Maschi di varie fasce di età, etero e gay, e le/i loro partner: sono i target di questa ricerca, alla sua seconda edizione, dell’Università di Pavia, che racconta un cambiamento generazionale significativo nell’approccio alla salute sessuale maschile.

Salute sessuale, le nuove generazioni
e il confronto

Se i gruppi di età più avanzata mantengono un atteggiamento riservato, spesso affrontando il problema solo quando diventa insostenibile e cercando soluzioni che garantiscano discrezione, le nuove generazioni mostrano una maggiore apertura e proattività, sono pronte a confrontarsi con il medico e a condividere con i pari eventuali difficoltà, dimostrando che un dialogo più consapevole e sereno sulla sessualità maschile è possibile e in crescita.

Le nuove generazioni – afferma il prof. Flavio Antonio Ceravolo, Associato di Sociologia e Direttore del progetto di ricerca – sono più aperte al confronto con una problematica sessuale, non hanno paura di parlarne con i contatti fidati e con un medico. Questo ci lascia ben sperare anche nell’approccio alla vita di coppia con un atteggiamento proattivo e rispettoso di sé e dell’altro.

C’è da dire che il campione ‘giovane’ che abbiamo intervistato aveva in percentuale un grado di istruzione molto alto, laureato o laureando, riconducendo la riflessione all’importanza dell’istruzione connessa alla consapevolezza e alla presa di posizione per migliorare la qualità della vita. Questo è un valore di importanza sempre crescente nelle nuove generazioni, che si prendono cura di sé a partire da nutrizione e attività fisica.

Le generazioni più adulte invece hanno un atteggiamento più chiuso: quando decidono di affrontare il problema lo fanno nel più stretto riserbo, a volte sperimentando acquisti online senza controllo medico, per tentativi – anche se dichiarano il contrario – per sfuggire al confronto con lo specialista. Nei casi di maggior disagio, c’è una accettazione passiva senza indagine che in molti casi potrebbe risolversi con la correzione della routine giornaliera, abbassando lo stress e il cortisolo, nemici del benessere, in favore di una ritrovata sessualità attiva e soddisfacente”.

Se durante la prima edizione della ricerca Occupiamoci di uomini – La salute
sessuale maschile fra tabù e disinformazione
ad essere intervistati erano i medici, adesso lo sono gli interessati, suddivisi in: 1. Un gruppo di potenziali pazienti maschi eterosessuali, suddiviso a sua volta in tre differenti target anagrafici; 2. Un gruppo di partner femminili; 3. Un gruppo di uomini con orientamento omosessuale (entrambi questi due ultimi gruppi con un target anagrafico ampio), per capire più a fondo come la sessualità e le patologie connesse vengano davvero vissute dagli italiani.

Considerando il caso della disfunzione erettile, dai gruppi presi in esame, si trova conferma di quanto descritto dai medici con alcuni elementi estremamente interessanti evidenti target per target:

Gruppo Maschile 51-60 anni: l’imbarazzo

La problematica è vissuta con grande imbarazzo e rappresenta ancora uno stigma sociale e traumatico molto forte. Gli intervistati hanno confermato sostanzialmente che si rivolgono al medico e se ne fanno carico soltanto quando è impossibile continuare a ignorare i sintomi. E davanti a uno specialista c’è comunque una sensazione di profonda vergogna.

Se la disfunzione è di carattere meccanico, si tende ad associarla all’invecchiamento e non si condivide la propria condizione con il partner in un dialogo aperto. Invecchiamento che diventa nella testa dei pazienti sia spiegazione ai propri sintomi, sia alibi che frena la ricerca di una diagnosi, l’affrontare una cura ed eventualmente una risoluzione. Se la disfunzione è causata da fattori di carattere psicologico, il freno è ancora maggiore e l’autoanalisi necessaria per scardinare l’empasse (momentaneo) ancora più difficile da contemplare come potenziale soluzione.

L’impotenza – momentanea, patologica o psicologica – è ancora vissuta da questo target di età come una condizione che non va condivisa con nessuno, a malapena con i medici. Arrivare a curarsi in questo caso è vincolato alla possibilità che si tratti di soluzioni di automedicazione, riservate e lasciate all’iniziativa del singolo per la gestione. Soluzioni che non devono essere però imbarazzanti da somministrare e che possono essere trovate e sperimentate se disponibili in punti vendita di fiducia con un professionista che si metta discretamente in ascolto.

Gruppo maschile 40-50 anni: il bisogno di normalità

E’ vissuto in modo ancora più violento, perché viene a mancare l’alibi dell’invecchiamento. C’è una forte chiusura rispetto all’esterno, che va di pari passo con un importantissimo bisogno di normalità, di continuare a far parte del gruppo dei pari di cui si mantengono attive e in funzione tutte le caratteristiche comuni, in primis una vita sessuale attiva.

