In questo periodo storico in cui le attività sportive sono state sospese e la maggior parte dei ragazzi e ragazze delle superiori sono bloccati a casa, lasciando impigrire il corpo, è molto importante dare spazio e attenzione all’attività fisica per prevenire numerosi disagi psicofisici.

Questo articolo ambisce a far riflettere sulla possibilità che si possa apprendere anche attraverso gli arti e non sono con la testa. L’italiano che è una lingua straordinaria annovera nel suo dizionario la parola rimembrare che collega (come suono non etimologicamente) il ricordare alle membra.

È esperienza di ogni studente quella che quando si cerca di imparare a memoria, ad esempio una poesia, ci si ritrova a camminare su e giù per una stanza. Il movimento del corpo aiuta il processo di apprendimento e in alcuni casi è addirittura una via privilegiata. Pensiamo ad esempio alla matematica e la sua connessione alla musica e al ritmo. Una cosa spesso noiosa come le tabelline può diventare un’esperienza molto divertente e stimolante se si usano i piedi, le mani, se si salta e ci si muove. La body percussion è un’attività che i bambini amano.

Sono anche molto consigliate le attività circensi, in particolar modo sono particolarmente indicate per chi ha delle difficoltà di coordinazione. Molto spesso bambini con disturbi specifici dell’apprendimento annoverano tra le difficoltà una non completa laterizzazione e molti impedimenti negli incroci. La giocolerìa, attraverso un approccio ludico che piace molto al bambino, permette di incontrare il limite senza dover soccombere al senso di frustrazione; le ricadute sulla qualità della grafia e dell’attenzione sono davvero rilevanti.

Dobbiamo avere cura che ogni giorno il corpo degli studenti sia attivato, è come il campo che viene arato prima di essere seminato, permette al bambino di svegliarsi e di essere poi pronto alla lezione in classe o nel fare i compiti a casa. L’uso dei ritmi associato alle filastrocche per i più piccoli e a piccoli brani per i più grandi aiuta l’evolvere dell’attività espressiva e arricchisce il loro vocabolario. Questa metodologia è molto utile anche per l’apprendimento delle lingue straniere, per questo vi consiglio di dare un’occhiata a questa bravissima insegnante Susan Lattanzi Roser e al suo libro: Energizers! 88 Quick Movement Activities That Refresh and Refocus, potete averne un assaggio guardando questo video.

A Giugno qualche anno fa, con la ripresa della bella stagione, accompagnai mio nipote di 6 anni al mare. Subito si precipitò in cabina per cambiarsi, e messosi in costume calzò infine un paio di pinne per poi dirigersi di corsa verso il bagnasciuga. Ma una volta arrivato improvvisamente frenò per restare in silenziosa contemplazione qualche minuto. Incuriosito per la singolare frenata proprio al cospetto del tanto desiderato mare, mi avvicinai a lui per chiedere spiegazioni ricevendo una buffa risposta: “credo di essermi scordato come si fa a nuotare”.

È certamente vero che in quel momento non ricordava come si facesse per il semplice fatto che si stava affidando ad un tipo di memoria sbagliata addirittura pericolosa per chi sta per lanciarsi verso l’azione o voglia affrontare ricordi che richiamino il movimento; pericolosa sino al punto di interdirne l’esecuzione. Altro esempio efficace è immaginarsi in bicicletta impegnati nel tentativo di rammentarsi come si fa a rimanerne in equilibrio: nel giro di pochissimo certo si cadrebbe rovinosamente.

Allora è legittimo chiedersi che tipo di memoria si usi quando spinti verso l’azione ripercorriamo movimenti ormai imparati, entrati dunque nel nostro corpo delle abitudini, che ci appartiene in quanto nostro spazio, dunque campo vitale.

Che la memoria delle membra pur tanto utilizzata sia mal descritta e poco illuminata dalla luce della coscienza  lo dimostra la voce della TRECCANI che alla parola RIMEMBRARE così recita: “Ricordare, avere presente o rievocare nella propria memoria” e a seguire una serie di citazione letterarie tra cui quella celebre di Leopardi. Nessun riferimento dunque alla distinzione tra una memoria dell’intelletto ed una delle membra.

Ma volgiamo il nostro sguardo verso il bambino piccolo: è evidente che i suoi primi gesti siano fatti attraverso un processo di imitazione necessario per spingerlo verso l’azione. Ma una volta imparato un gesto lo può tranquillamente rifare con una sorprendente similitudine al precedente ed in questo caso senza che altre qualità della memoria intervengano a soffocarne la rievocazione gestuale.

Se rimembrare vuol dire portare alla visione un gesto, smembrare vuol dire allora operare il suo opposto. Per procedere alla conoscenza delle cose è necessario prima disgiungere, separare (Platone lo chiamava diàiresis, da cui dieresi) e poi unire, synagoghè, mettere  insieme. Questo esercizio del disgiungere e poi del riunire è la rievocazione che il gesto compie nel momento in cui rimembra riportando a coscienza un ricordo più o meno antico, ancestrale, direi archetipico e dormiente nel corpo delle abitudini, universale, la memoria collettiva dei gesti.

Possiamo e dobbiamo in questo momento storico così intriso di digitale, ricordarci di chi ci ospita tutti i giorni, il corpo.

“Non muovere mai l’anima senza il corpo, né il corpo senza l’anima, affinché difendendosi l’uno con l’altra, queste due parti mantengano il loro equilibrio e la loro salute.” Platone

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