Tornano i Diversity Media Awards, i premi che ormai da sette anni sono un’importante riconoscimento per i prodotti mediatici e culturali che meglio hanno saputo raccontare e rappresentare con maggior equità tutti i colori della diversità.

Anche quest’anno i premi di Diversity, guidata da Francesca Vecchioni, si dividono in dodici categorie che coprono i prodotti mediatici più consumati dal pubblico, dalle serie tv, ai film, alla pubblicità, ai podcast, ai prodotti per i bambini fino all’ampio e variegato mondo dei contenuti digitali.

La cerimonia si terrà il 24 maggio al Teatro Franco Parenti e sarà trasmessa il 28 maggio su Rai 1 e RaiPlay. Su questa pagina è possibile partecipare alle votazioni e scegliere per ciascuna categoria il proprio candidato preferito.

Una premiazione che è la punta dell’iceberg di un lavoro che si sviluppa lungo tutto l’anno e che analizza ore e ore di tg, video, contenuti che ogni giorno entrano nelle case degli italiani attraverso pc, smartphone, tv, radio.

Tutti i dati confluiscono poi nel Diversity Media Report, la ricerca annuale sulla rappresentazione inclusiva nei media italiani condotta da Diversity con l’Osservatorio di Pavia e un Comitato Scientifico proveniente dalle maggiori università italiane.

Dal report di quest’anno è chiaro che molta strada c’è ancora da fare per arrivare alla corretta ed equa rappresentazione delle ‘diversità’ nei media, soprattutto mainstream, ma qualcosa si muove e ci sono ambiti della multimedialità in cui si sono fatti davvero molti passi avanti su questo tema.

Informazione, tg e diversità:
a che punto siamo

L’analisi è divisa in due filoni, quello dell’informazione pura e quello dei prodotti di intrattenimento, nelle loro varianti più popolari e seguite dal grande pubblico.

Per capire come l’informazione tratta i temi legati alla diversità ovvero alle categorie relative alle differenze generazionali, di nazionalità ed etnia, di genere e identità di genere, di disabilità, e orientamento sessuale, sono state prese in considerazione le edizioni prime time dei sette tg nazionali: Rai, Mediaset e La7.

In questo contesto, ancora dominato dalle notizie relative alla pandemia, cresce del 6% l’attenzione per temi, persone ed eventi legati a genere e identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, età e generazioni, etnia, disabilità, con un’incidenza di notizie totali del 23% sull’agenda complessiva.

Tra queste diversità però, sono state più spesso alla ribalta quelle relative all’etnia e all’identità di genere, mentre molto meno spazio e attenzione hanno ricevuto invece le tematiche e le storie relative alla disabilità e all’orientamento sessuale e affettivo che rimangono marginali (1,2% e 0,8%).

Ancora, la scelta di dare spazio a queste tematiche è legata o alle cattive notizie di cronaca o al dibattito politico, come quello, infuocato, che ha accompagnato la legge Zan.

Ma i ricercatori sottolineano anche che un evento invece positivo, come le Paralimpiadi di Tokyo, ha dato un grande impulso, purtroppo solo fugace e momentaneo, non solo allo spazio conquistato dalla disabilità nei tg, ma anche a un miglioramento del modo in cui in questo caso il tema è stato affrontato.

Molti servizi infatti hanno correttamente raccontato non solo l’impresa sportiva, ma l’atleta stesso non cadendo nella facile narrazione pietistica.

Cinema, tv, serie e digitale: come si racconta la diversità
nei prodotti di intrattenimento

Si confermano, anche nel 2021, più attenti al racconto delle diversità i prodotti di intrattenimento. L’analisi condotta dal Diversity Media Watch su oltre 180 prodotti ha fatto emergere nel 2021, rispetto all’anno precedente, un ampliarsi dei temi trattati.

In generale, anche nell’ambito dell’intrattenimento rimane un buco nero che è quello relativo alla rappresentazione della disabilità, quasi inesistente.

Un’attenzione particolare è stata data invece al racconto delle generazioni, ma quasi esclusivamente di quelle più giovani, protagoniste di diverse serie e film.

Nell’ambito dei prodotti di intrattenimento, una grande attenzione ai temi della diversità è stata riscontrata soprattutto nelle categorie Kids, quindi serie rivolte ai più piccoli e in quella delle serie tv straniere.

In questo caso, la serialità di casa nostra non tiene il passo, nemmeno se si prendono in considerazione oltre al prodotto finale, la rappresentanza di diversità in ruoli dietro le quinte, ovvero regia, produzione esecutiva e sceneggiatura.

Anche tutto il mondo dei contenuti digitali si conferma sempre più attento alle tematiche della diversità. I temi relativi vengono affrontati con grande libertà e anche approfondimento qualitativo.

 Uno degli strumenti migliori in questo senso si sta rivelando il podcast: sono molte le produzioni che parlano, bene e in modo davvero inclusivo di questi temi.

Molto indietro invece, rimane la produzione televisiva soprattutto generalista, non solo in termini quantitativi di rappresentanza ma anche in termini qualitativi. Ovvero, quando le tematiche sulla diversità trovano spazio, vengono ancora raccontate in modo paternalistico o pietistico o comunque in un modo non corretto.

Eppure, anche in televisione, con molta più lentezza si stanno registrando iniziative che provano a tenere il passo con gli altri media, per allungarlo questo passo, basterebbe un po’ di coraggio in più.

Condividi: