La campagna elettorale sui social: i politici appaiono come alieni
Da Silvio a Matteo, da Giorgia a Giuseppe ecco chi vince e chi perde sui social. Perché la politica non può cercare i giovani solo per il voto.
Da Silvio a Matteo, da Giorgia a Giuseppe ecco chi vince e chi perde sui social. Perché la politica non può cercare i giovani solo per il voto.
1 settembre 2022. Italia. La politica scopre Tik Tok.
A 25 giorni dal voto la classe politica decide di sfruttare il social network più frequentato ed utilizzato dai più giovani (circa l’80% degli utenti è giovane o giovanissimo) ma sbarcare su Tik Tok in funzione della campagna elettorale la rende un’operazione strumentale, poco credibile e realmente abissale rispetto ai linguaggi, usi e consapevolezze di riscrittura social che, il più delle volte, i ragazzi mettono in atto nella costruzione e fruizione dei contenuti di questo social.
Per correttezza non voglio unirmi al coro di giudici ed esaminatori del web subito pronti a dare voti, pagelle e consigli. Vorrei proporre un breve viaggio dei diversi sbarchi politici avvenuti nei giorni scorsi che mostrano un unico punto di vista, quasi assoluto, basato sul pre-giudizio rispetto alla variegata narrativa dei ragazzi sui Tik Tok, confermando l’idea di una politica che va alla ricerca dei giovani solo quando serve il loro voto.
La sintonia e l’empatia con le nuove generazioni e le loro modalità di comunicazione non si improvvisano, evidenziando una distanza abissale nei linguaggi e nell’immaginario.
Ultimi in ordine di tempo sono stati Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Il primo, Silvio Berlusconi, a poche ore dal debutto poteva contare già su oltre 63mila follower, con un primo tiktok, visto oltre un milione di volte, in cui le parole più ricorrenti sono giovani certamente ma anche imprese, tassazione, detassazione.
In 24 ore è arrivato a 376mila follower. La sua comunicazione è tradizionale con uso di un vocabolario classico identico per tutti i canali, a partire dal racconto di una barzelletta che conta 3 milioni di visualizzazioni e 800 mila Like. E, alla fine, non ha promesso nulla nel Paese dove ai figli servono cinque generazioni ovvero cent’anni per passare dal reddito basso dei padri al reddito medio nazionale.
Matteo Renzi punta sulla spontaneità. Sbarcando su TikTok con il suo primo video, il leader di Italia Viva (con l’account @matteorenziufficiale, che ha per ora 5mila follower e circa 7500 like, mentre segue 12 utenti tra cui Calenda e Macron) parte con autoironia: non solo chiede «e che ci fai anche tu su TikTok? Ci mancavi solo tu…», ma prosegue, presentandosi: «per molti di voi io sono un esperto di “First reaction shock” o di “Shish”, linguaggi quasi più complessi del corsivo», facendo intendere di conoscere non solo i milioni di meme generati dal suo uso spericolato dell’inglese, ma anche gli ultimi trend dei social, come il corsivo.
Il vero problema è che stare su un social che non si conosce è come correre su un terreno franoso.
Come dimostra l’esordio di Carlo Calenda. Il leader di Azione, a un mese esatto dalle elezioni, ha aperto un profilo verificato che ha oltre 13mila follower (al 31 agosto 2022). Nel primo tiktok pubblicato, il politico, con approccio snob e dimesso, ha subito messo in chiaro di non saper ballare e non poter dare alcun consiglio di make-up, generando un effetto del tutto contrario a quello desiderato.
Qui viene generato un effetto avversativo perché Calenda non sa che ci sono decine di persone che su TikTok parlano di politica, filosofia, cucina, moda, quindi presentarsi dicendo io non sono come voi, crea distanza.
Senza aver conoscenza della nuova ondata #imparasuTiktok. Quindi si mette in atto una strategia di comunicazione digitale su una piattaforma senza sapere che ogni giorno su quella stessa piattaforma migliaia di persone (ragazzi) si confrontano su temi civili, ambientali, sociali. Non ci sono solo balletti divertenti.
Anzi non è proprio social. E’ un luogo di intrattenimento in senso lato: si può navigare attraverso i contenuti senza necessariamente avere una rete di contatti, di persone seguite, da cui attingere i contenuti. L’algoritmo, a noi oscuro, impara a suggerirci i contenuti da guardare, ma può anche proporci qualcosa di totalmente inaspettato. Da una parte segue il tuo gusto, dall’altra te lo crea.
Ma tutto ciò Carlo Calenda non lo sa.
