La Festa delle 7 Arti è un movimento artistico ideato da Francesca Chiala’ che riunisce musicadanzateatro, cinemaarti visivearchitetturapoesia.

Un happening di eventi inclusivi e di contaminazione delle arti durante i quali, in alcuni casi, il pubblico è addirittura coinvolto e diventa co-autore dell’opera d’arte, soprattutto se si tratta di bambini. La Festa rappresenta una forma di ricerca artistica, altruistica e sostenibile, che ingloba sia arte pubblica che privata e promuove un nuovo format basato sulla generosità degli artisti coinvolti.

Francesca Chiala’, le emozioni
in prima persona

Francesca Chiala’, sociologa, regista e artista, approda a questo nuovo concept creativo nel 2018 durante un tour tra Italia e Terra Santa per promuovere la pace tra Israele e Palestina. Dapprima a condurre le performance erano gli artisti, ci racconta, non lei. Ad un certo punto la rivelazione: perché non esternare quelle emozioni in prima persona? E così cominciò una straordinaria avventura. Francesca Chiala’ danza, si muove, coinvolge il pubblico, dipinge coi piedi, con le mani, con la testa, con il cuore.

Il senso di una nuova arte era nata: l’arte della passione, del coinvolgimento, della partecipazione. Chiala’ scopre che la danza riusciva a tirar fuori ciò che aveva boicottato, quel non detto, quel sopito dentro, quei sentimenti che non debbono uscire, quel senso di inesattezza che pervade la natura umana. Però, se è vero che esistiamo, è vero pure che le espressioni attraverso l’uso del corpo ci permettono di dire ciò che proviamo. Francesca si fa scultura, tela nel suo corpo, cornice nei segni colorati, lei stessa diventa opera d’arte. Ecco, forse così potremmo definire un’artista visionaria che ha ritenuto di essere libera a tal punto da omaggiare Leonardo e definire i tratti della Donna Vitruviana.

Il primo evento si tenne al Macro e aveva come finalità quella di raccogliere fondi per una scuola palestinese conosciuta l’anno prima. Con un po’ di duchampiana memoria, l’evento innestava un meccanismo creativo in cui a dettare il senso dell’opera era prima di tutto il contesto, nel nostro caso: museale, cioè il Macro. La sua fu un’inventiva immediata: non aveva considerato che lei stessa sarebbe stata opera d’arte, ma così fu. Un libro rosso al centro del foyer, un camerino aperto in uno spazio scenico, una fisarmonica, un paio d’abiti di scena e lo spettacolo era servito.

Improvvisazione e spontaneità

Le sue arti performative sono basate prima di tutto sull’improvvisazione, sulla spontaneità del gesto, sulla creazione libera senza collegamenti, sull’indipendenza. Autodeterminazione, emancipazione, autodecisione sono i suoi assiomi. Ma per tornare alla Palestina, ci rivela che lì la sordità è una malattia ereditaria perché i matrimoni sono contratti tra consanguinei e le unioni endogamiche. A Betlemme, Francesca tenne un concerto nella Chiesa nella Natività e c’era chi ascoltava, pur non potendo ascoltare.

Nel dicembre 2019 arrivò il debutto performativo, ma il covid lasciò il progetto ai nastri di partenza. Al settembre 2021 possiamo far risalire l’esordio come body artist, rigorosamente post pandemia. E’ a quel punto che matura la convinzione che non avrebbe più fatto performance nei musei: bisognava andare nelle periferie, fuori dal centro, usare nuove forze centrifughe.

A Corviale, alcuni la acclamarono come sindaca quella volta che danzò per il mitreo di Corviale, spazio artistico e centro per le arti della popolazione locale. Su un tetto in prossimità della metro di Cavour inoltre, mise in piedi una performance a favore delle donne afgane e contestualmente lanciò l’impresa successiva di Corviale. Una grande tela bianca disposta sulla terrazza della metro venne dipinta da movimenti liberi; la stessa tela, nell’alto verso, fu completata durante la performance all’ombra del Serpentone.

Francesca non fa attività artistica se non c’è una motivazione forte. Diversamente l’estro non arriva: è la motivazione che fa attivare la sua scintilla. Come nel caso delle attività svolte all’Esquilino. A gennaio 2024 presso la Casa dell’Architettura ha riunito tutte le associazioni che si impegnavano per capire come cambiare il volto a questa zona di Termini.

Ora avremo capito che la sua è un’arte impegnata, didascalica, educativa, civilmente destinata alla collettività.

Francesca collabora con molte associazioni che si spendono per la salvaguardia del pianeta e del mare. In ambito romano, l’artista contribuisce con le sue performance alle finalità di Tevereterno, nota associazione che si batte per la tutela del fiume, con cui condivide la visione di difesa e protezione delle acque. Per Tevereterno alcuni anni fa ha tenuto una performance nella porzione rivierasca antistante al grande murales Triumphs and Laments del 2022 di William Kentridge. L’evento ha visto il coinvolgimento di bambini ucraini, ospiti dei centri di accoglienza, e di studenti delle scuole Montessori. I ragazzi hanno lasciato le loro impronte su 120 metri di tela, accompagnati da musica e danza.

E’ stata questa l’occasione per cominciare una collaborazione anche con Marevivo, una realtà non profit che si occupa di sensibilizzare alla tutela e al rispetto del mare. Il 16 luglio 2024, presso Palazzo Colonna a Roma, sede di Confitarma, l’artista ha tenuto un evento a favore della campagna “ONLY ONE, One Planet, One Ocean, One Health” di Marevivo partita sulle navi scuola Palinuro e Vespucci della Marina Militare, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare.

Una Festa per la Madre Acqua che desidera gioiosamente stimolare le Istituzioni a rendere viva la “Legge Salva Mare”, approvata dal Parlamento Italiano due anni fa, con l’emissione dei regolamenti attuativi che, tra le tante cose, renderebbe legale per i pescatori raccogliere la plastica dai mari e dagli oceani.”

Attualmente l’artista è impegnata in un progetto in Vietnam realizzato in collaborazione con il Ministero degli Esteri, l’Ambasciata Italiana e la Fondazione di Cassa Depositi e Prestiti. L’iniziativa di body art e musica coinvolgerà orfani vietnamiti che, poco dopo aver tenuto workshop per tutto l’anno, giungono ora al momento finale che prevede una performance in cui dipingeranno con l’artista.

Sabato 14 settembre 2024 a Venezia la body artist presenterà la Donna Vitruviana, un’opera realizzata in vetro di Murano, sintesi tra Oriente e Occidente, che si ispira al sentimento rinascimentale leonardesco che poneva l’uomo al centro della riflessione umana, e al tempo stesso omaggia Marco Polo in occasione dei settecento anni dalla morte. La scultura riunisce levante e ponente, anima e corpo, sacro e profano.

Oggi l’artista realizza performance site specific in cui balla, dipinge il suo corpo, suona la fisarmonica, crea arti performative basate sull’improvvisazione; è inoltre performer e regista di documentari. Il suo è un viaggio nell’inconscio individuale che si confronta con l’inconscio di tutti gli artisti che incontra, coinvolgendo spesso il pubblico in una grande festa di solidarietà in cui risuonano i valori del rispetto e della tutela dell’ambiente e del mare.

 

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