Parigi 2024. Per la prima volta parità di genere nel numero di atlet* alle Olimpiadi
Olimpiadi 2024, missione compiuta nella parità di genere sul numero atlet*. Il libro "Campionesse ribelli" racconta il percorso fin qui.
Olimpiadi 2024, missione compiuta nella parità di genere sul numero atlet*. Il libro "Campionesse ribelli" racconta il percorso fin qui.
5250 e 5250. Ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, che si svolgeranno dal 26 luglio all’11 agosto nella capitale francesce, le atlete donne saranno 5250 e gli atleti uomini saranno 5250, 50%, parità di genere assoluta di partecipazione. Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi sarà raggiunta la piena uguaglianza di genere. Il CIO – Comitato Internazionale Olimpico ha raggiunto quanto si era prefisso, ovvero azzerare il gender gap nel numero di atlet*.
Già nel 2012 le Olimpiadi di Londra erano state le prime in cui ogni paese aveva almeno una atleta donna nella propria nazionale. Basti pensare che nelle Olimpiadi che si tennero cento anni fa, sempre nella capitale francese, la rappresentanza femminile era pari solo al 4,4% rispetto all’intero numero dei partecipanti. Un passo in avanti che renderà storica questa edizione dei Giochi.
Nell’Antica Grecia, ai primi Giochi olimpici della storia, nel 776 a.C., le donne non potevano partecipare alle gare, neanche come spettatrici. E neppure nella prima Olimpiade tenuta in epoca moderna, nel 1896 ad Atene, fu permessa la partecipazione femminile: il barone Pierre de Coubertin, ideatore dei Giochi olimpici moderni, riteneva che il più grande obiettivo nella vita di una donna fosse quello di incoraggiare i suoi figli a distinguersi nello sport e applaudire lo sforzo degli uomini:
“con le donne – affermò allora – i Giochi saranno antiestetici e inappropriati”
Aveva trentadue anni Hélène de Pourtalès quando vinse una regata alle Olimpiadi che si svolsero nell’anno 1900 facendo parte di team misto formato da suoi parenti. Le donne partecipano ai Giochi olimpici dal 1900, ma per i primi anni la loro presenza era limitata ad alcuni specifici sport, come il pattinaggio o il golf, che erano ritenuti adatti al genere femminile.
Le cose iniziarono a cambiare dopo il 1922, anno in cui si svolsero per la prima volta, proprio a Parigi, le Olimpiadi femminili. Furono organizzate dalla Federazione sportiva femminile internazionale fondata dall’atleta Alice Milliat che ne frattempo aveva ricevuto il no da parte del Comitato dei Giochi alla partecipazione delle atlete alla edizione ufficiale.
Parteciparono più di 70 atlete provenienti da Francia, Svizzera, Cecoslovacchia, Regno Unito, Stati Uniti e Panama, che si sfidarono in 11 competizioni a cui le donne non erano ammesse ai Giochi olimpici ufficiali: 60 metri, 100 metri, 300 metri, 1000 metri, staffetta 4×110 metri, 100 metri di corsa a ostacoli, salto in alto, salto in lungo, salto in lungo da fermi, lancio del giavellotto e lancio del peso. L’evento fu seguito da circa 20mila persone ed ebbe un grande successo. Altre tre edizioni si svolsero a Göteborg, in Svezia, nel 1926, a Praga, in Repubblica Ceca, nel 1930 e a Londra, nel Regno Unito, nel 1934.
Alle Olimpiadi del 1928, tenutesi ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, fu permesso alle donne di partecipare in alcune categorie di atletica e ginnastica: in particolare le donne si sfidarono nei 100 metri, negli 800 metri, nella staffetta 4×100 metri, nel salto in alto e nel lancio del disco. Il fatto che le atlete fossero arrivate alla fine della gara degli 800 metri sudate e stanche, come del resto gli atleti maschi, fu però giudicato indecoroso per il genere femminile: gli 800 metri femminili furono così eliminati e vennero reinseriti solo trentadue anni dopo. Da quell’anno, comunque, il numero delle atlete alle Olimpiadi e delle gare a cui potevano partecipare aumentò in modo significativo a ogni edizione.
La partecipazione salì ancora a Montreal 1976 (21% di atlete donne). Con competizioni femminili anche di basket, canottaggio e pallamano.
Nel 1979 il diritto delle donne a partecipare negli sport fu incluso nella Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna delle Nazioni Unite (CEDAW), mentre nel 1996 il Comitato olimpico internazionale emendò la Carta Olimpica per includere un riferimento esplicito all’impegno nella promozione della partecipazione delle donne nello sport. La Carta Olimpica è il documento ufficiale che contiene i principi fondativi e le linee guida per l’organizzazione e il regolamento dei Giochi olimpici.
