Benedetta insonnia che mi dona l’occasione di assistere all’alba. La nascita di questo giorno si porta le ferite di un trauma, un graffio, uno squarcio, qualcosa di apocalittico. Una tempesta a forma di dolore. Rivedo le immagini del naufragio a Crotone dei migranti. I frammenti della barca sfondata, le bambole mutilate, le scarpe, i vestiti e altri oggetti personali sotterrati nella sabbia.

Guardo le immagini mute, non c’è spazio per i commenti, cerco riparo nella musica per reggere alla rabbia. Spotify mi suggerisce l’ascolto di Oskolki (Frammenti) e scopro l’uscita di questo potente, autentico, poetico e rivoluzionario disco pubblicato il 3 marzo per Sony Music ed eseguito dalla Maestra Gianna Fratta al pianoforte con la virtuosa Ksenia Milas al violino.

Nove brani, ottanta minuti di sentimenti che avvolgono, travolgono, stravolgono, coinvolgono. E c’è una segreta e quasi sacra alchimia proprio nel brano Oskolki che dà il titolo all’album. Frammenti. E in una sorta di Fantasia di Topolino, questa composizione di Lera Auerbach (incisa in prima assoluta mondiale) ridona respiro a quelle anime che riemergono dal mare e danzano nel vento.

Tutto mi appare come un potente requiem, dieci brevi frammenti che si fanno unica sinfonia, una preghiera per pianoforte e violino che celebra la sepoltura e riconsegna dignità alle vite delle donne, degli uomini e dei bambini lasciati morire in mare. Sì, c’è una ribellione civile in Oskolki, c’è una commozione, c’è un urlo, c’è una lacerazione, c’è una speranza, un abbraccio.

C’è tutta la personalità rivoluzionaria di Gianna Fratta: le sue battaglie, la sua filosofia, la fisicità, il talento, l’adrenalina, l’energia, la tenerezza, la dolcezza, la poetica, la narrazione. Madame Musica. Sì, perché finalmente la musica classica è orgogliosamente donna e questo lo si deve molto all’impegno civile, al talento, al coraggio, al sacrificio, al senso del dovere e alla maestria di Gianna Fratta.

Non è un caso che Oskolki sia uscito a marzo, il mese della primavera, della poesia e soprattutto delle donne. Poi la sapiente scelta di eseguire e rendere omaggio a quattro autori: due uomini – Respighi e Prokofiev, fra i grandi compositori moderni nel Novecento e due donne – Lera Auerbach e Sofija Asgatovna Gubajdulina, due generazioni di compositrici contemporanee che riscrivono la geografia della musica classica contemporanea.

Due autori uomini del passato e due autrici donne viventi nella rilettura di altre due donne, la Fratta e la Milas. Non c’è solo la chiave del virtuosismo in tutta questa scelta artistica, c’è un valore più profondo, in un’epoca malata, insanguinata da un nuovo e spietato Holodomor in Ucrania ad opera della follia di Putin.

Mentre viene bombardato il teatro di Mariupol e vengono stuprate donne e bambini, e l’Occidente risponde bruciando i libri di Dostoevskij e negando i teatri agli artisti russi, ecco che arriva un atto civile di fratellanza e di pace nel segno dell’arte. Sergej  Prokofiev, Lera Auerbach, Sofija Asgatovna Gubajdulina e Ksenia Milas sono russi e Ottorino Respighi, Gianna Fratta italiani e Astor Piazzolla (presente nel disco con Le gran Tango nella rilettura della Gubajdulina nell’esecuzione infuocata di Fratta-Milas) se pur nato a Buenos Aires, aveva nelle sue vene il sangue italiano pugliese (suo nonno Astor Pantaleon Piazzolla era un pescatore di Trani emigrato in Argentina). Ecco la ricchezza dei migranti.

 Prendo in prestito le esecuzioni di Oskolki per musicare la lettera aperta agli studenti della Preside Annalisa Savino, dirigente del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze che ci ha donato una grande lezione sull’antifascismo dopo le violenze squadriste fuori dal liceo. Parole, quelle della professoressa Savino, che hanno la stessa forza del discorso agli studenti di Calamandrei. La lettera andrebbe letta ad alta voce, in piedi sui banchi, da ogni studente, in ogni scuola italiana. Ancora una donna, ancora il coraggio che manca agli uomini.

la lettera della Preside Savino agli studenti

Le donne osano la speranza

Il fascismo è tornato? Sì, non possiamo ignorare le parole minacciose del Minestrone della Distruzione Valditara contro la preside Savino ed il cinismo di Piantedosi dinanzi alle bare bianche di Crotone. E la musica di Respighi accompagna anche il profondo e rumoroso silenzio del Presidente Mattarella che con grande umanità è andato a Crotone. Mattarella assomiglia sempre più a Sandro Pertini, alla cui lezione partigiana devo la mia tessera ANPI antifascista.

