Pesaro è un luogo del contemporaneo, in cui un’elegante architettura e un intelligente piano urbanistico si specchiano nelle sfumature azzurre del mare Adriatico. Qui la meravigliosa sfera di Arnaldo Pomodoro che sembra galleggiare sul pelo dell’acqua di una fontana davanti al mare, è oggi il simbolo di questa città, che vanta anche uno dei più affascinanti esempi di architettura liberty in Italia, il villino Ruggeri, progettato e costruito tra il 1902 e il 1907 dall’architetto urbinate Giuseppe Brega.

Ed è proprio da questa perfetta armonia tra natura e archittettura che nasce l’idea della XX edizione di Hangarfest, quella di snodare il festival tra i più bei luoghi della città.

E così, in quella che sarà la Capitale della Cultura 2024, la ridente Pesaro, prende piede la ventesima edizione di Hangartfest, la manifestazione dedicata alla danza contemporanea: sostenuta dal MiC, dalla Regione Marche e dal Comune di Pesaro e realizzata con il contributo del CMS Consorzio Marche Spettacolo, la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e dell’Ambasciata di Israele a Roma, Hangarfest propone un fitto calendario di 22 eventi, 18 performance, 5 coproduzioni, 4 debutti e vari eventi collaterali, tra incontri, laboratori e installazioni multimediali.

A rendere unica la XX° edizione sarà il dialogo tra danza e musica, spesso eseguita dal vivo, e la dislocazione degli eventi in alcuni dei principali luoghi di rilevanza storico-artistica della città.

L’inaugurazione di Hangarfest

Ad aprire Hangarfest oggi, alle ore 16, la performance itinerante di Elisabetta Consonni Il Secondo paradosso di Zenone. Ispirandosi liberamente al paradosso matematico di Achille e la tartaruga, è un lentissimo attraversamento spaziale di un’astronauta.

La performance è una celebrazione del rallentare, dell’aspettare; una forma di resistenza contro i ritmi di un sistema che vuole sempre di più e sempre più velocemente (a Palazzo Mosca – Musei Civici).

Laureata in Comunicazione, Elisabetta Consonni approfondisce la sua ricerca nella performing art in Olanda e in Polonia indagando l’uso e il significato sociale dello spazio pubblico e la declinazione delle competenze coreografiche nelle pratiche comunitarie.

Sempre oggi, alle 18,30, a Villa Imperiale, va in scena la compagnia Arearea con Bolero: 12 danzatori e 8 musicisti della band multietnica Radio Zastava. Una vera eccezione nella danza contemporanea una formazione così numerosa, come dichiarano gli stessi coreografi, Marta Bevilacqua e Roberto Cocconi:

“Quello che chiamiamo tempo è una complessa collezione di strutture, di strati, di stratificazioni. Non c’è un tempo più vero di quello della danza perché ci concede di vivere appieno questo movimento spazio temporale. Ci mettiamo in ascolto di quella verità danzando, in gruppo, tre composizioni musicali di 17 minuti ciascuna. Ogni sezione sarà un’occasione per attraversare le nostre radici artistiche, i mutamenti della nostra ricerca coreografica e per lanciare nello spazio nuove possibilità di conoscerci”.

Danzatrice e coreografa, Marta Bevilacqua si forma all’Accademia Isola Danza a Venezia diretta da Carolyn Carlson. Roberto Cocconi dal 1982 al 1984 fa parte della Compagnia Teatro Danza La Fenice di Carolyn Carlson. Nel 1984 è co-fondatore della Compagnia Sosta Palmizi.

I Radio Zastava sono un collettivo unico fra le band europee dal background etno-balcanico. Attivi dal 2005, gli otto membri della band hanno origini italiane, friulane, slovene, austriache e bosniache-serbe.

Gli spettacoli in programma

La centralità dell’elemento sonoro è presente in molte delle proposte di Hangarfest come nell’ironico e caustico And the Colored Girls say doo da doo da doo da doo di Elisabetta Consonni, in scena sabato 26 agosto, ore 21,30, alla Sala della Repubblica del Teatro Rossini.

Un concerto di seconde voci, comparse e sfondi per uno show senza la star. È indispensabile attivare quella che l’architetto Juani Pallasmaa chiama visione periferica, contrapposta all’egemonica vista focalizzata che attribuisce importanza e potere solo al centro.

And the colored girls say: doo da doo da doo da doo (da Walking on the wild side di Lou Reed) è una dichiarazione d’amore a ciò che sta al margine.

Domenica 27 agosto si chiude il primo weekend di Hangarfest con la nuova danza israeliana in esclusiva nazionale: 1| 2| 3 Solo Duet Trio con coreografie di Reches Itzhaki, Avshalom Latucha, Maya Navot, Ophir Kunesch, Gil Algarbeli e Tamir Golan (alle ore 18,30, nel Cortile di Palazzo Montani Antaldi).

La vetrina, ideata dalla direttrice Naomi Perlov, è una piattaforma annuale per nuovi creativi prodotta dal Suzanne Dellal Centre di Tel Aviv con l’assistenza del Mifal HaPais Council for Culture and Arts e sostenuta dall’Ambasciata di Israele a Roma.

Gli artisti che partecipano al programma provengono da diversi contesti professionali, personali, sociali e politici. Sfidano le norme e l’immagine tradizionale della danza israeliana, riconosciuta per le sue qualità energetiche, ritmiche ed esplosive, per trovare la loro voce personale all’interno dell’intricato tessuto della cultura israeliana.

