Le radici dell’IO sono senza dubbio il cardine della mia conversazione con l’artista Bankeri.

Passeggiando nel disordine urbano della vecchia periferia romana, nel pieno del mutamento, figlio di una conversione e riqualificazione urbanistica così manieristica quanto a tratti evanescente nella sua omologazione inconsistente al concetto di City, Bankeri e MUTA conservano una identità precisa e per certi versi incontaminata.

MUTA nasce negli anni ’90, come spazio di condivisione artistica e oggi, toccando quelle mura, emerge forte quel senso di appartenenza alla resistenza del creativo. Muta è uno studio artistico, situato in via Galla Placidia 194 a Roma, gestito in condivisione con una quindicina di artisti.

L’artista Bankeri sceglie un laboratorio a pochi passi da casa sua, nel suo quartiere, cristallizzando in qualche modo il tempo e dilatandolo, al tempo stesso, immensamente; un viaggio nei colori e nelle sue tempere che ci proietta nei milioni di universi racchiusi nel nostro IO ma senza mai distaccarsi da quelle radici che nei suoi progetti non sono mai un ancora, un impedimento, ma forse la salda terra da cui balzare a piè pari nel vuoto.

MUTA-2022

Le manifestazioni del pensiero poetico come detto sono, a mio avviso, libere dalla prigione di un unico linguaggio, anzi sempre nuove percezioni stupiscono le fitte paludi dell’essere nella stravolgente epifania del Noumeno (termine filosofico che secondo Platone corrisponde a quanto è pensato o pensabile dal puro intelletto indipendentemente dall’esperienza sensibile).

Di grande spunto nella produzione artistica di Bankeri è ai miei occhi la riscoperta e l’utilizzo delle ossa animali nelle sue creazioni; ossa che ritornano alla vita in vesti sconvolgenti e ci sorridono lasciandoci atterriti. Parafrasando le parole dell’artista, le ossa sono con noi da sempre, sono la struttura per molti versi della nostra vita e sono il nutrimento e il motore del mondo.

BONES FLOWER-2023 Ph: Pierpaolo Lo Giudice

Nelle sue parole traspare un grande rispetto ed amore per quel mondo animale di cui siamo membri ma che abbiamo annichilito, asservito e destrutturato con la nostra logica di sopravvivenza umana. Conversando con lui e bevendo un caffè sentivo le loro urla colorate scuotermi nelle fondamenta, una metafora del buon selvaggio di Jean-Jacques Rousseau; l’artista parla alla nostra coscienza animale, la risveglia e la eleva al contempo.

E ora nel rimettermi sul cammino del sapere avrò uno sguardo nuovo: incosciente e consapevole al contempo; mi ricorderò di fermarmi ed ascoltare la preghiera pagana che ogni giorno la Natura grida al vento e al tempo.

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