Leggermente meglio sembra fare il Partito Democratico. Il Pd, non Enrico Letta, sfrutta un canale in cui si affronta una tematica con una grammatica adatta alla piattaforma. Lo si vede dalle prime reazioni al video che ha come protagonista Alessandro Zan. Pronto a difendere i diritti civili, mette in discussione i controversi e reazionari post sulle devianze.
Da qualche mese anche Giuseppe Conte ha investito molto sulla sua comunicazione su Tiktok, con un tocco che ritorna sempre. Il suo occhio ragazzi, con cui introduce una serie di video per criticare la destra, è stucchevolmente paternalistico. Della serie: vi stanno imbrogliando, ma non siete capaci di accorgervene da soli. Anche no.
E dal 2019 presidiano il social Salvini e la Meloni. Salvini sembra essere tornato Il Capitano su Tik Tok, in quanto ha la capacità di essere fresco e naturale. Più credibile verso il pubblico giovane. Salvini è più spontaneo nel modo di parlare e di porsi.
Meloni ha forse un approccio classico, non fa contenuti appositi per TikTok, inoltre ricicla video e li ritaglia e infatti non sempre hanno il formato verticale adatto all’app. Un gioco in difesa.
Prendiamo ad esempio non i giovani, ma i giovanissimi. Secondo una ricerca condotta di recente dal Pew Research Center, i teenager, secondo le loro stesse parole, sono “quasi costantemente” su Internet (il 46%, mentre il 48% lo usa solo molte volte al giorno). Il 3% si connette una volta al giorno e il residuo 3% che lo fa ancora meno di frequente.
La piattaforma cinese ad oggi in Italia conta oltre 14 milioni di utenti secondo l’ultimo report per il 2022 realizzato dall’istituto Social Media Trend: ed è frequentata da tantissimi della generazione Z che, il 25 settembre, voterà per la prima volta: un target molto interessante per qualsiasi candidato, di qualsiasi schieramento politico.
Sempre secondo il rapporto Pew Research, in questi ultimi otto anni le utenze tra i 13 e i 17 anni hanno abbandonato Facebook in massa: prima l’aveva usato almeno una volta il 71%, oggi il 32%. TikTok non esisteva (ha esordito nel 2018), oggi è al 67%, e il 16% degli adolescenti confessa di usarlo quasi costantemente.
Instagram è cresciuto dal 52% al 62%, così come Snapchat, dal 41% al 59%. In discesa anche Twitter, dal 33% al 23%, e l’ormai morente Tumblr, conosciuto solo dal 5% dei teenager. E irrinunciabile è sempre YouTube, al 95%.
Una ricerca Ipsos dedicata al rapporto tra under 30 e politica dichiara che giovani sono distanti, delusi e disillusi dai politici ma non disinteressati alla politica in sé. Il 78% del campione dichiara che la popolazione italiana stia vivendo un periodo di «ingiustizie e sfruttamento» e l’86% si dice arrabbiato per le diversità sociali presenti nel Paese. Il 78% del campione percepisce i partiti e i politici italiani come «distanti e disinteressati».
«Non siamo così stupidi che ci basta vedere un video per votarvi. Se ci volete intrattenere ok, ma non perdete tempo».
Questa la risposta di Emma Galeotti, influencer e tiktoker di 19 anni. La giovane esperta di linguaggi digitali e comicità 3.0, ha registrato quello che appare a tutti gli effetti un modo di rimbalzare la simpatia dei politici scandita a suon di meme e barzellette.
Emma tuona a nome di un’intera generazione raggruppata nell’elettorato dei giovani, che non si sentono così “plasmabili e rincogli*niti” da arrivare a votare qualcuno grazie a “un video con delle scritte e delle musichette accattivanti”.
La ragazza, con straordinario talento comico e satirico, smonta l’entusiasmo dei politici prossimi alle elezioni e lo fa abbracciando completamente il modello di comunicazione amato dai suoi coetanei: con un candore che spiazza e in soli 2.27 minuti.
Si è vero che Tik Tok è il social che vanta oltre l’80% di giovani e giovanissimi utenti.
Si è vero che il linguaggio e la grammatica di Tik Tok è nuova, inedita ed originale.
Si è vero che su Tik Tok, così come negli altri luoghi onlife, i giovani e giovanissimi sono consapevoli e capaci di affrontare temi sociali, civili e ambientali… non solo balletti!
Allora, forse, se i politici volevano dialogare coi giovani avrebbero potuto esplorare i loro linguaggi e la concretezza di sapere quali mondi possibili desiderano ed in che modo lo raccontano su Tik Tok.
Per non essere ancora una volta meme di se stessi.