Come ogni anno che si rispetti, ieri, lunedì 16 dicembre, il Sole 24 Ore ha pubblicato la sua Indagine sulla Qualità della vita, incoronando Bergamo come città italiana in cui si vive meglio.

Sembrano ormai un lontano ricordo le immagini dei mezzi militari che durante la pandemia trasportavano le salme delle vittime di Covid-19. In soli 4 anni, il livello di benessere sul territorio è migliorato così tanto da proiettare per la prima volta Bergamo al vertice della classifica nazionale.

Sul podio anche Trento e Bolzano

Non stupisce invece il risultato di Trento e Bolzano, rispettivamente seconda e terza in classifica, storicamente tra le città italiane in cui si vive meglio. Trento, in particolare, ha conquistato la prima posizione due volte dal 1990 ed è riuscita a rientrare nella top 3 ben 14 volte. Quest’anno brilla per la qualità della vita offerta a bambini, giovani e anziani e per i servizi eccellenti dedicati a queste fasce di popolazione. Tuttavia, mostra un lato più debole per quanto riguarda l’offerta culturale e ricreativa, classificandosi al 105° posto per la presenza di bar, cinema e ristoranti.

Bolzano, dal canto suo, vanta un record ancora più impressionante: è stata prima nella classifica generale 5 volte e tra le prime tre in ben 18 edizioni. Nel 2024 ha primeggiato per il tasso di occupazione, che sfiora l’80% (contro una media nazionale del 64%), ma si trova all’ultimo posto per l’aumento del costo della vita, una criticità che pesa sulla percezione complessiva del benessere.

Le città nella top 10 e la situazione al Sud

Nella top 10 anche Monza e Brianza (4° posto), Cremona (5° posto), Udine (6° posto), Verona e Vicenza (7°- 8° posto), Bologna (9° posto) e infine Ascoli Piceno. Immutata invece la situazione per le città del meridione che occupano tutte le ultime posizioni della classifica con Reggio Calabria in coda (107° posto), preceduta solo da Napoli e Crotone. La migliore al sud è Bari che, pur fermandosi al 65° posto, conquista 4 posizioni e torna ai livelli del 2022.

Tra i principali fattori che penalizzano queste aree spiccano la bassa aspettativa di vita, l’alto numero di imprese in fallimento, il divario salariale tra uomini e donne (noto come gender pay gap), elevati livelli di criminalità e un tasso di disoccupazione tra i più alti del Paese. Questi problemi strutturali continuano a ostacolare il progresso economico e sociale delle regioni meridionali, accentuando le disuguaglianze con il resto d’Italia. Nonostante ciò, il 2024 segna una nota positiva per il Sud: la crescita economica registrata in queste regioni è stata non solo superiore rispetto agli anni precedenti, ma anche maggiore rispetto a quella del Nord e del Centro.

La caduta delle grandi città

Anche la vita nelle grandi città ha subito un calo, penalizzate da fattori come l’aumento del costo della vita e le crescenti disuguaglianze di reddito. Milano, che nel 2023 occupava l’ottava posizione, scivola al 12° posto, principalmente a causa del caro vita che rende la città sempre meno accessibile. Firenze, invece, registra un crollo di ben 30 posizioni, passando dal 6° al 36° posto: un dato influenzato in larga misura dall’incremento dei reati, che ha peggiorato la percezione di sicurezza tra i residenti.

La situazione non è migliore per Roma, che subisce un arretramento ancora più marcato, passando dal 35° al 59° posto. La capitale è stata penalizzata dall’aumento delle disuguaglianze di reddito, che continuano ad acuire il divario sociale all’interno del tessuto urbano. Questo scivolamento testimonia le difficoltà delle grandi metropoli nel mantenere un equilibrio tra attrattività e sostenibilità, con problematiche strutturali che spesso penalizzano la vivibilità complessiva.

Come si svolge l’indagine?

L’indagine annuale del Sole 24 Ore valuta le province italiane sulla base di 90 indicatori suddivisi in 6 macrocategorie (ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero). Inoltre, in questa edizione, sono stati introdotti 27 nuovi parametri, tra cui il rischio idrogeologico, la cassa integrazione, il trend del PIL e le disuguaglianze reddituali, così da poter fornire un quadro che sia il più completo possibile. Per ogni indicatore viene poi attribuito un punteggio da 0 a 1000, a seconda delle misure messe in atto da ogni provincia.

È la prima volta nella storia dell’Indagine che Bergamo conquista il titolo di città più vivibile d’Italia. Nel 2020 occupava il 52° posto, penalizzata dagli effetti devastanti della pandemia, ma da allora ha iniziato una risalita costante: nel 2023 aveva già raggiunto la quinta posizione, in un anno che aveva visto Udine al primo posto, seguita da Bologna e Trento.

Il primato di Bergamo

Bergamo si è distinta in diversi ambiti, a partire dalla sanità, dove ha ottenuto il primato per l’indicatore di emigrazione ospedaliera, confermandosi come punto di riferimento per i pazienti non residenti. Ha raggiunto inoltre il terzo posto nella categoria “ambiente e servizi” e il settimo in “demografia e società”, dimostrando la capacità di coniugare sviluppo urbano e benessere sociale. Ancora più impressionante è il primo posto nell’indice di “sportività”, che misura la diffusione di atleti tesserati, il numero di società sportive e i risultati locali, con un’attenzione particolare allo sport paralimpico. Ma nonostante questi risultati eccellenti, la città presenta ancora margini di miglioramento. Nella categoria “ricchezza e consumi”, Bergamo si posiziona complessivamente al 23° posto, un dato penalizzato dalla 98ª posizione tra le province italiane per crescita del PIL pro capite. Uno squilibrio che sottolinea la necessità di ulteriori interventi economici per consolidare i progressi già ottenuti.

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