A Londra nel 2012 la partecipazione di atlete donne fu del 44% e, per la prima volta, le atlete donne parteciparono in tutti gli sport previsti nel programma olimpico.
A Tokyo 2020 (svolte nel 2021 a causa della pandemia da Covid) si arrivò vicino all’equità: 5498 donne contro 5985 uomini.
Ancora non sono previste al femminile le 6 categorie della lotta greco-romana, così come i programmi di ginnastica artistica e di boxe prevedono per le donne rispettivamente due e una gara in meno. Di contro gli uomini sono ancora esclusi dalla ginnastica ritmica.
A testimoniare il grande impegno del CIO e della organizzazione francesce in materia di equità di genere anche il logo delle Olimpiadi 2024, “Marianne”, che è un insieme della medaglia d’oro, della fiamma e del volto di Marianne, il simbolo della rivoluzione e del popolo francese. Inoltre grazie alle Olimpiadi di Parigi 2024, 70 istituzioni in tutta la Francia si sono impegnate a rinominare le loro strutture con nomi di donne di spicco.
E ancora, il CIO ha pubblicato alcune linee guida per una rappresentazione di genere equa, giusta e inclusiva, dal punto di vista sia del linguaggio che dell’immagine. Alla luce dell’evidenza: quando i media si interessano delle atlete, tendono sempre a concentrarsi su caratteristiche non strettamente sportive. Come l’aspetto fisico, l’abbigliamento e la vita personale, e legano i loro successi al loro ruolo di genere.
Infine il CIO intende aggiornare al più presto il contesto di norme per aiutare le Federazioni internazionali a includere correttamente gli/le atlet* transgender.
Per quanto riguarda l’Italia, e la delegazione italiana che sarà presente a Parigi 2024, a parlare per tutti è il presidente del CONI Giovanni Malagò, durante il convegno sulla parità di genere organizzato dalla Fondazione Milano-Cortina 2026 al Salone d’onore del Coni:
“Sapete quanti saranno gli atleti donne e uomini a Parigi 2024? 5.250 uomini, 5.250 donne. E ci sono discipline sportive che fanno solo le donne, come la ginnastica ritmica, ad esempio. Oppure il nuoto sincronizzato, sia nel duo sia nella squadra, nel quale si può avere un uomo in rappresentanza di tutta la squadra. All’inizio i membri del Cio erano solo uomini, oggi le donne sono al 41%”.
Per approfondire la storia dello sport femminile, delle lotte e delle conquiste che le atlete hanno affrontato, consiglio un libro adatto dagli 8 anni in grado di spiegare e raccontare, anche alle giovanissime generazioni, cosa è stato fatto, come, quando e da chi: Campionesse ribelli. Trenta storie di sport per ragazze intrepide di Sandro Bocchio e Giovanni Tosco (Ed. Aliberti, 2020, pp 160, 16 euro).
Nel libro si raccontano le storie di trenta donne, trenta momenti che hanno segnato il mondo dello sport al femminile. Sandro Bocchio e Giovanni Tosco raccontano le vicende note e meno note di chi – anche pur senza raggiungere risultati straordinari – ha fissato un punto di non ritorno: da Althea Gibson, la prima tennista di colore a scendere in campo in un torneo internazionale, a Kathine Switzer, che a Boston ha vinto i pregiudizi di chi era convinto che le donne non potessero correre la maratona; da Ondina Valla, che nel 1936 si prende la rivincita su chi le aveva impedito di partecipare all’Olimpiade quattro anni prima perché unica ragazza della squadra diretta a Los Angeles, a Maria Toorpakai Wazir, che ha contrastato le rigidità dell’Islam verso lo sport femminile diventando campionessa di badminton. Con loro altre compagne di viaggio, che renderanno appassionante la lettura.
I giornalisti Sandro Bocchio (Alessandria, 1962) e Giovanni Tosco (Torino, 1964) lavorano a Tuttosport dal 1990. Insieme hanno pubblicato: Dizionario della Grande Roma (Newton Compton, 2000), Dizionario della Grande Lazio (Newton Compton 2000), Il giglio nel cuore (Bradipolibri 2002), Dizionario blucerchiato (Bradipolibri 2004), Dizionario rossoblù (Bradipolibri 2006), Dizionario granata (Bradipolibri 2008), Storia dei Mondiali di calcio (Sei 2014), Valentino Rossi (Aliberti compagnia editoriale 2018), Cristiano Ronaldo (Aliberti compagnia editoriale 2019).