Si è conclusa a fine giungo la prima parte, svolta interamente online, della XXII edizione dell’annuale Festival del Turismo Responsabile Italiano, unico nel suo genere e già premiato dall’organizzazione mondiale del turismo per eccellenza e capacità di innovazione: IT.A.CÀ. Nato nel 2008 a Bologna per iniziativa dell’associazione Yoda, del COSPE e di Nexus Emilia Romagna, nel corso dell’ultimo decennio il festival ha favorito la creazione di una rete nazionale votata alla sostenibilità, all’innovazione e alla trasformazione delle attività di incoming in attività di becoming, un concetto che coniuga la sostenibilità con il benessere di cittadini e viaggiatori.

La prima parte del festival ha rappresentato un importante momento di confronto sulla green economy, green management, educazione ambientale e turismo accessibile, con un focus sul turismo outdoor, a contatto con la natura e capace di valorizzare la specificità geologiche di aree anche meno note del nostro paese. Le attività promosse da IT.A.Cà proseguiranno per tutto il mese di agosto con l’organizzazione, nel rispetto delle norme sanitarie vigenti, di cammini, trekking urbani, itinerari in bicicletta, presentazioni nelle 21 tappe del festival (Trieste – Gorizia, Brescia e le sue Valli, Monferrato, Anfiteatro Morenico – Ivrea, Pavia e Oltrepò pavese, Trentino, Padova e dintorni, Tra la Brenta e il Piave, Levante Ligure, Piana di Lucca, Reggio Emilia, Ravenna, Bologna, Parco Nazionale Monti Sibillini, Valnerina, Acerra – Campania Felix, Napoli, Monti Dauni, Taranto, Salento, Palermo) al fine di promuovere un turismo lento, a mobilità dolce, all’aria aperta e ad impatto zero, che valorizzi il ruolo delle donne e dia nuovo slancio alla ripartenza del settore.

La tematica selezionata per la XXII edizione di IT.A.CÀ è la biodiversità, intesa non solo in ambito ecologico, ma anche sociale e per il significato che assume nel sistema socio-economico dominante. Questa tematica è, inoltre, fortemente legata alla recente crisi sanitaria determinata dalla pandemia che ha letteralmente messo in ginocchio il settore turistico internazionale. In ragione di ciò, oggi più che mai, questo importante settore dell’economia mondiale è chiamato a produrre un cambiamento concreto di prospettiva e nuovi modelli di sviluppo. Modelli fondati su un turismo lento, votato alla valorizzazione delle aree interne e delle comunità locali, delle tradizioni e delle eccellenze del territorio.

L’idea di turismo sostenibile non è nuova, e nasce verso la fine degli anni ottanta per porre l’attenzione su due aspetti: il rispetto per l’ambiente e quello per le popolazioni locali. Se infatti le attività turistiche devono tener conto delle tematiche ambientali, i turisti, in particolare, devono operarsi per non produrre danni all’ambiente, rispettandone gli equilibri.

Il settore turistico, oltre a mostrare un atteggiamento rispettoso verso la cultura locale, deve contribuire al benessere delle popolazioni locali, favorendo, ad esempio, processi gestionali che garantiscano la permanenza dei ricavi nei luoghi in cui sono stati generati, specialmente nel caso di zone svantaggiate, o nei paesi in via di sviluppo. Per questo motivo il concetto di turismo responsabile è strettamente collegato al commercio equo e solidale ed è riconosciuto come vero e proprio motore di sviluppo sostenibile ed integrazione. Allo stesso tempo, in territori sviluppati, il concetto può assumere la forma di garanzia per la protezione delle risorse naturali, culturali e sociali interessate.

In sintesi, i principi su cui si fonda questo modello sono strettamente legati all’integrità ambientale, alla giustizia sociale ed allo sviluppo sostenibile a cui si aggiunge quello di responsabilità individuale che considera il turista come un cittadino temporaneo che comprende le dinamiche economiche e la necessità di tutelare i patrimoni ambientali, artistici, culturali e sociali dei luoghi e che co-partecipa attivamente attraverso le sue scelte alla costruzione di un’unica società globale equa e sostenibile.

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