Uscito per San Valentino, Romeo è Giulietta non è l’ennesima versione per il grande schermo della celeberrima tragedia di William Shakespeare: la cosiddetta più grande storia d’amore di tutti i tempi, infatti, questa volta fa solamente da scenografia al plot, una commedia divertentissima e sagace in salsa femminista e queer.

Leggo recensioni assurde che vendono il film come rilettura pop del grande classico, quando, invece, appunto, non si parla per nulla di quella bellissima storia d’amore, piuttosto di parità di genere, omosessualità, autodeterminazione femminile, rapporti queer durante provini e prove del Romeo e Giulietta.

“Romeo è Giulietta”,
Castellitto e Fogliati insuperabili

Mostro di bravura sia il Maestro Sergio Castellitto, sia Pilar Fogliati, vera regina queer del lungometraggio, che, per 3/4 del film, recita al maschile (proprio come molte donne, nel passato, hanno dovuto vestire i panni degli uomini per esercitare professioni riservate solamente ai maschi).

Pilar Fogliati

Molto divertente la sceneggiatura, ben scritta e a tratti scompiscionevole, con tocchi poetici, melanconici, commoventi pure. Giorgio Haber e Margherita Buy indiscutibili, Geppi Cucciari identica a sé stessa e per questo irresistibile, Asia Argento come cammeo (con tanto di dedica affettuosa del regista): tutto è assolutamente godibile, anche perchè la commedia degli equivoci, il tema del doppio e la recitazione en travesti sono meccanismi narrativi più che sperimentati in qualunque esperienza artistica, lungo i secoli.

Interessante la rilettura dell’amore tra Capuleti e Montecchi

Interessante e originale, invece, la rilettura dell’amore che sovrascrive il grande classico tra Capuleti e Montecchi, determinando l’autenticità identitaria e la spontaneità comportamentale come nuovi valori del sentimento e delle relazioni: una donna disposta a tradire il fidanzato per affermarsi, un fidanzato che ama senza il kit patriarcale di possesso-gelosia-prevaricazione-egotismo, l’omosessualità (finalmente rappresentata anche quella femminile) raccontata come variante insignificante delle relazioni affettive, in nome di quella uniqueness (cultura dell’unicità) che noi rewriters tanto cavalchiamo per costruire una nuova sostenibilità sociale.

Non manca una critica divertita e feroce al mondo dello spettacolo, con personaggi e comportamenti macchiettistici ma drammaticamente veri e attuali.

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