure ancestrali, le inquietudini raccontano meglio di altri sentimenti la stortura universale in cui si specchia la nostra storia di donne e di uomini.

Così accade in Neroconfetto, l’esordio narrativo di Giulia Sara Miori (Racconti Edizioni, 2021), una raccolta di ventuno racconti dai toni gotici in cui la realtà più cruda e la follia umana irrompono con brutalità dentro a storie di vita quotidiana.

Favole nere, colme di allucinazioni e delle forme più deviate del desiderio che è qui il naturale propulsore di ogni storia. Fantasie, deliri, archetipi antichissimi trasfigurati nei mali della più stretta attualità: lo stalking, la vanità tossica, la possessività patologica dei legami amorosi, la dipendenza affettiva.

Succede, in questi racconti, che i cattivi sentimenti abbiano spesso la meglio e che la ragione vada alla deriva. Sono soprattutto le donne – intelligenti, volitive, smaliziate – a indossare maschere mostruose e a rivelare ombre giganti che si allungano sulle loro vite e su quelle dei loro affetti. Allora accade che una giovane donna rimanga impastoiata dal terrore ossessivo per una sua coetanea, che una madre si crogioli nel sospetto di aver ucciso la figlia, che un’altra tenti di discolparsi e di spegnere a suo favore la spirale del pettegolezzo.

“Me la ricordo così, la mia piccola Lucille, la mia piccola, cara Lucille, la mia bambina con le trecce bionde, me la ricordo distesa nella bara. Al funerale sono venuti tutti, e piangevano e dicevano povera piccola Lucille, così giovane, così dolce. Aveva la bocca cucita con un filo rosa e un rossetto color mattone opaco. Per lei la morte è stata un sollievo, e anche per me, perché la mia Lucille ne ha passate tante. Ha smesso di soffrire, la mia Lucille, finalmente ha smesso di soffrire, e ora è sottoterra e non piange più.

Così, le personagge di Miori fanno i conti con i fantasmi del loro passato, con certi silenzi e certe inquietudini che affollano la mente, con la propria aggressività e con una dose curiosamente ricca di irragionevolezza che spesso di presenta all’improvviso e in maniera incomprensibile.

L’audace propensione dell’autrice per gli abissi della nostra esperienza umana e la sua voce avvolgente fanno di questa raccolta un piccolo capolavoro di tensione, in equilibrio precario tra brevi guizzi di luce e il buio profondissimo.

Giulia Sara Miori ha firmato per Rewriters un racconto dal titolo "Stupro" pubblicato sul Magbook numero 3/2021 sui post femminismi. 
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