La musica dal vivo sarà presente anche nel progetto speciale studenti che vede in scena gli allievi del Liceo Coreutico Marconi di Pesaro alle prese con la coreografia In C di Sasha Waltz, rimontata da Michal Mualem, danzatrice e performer della Sasha Waltz & Guests, sulla partitura di Terry Riley eseguita dagli allievi del Conservatorio G. Rossini (debutto giovedì 31 agosto e replica il 1° settembre, ore 18,30, al Cortile di Palazzo Montani Antaldi).

I danzatori della compagnia Sasha Waltz & Guests hanno sviluppato un materiale coreografico che segue una struttura variabile ed è deliberatamente progettato per non essere un pezzo teatrale finito. Lo spettacolo In C è un processo sperimentale, in continua evoluzione, che ancora una volta riconcepisce il dialogo tra danza, musica e spazio, sia in digitale che nella vita reale.

La straordinarietà del lavoro è che tutti possono ballarlo: la coreografa berlinese, insieme ai suoi ballerini, ha adattato le 53 frasi di movimento per dilettanti e bambini.

Sabato 2 settembre va in scena Elegia delle cose perdute di Stefano Mazzotta con la Compagnia Zerogrammi (Cortile della Biblioteca Oliveriana), lo spettacolo di teatro danza che riscrive in danza il romanzo I Poveri dello scrittore e storico portoghese Raul Brandao.

Il paesaggio evocato da questo riferimento letterario ha la forma dell’esilio, della nostalgia: sogno di ritorni impossibili, rabbia di fronte al tempo che annienta, commiato da ciò che è perduto e che ha scandito la mappa del nostro viaggio interiore. 

Nell’indagine intorno al topos dell’esilio, questa creazione racconta la condizione morale che riguardi chiunque possa sentirsi estraneo al mondo in cui vive, collocandolo in uno stato di sospensione tra passato e futuro, speranza e nostalgia.

Stefano Mazzotta, coreografo, regista e danzatore è stato interprete per Ismael Ivo. Con Zerogrammi ha prodotto oltre 30 produzioni accompagnate da progetti editoriali, fotografici, filmici, formativi e di teatro sociale e di comunità, con premi e riconoscimenti tra cui la Golden Mask dal Bolshoi Theatre, il Premio Hystrio e il Premio Danza&Danza.

Mercoledì 6 settembre, ore 21,30, alla Sala della Repubblica del Teatro Rossini va in scena Eurêka c’est presque le titre, di e con Marie-Caroline Hominal che presenta un mondo immaginario commovente e tragicomico, un circo cosmico tra show-business e arte d’avanguardia, con forme geometriche che prendono vita, oggetti riempiti di finzioni, metamorfosi continue che attingono alla cultura pop, ai fumetti, al folklore e all’attualità.

Marie-Caroline Hominal vive e lavora a Ginevra. La sua pratica artistica comprende testo, disegno, danza, video, scultura e radio. Dal 2008 i suoi lavori sono stati presentati in teatri, musei e gallerie in Europa, Nord America, Asia e Sud America.

Rientra nel progetto triennale di Hangartfest a sostegno della giovane danza contemporanea italiana il debutto della performance site specific Archetalìa del collettivo Cantiere Idina Who, in programma venerdì 8 e sabato 9 settembre, alle ore 18,30 nel Cortile della Biblioteca Oliveriana.

Danza site specific

Nella Sala dello Zodiaco della Biblioteca Oliveriana, che custodisce preziose e antichissime carte nautiche, domenica 10 settembre, alle ore 17,30, va in scena Horizon Koiné, un nuovo lavoro site specific di Masako Matsushita coprodotto da Hangartfest.

La performance, in prima assoluta, è il risultato dalla somma tra la musica del Bolero di Ravel e la Sala dello Zodiaco, detta anche del mappamondo e dei manoscritti, alla Biblioteca Oliveriana di Pesaro.

La sala presenta al suo interno un padiglione dipinto a tempera dall’urbinate Carlo Paolucci, raffigurante le dodici costellazioni dello zodiaco, le quattro stagioni, i due solstizi. Costante e ripetitivo è il passaggio dalla danza popolare alla danza nobile, dalle strade ai grandi saloni affrescati, dove l’irrefrenabile vitalità e grinta della plebe viene assorbita e raffinata dall’aristocrazia.

Artista multidisciplinare italo-giapponese residente a Pesaro, Masako Matsushita si occupa di analisi del movimento attraverso processi di ricerca, progetti coreografici, installazioni performative e interazione comunitaria.

Il programma di Hangarfest è molto ampio, e precede anche installazioni fotografiche, laboratori di contemporaneo e di scrittura critica, ed è consultabile sul sito.

Nel contesto di Hangarfest verranno presentate anche l’installazione fotografica Obiettivo Danzante di Plinio Marsan e quella multimediale sui documenti di archivio di Hangartfest Mossi da Visioni 2, a cura dell’artista visivo Paolo Paggi che affida all’’Associazione Gesti Generativi il compito di donare nuova linfa e movimento ai documenti foto e video delle edizioni passate. Entrambe le installazioni saranno visibili alla Chiesa della Maddalena.

I biglietti sono in vendita sul sito di Liveticket e nei punti vendita convenzionati.

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