Il regno della bicicletta è qui, sul quel punto dove la costa adriatica fa una piccola gobba prima di gonfiarsi ancora di più all’altezza di Ancona. E’ proprio qui, tra la modaiola Rimini e la medievale Fano, che si adagia Pesaro, con la sua Bicipolitana, una rete di quasi 100 chilometri di piste ciclabili concepita come una metropolitana per collegare in modo rapido e a costo zero i quartieri centrali e le zone periferiche della città. E’ così che l’elegante tessuto urbano di Pesaro si veste di nastri colorati che disegnano molteplici itinerari ciclabili pensati non solo per le biciclette, ma anche per i pattini, i monopattini, i ciclorisciò e ogni altra diavoleria sia concepibile su ruote spinte dall’energia umana.

La mancanza quasi assoluta di pendenze e di curve fa della bicipolitana di Pesaro una rete ciclabile adatta a tutti, percorribile senza difficoltà anche da bambini ed anziani, e la sua piacevolezza è esaltata qua dalle nuance dorate della spiaggia, là dai riflessi argentei del mare, altrove dai palazzetti in stile liberty che ingentiliscono l’architettura della città.

Ogni pista ha il suo colore: azzurro per la 2 che costeggia il mare e la spiaggia, rosso per la 1 che attraversa il centro storico, verde per la 3 che costeggia il fiume Foglia, e così via per tutte le undici piste che attraversano in lungo e in largo il territorio pesarese.

La bicipolitana è un progetto che è molto più di una semplice rete di ciclabili, è una vera e propria rilettura del tessuto urbano in un’ottica più a misura di essere umano, dove svaniscono i rumori tipici delle metropoli motorizzate, per lasciare spazio a sonorità diverse, più delicate, più soffuse. Le voci di chi passeggia e di chi pedala si sovrappongono al rumore delle onde in lontananza, al sibilo del vento, allo sfregamento delle gomme di bici e pattini sulle superfici lisce delle piste colorate. E l’inquinamento atmosferico e quello acustico diventano un ricordo lontano.

Se si percorre la Linea 2, che parte da Fano, all’arrivo in centro ci si lascia abbagliare dalla lucentezza della sfera dello scultore Arnaldo Pomodoro, chiamata affettuosamente dai pesaresi la palla. Una gigantesca scultura in bronzo che dal 1998 troneggia in un largo piazzale sopra una piscina a sfioro che ne esalta la leggerezza cosmica. E la sua bellezza è tale da rischiare di offuscare l’eleganza del villino Ruggeri, situato proprio di fianco. Può succedere a chi, come me, visita i luoghi con le ciglia inarcate e le labbra socchiuse in un’espressione di stupore continuo, lasciandosi guidare dalla propria meraviglia senza un’idea precisa di dove si vuole andare. E allora talvolta lo stupore è tale da scombussolare l’animo e fargli perdere l’orientamento. Ma se si torna sui propri passi, come poi ho fatto io, il villino Ruggeri è lì immobile ad attendere i suoi ammiratori, con le decorazioni floreali create a rilievo in bianco su tutte e quattro le facciate dipinte di un grigio-verde pastello. Un progetto architettonico di rara bellezza realizzato tra il 1902 e il 1907 dall’imprenditore farmaceutico Oreste Ruggeri ispirato dall’allora emergente Art nouveau dell’architettura francese. Una casa delle fiabe, verrebbe da dire, per quella sua delicatezza con cui intreccia decorazioni floreali ad altre d’ispirazione marina, e per quella fantasia spregiudicata nel raffigurare facce antropomorfe o aragoste giganti a sorreggere il tetto dalle forme lievemente orientalizzanti.

la Sfera di Arnaldo Pomodoro
il Villino Ruggeri

Da non perdere poi l’affascinante Linea 3 della Bicipolitana, che sceglie d’inseguire il fiume Foglia lungo uno dei polmoni verdi della città, partendo dal Ponte Vecchio e proseguendo per oltre tre chilometri lungo un percorso che risale al XXVII secolo. Attraversa invece il centro storico la rossa Linea 1 che consente un’esplorazione tra gli edifici storici della città come la Cattedrale, con la bella facciata romanica in mattoni di cotto, dove è impossibile non fermarsi a visitare i pavimenti musivi scoperti nell’Ottocento sotto l’attuale piano di calpestio. Poco più avanti si incontra la casa di Gioacchino Rossini, dove nacque e visse la sua infanzia il grande compositore, per raggiungere poi il Palazzo Ducale con la splendida facciata rinascimentale e infine il Teatro Rossini, che ogni anno accoglie il festival musicale lirico Rossini Opera Festival.

La cattedrale
Il Palazzo Ducale

Qui forse è necessario anche scendere dalla bici, lasciarla parcheggiata per un po’, e curiosare a piedi tra i vicoletti che si diramano a destra e a sinistra di via Giovanni Branca e via Giacomo Rossini, l’arteria principale del centro storico. Perchè solo così si scoprono i tanti atelier di artisti ed artigiani che lavorano alle loro creazioni e che fanno di Pesaro una città creativa. La ceramica, il vetro, il cuoio, il legno, la radica di noce sono solo alcuni dei materiali lavorati dalle mani sapienti di giovani designer ed artigiani.

Quando una città sa coniugare con disinvoltura la levità di un mezzo di trasporto agile come la bicicletta alla fissità di edifici e monumenti che ne hanno fatto la storia, allora è in grado di regalare un raro equilibrio di emozioni a tutto vantaggio dei suoi abitanti e di chi ha la fortuna di visitarla. E percorrendo questa straordinaria bicipolitana, mentre la bicicletta sfreccia allegramente tra negozi, atelier e laboratori, ci si sente stranamente leggeri, nonostante quel gustoso brodetto di pesce alle pesarese, straripante di triglie, scorfani, seppie e vongole, che si è appena finito di gustare in una delle tante trattorie della città.

Trattoria da Sante, via Bovio 27 Pesaro.

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