Mentre salgo su un treno per il Sud ho ancora nelle cuffie Oskolki, diventata oramai dall’alba la mia colonna sonora non solo della giornata ma di ogni forma di Resistenza, come le proteste delle donne iraniane per la morte di Mahsa Amini. Arriva la notizia delle primarie del PD vinte da Elly Schlein. Ancora una donna, un’altra rivoluzione, si può ancora “osare la speranza” come diceva Don Andrea Gallo.

Elly Schlein e la direttrice di Rewriters Eugenia Romanelli

Qualcuno dirà… ma anche la Meloni è donna. E no, lei è “il (articolo di genere maschile) Presidente” del “rimpatriamo gli immigrati a bordo e affondiamo la nave”. Le rivoluzioni le possono fare solo chi è capace di empatia ed ha la visione di rivendicare il fatto di farsi chiamare Maestra come Gianna Fratta, che combatte per la parità e la dignità di ogni donna e lo fa con il suo impegno, studio, passione, concerti, dischi e lezioni ed oggi di Maestre ne abbiamo bisogno, e la Fratta non è solo una artista che dirige orchestre in tutto il mondo ma crede molto nel valore sociale e civile dell’insegnamento della musica donandosi in maniera totale.

A Lainate, vicino Milano, gli studenti dell’Istituto Fermi hanno dipinto dei murales raffigurando i volti delle donne rivoluzionarie del mondo civile e culturale. Da Anna Frank a Rita Levi Montalcini, da Rosa Park alla mia Alda Merini, ed ancora Greta Thumberg, Frida, Margherita Hack, Emanuela Loi, Samantha Cristoforetti, Federica Pellegrini e Gianna Fratta. Il muro non sempre divide ma costruisce, i piccoli mattoni fanno una casa, frammenti che fanno una grande opera come Oskolki.

Gianna Fratta rappresentata del murales degli studenti di Lainate dedicato alle grandi donne rivoluzionarie

La classicità di Oskolki in mezzo al rock

Le tracce dell’album le aggiungo alla mia libreria di Spotify insieme ai Led Zeppelin, Erik Satie, Elvis Presley, Nirvana, Litfiba, De Andrè, Astor Piazzolla, Ute Lemper, George Winston, Schumann, Ozzy, Paolo Conte, Bach, The Cure, Peter Gabriel, Lucio Dalla, Bowie, Beatles, Battiato, Leonard Cohen, Mercedes Sosa e Nick Cave.

Ma come? Compositori classici monumentali insieme a rocker e cantautori? Sì, come ha scritto la stessa Gianna Fratta in una lettera aperta ad Uto Ughi che aveva attaccato la musica dei Maneskin:

“Chi decide cos’è arte e cosa no? Caro Maestro Ughi, amico personale e violinista col suono più bello del mondo, la tua – e anche la mia – di cultura e di arte sono una possibilità. Forse neanche la migliore. Le musiche, le arti, le culture sono tante, variegate, plurali. Non dobbiamo capirle tutte, non possiamo occuparci di tutte, non siamo in grado di frequentarle tutte, non ci devono piacere tutte e quindi non dovremmo parlare di ciò che non conosciamo, solo provare ad ammetterlo come alternativa[…] Se ti piace Michelangelo e non ti piace Fontana, non puoi dire che Fontana non sia un artista, perché squarciava la tela. Hai detto che sono solo delle urla le loro. E se anche fosse? Urlare è quello di cui ci sarebbe bisogno molto più spesso. E poi ci sono casi in cui sarebbe meglio tacere. Con tanta stima immutata per la tua storia artistica, per il tuo suono, per la tua arte. Una delle arti possibili”.

Se ci fosse una Repubblica dello Stato dello spettacolo e dell’arte sicuramente Gianna Fratta ne sarebbe La Presidente (e il Mitico Piero Pelù il first gentleman).

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