Solo gli intervistati più giovani del target, i 40enni, arrivano ad aprirsi con imbarazzo con il gruppo dei pari quando la situazione non è più gestibile in autonomia e quando diventa grave. Più ci si avvicina ai 50 anni e più si tende a vivere questa condizione con rassegnazione e come segno di un invecchiamento che è vissuto come un percorso di non ritorno ad una condizione ottimale della performance sessuale. Nella considerazione di questo target, i presidi medici a disposizione devono essere facilmente accessibili e gestibili in autonomia nella discrezione di casa propria o comunque nel privato, fintanto che non risultino imbarazzanti.

Gruppo maschile 20-30 anni: la situazione si ribalta

È un target di età che non prende minimamente in considerazione la possibilità di soffrire di disturbi sessuali, di disfunzione erettile ad esempio, ma si dimostra più aperto al confronto e meno intimorito dal gruppo dei pari. Si riscontra sempre una situazione di imbarazzo, ma non tale da paralizzare la gestione della condizione sopraggiunta.

Non vivendo direttamente la problematica, a parole, si dicono pronti a confrontarsi con un medico nel momento in cui dovesse insorgere l’esigenza. In questo target si riscontra anche una maggiore libertà di raccontarsi e di descrivere il proprio orientamento sessuale. È interessante notare che questo target group è composto da persone laureate e di buona cultura, una caratteristica che potrebbe aver contribuito a un atteggiamento più aperto e informato verso la sessualità e la salute in generale.

Questo aspetto suggerisce che il livello di istruzione e il background culturale possano influire positivamente sulla capacità di affrontare certi argomenti con maggiore consapevolezza e serenità. Rispetto a questo focus target è opportuno evidenziare due tematiche rilevanti che meritano attenzione. Il primo aspetto interessante riguarda il modo in cui la disfunzione sessuale, nonostante la sua serietà, venga talvolta trattata con toni sardonici, probabilmente nel tentativo di sdrammatizzare la situazione. Questo atteggiamento potrebbe essere interpretato come una forma di difesa, che però rischia di sminuire la gravità del problema e di ritardare l’approccio terapeutico adeguato.

Il secondo tema solleva questioni ancora più ampie e complesse, legate alla sfera dell’educazione sessuale e allo sviluppo psicologico dei giovani. Un fenomeno emerso, infatti, è quello della pubertà precoce, influenzata dall’esposizione a contenuti sessuali e affettivi attraverso i media e i canali digitali. Durante i colloqui, alcuni partecipanti hanno raccontato di aver vissuto una sorta di sviluppo sessuale anticipato, causato dall’esposizione precoce a immagini e contenuti sessualmente espliciti. Questo fenomeno non solo accelera lo sviluppo cerebrale, ma anticipa anche l’ingresso nella pubertà.

Accanto ai fattori ambientali e chimici, i media sembrano giocare un ruolo determinante nel modellare la crescita psicologica e sessuale dei più giovani, con effetti che potrebbero risultare negativi se non monitorati adeguatamente. Questo aspetto solleva interrogativi importanti non solo sulla salute sessuale, ma anche sul benessere psicologico delle nuove generazioni, sottolineando la necessità di un’educazione sessuale mirata e di un’attenta sorveglianza degli strumenti digitali a cui sono esposti i ragazzi.

L’esposizione precoce a contenuti sessuali non solo rischia di compromettere uno sviluppo equilibrato, ma potrebbe anche influire sul modo in cui le future generazioni affronteranno i temi della sessualità, della salute e delle relazioni affettive. È dunque fondamentale continuare a monitorare questo fenomeno e analizzare in che modo i cambiamenti nell’ecosistema mediatico stiano influenzando la crescita dei giovani.

Gruppo partner donne: dialogo e crescita

Il gruppo di intervistate donne, partner di uomini affetti da disfunzione erettile, ha rivelato una complessità di opinioni e sentimenti, mostrando come la questione venga percepita in modi diversi.

Le donne intervistate hanno espresso una forte sensazione di esclusione quando i loro partner affrontano la disfunzione sessuale senza condividerne il peso emotivo. Questo comportamento genera un processo di consapevolezza lungo e difficile, in cui il problema viene spesso ignorato involontariamente, danneggiando la relazione. Le giovani partner, in particolare, non comprendono perché si eviti di affrontare la questione, percependo questa mancanza di condivisione come una perdita di fiducia e complicità nel rapporto.

In merito alla sessualità, si evidenzia un riconoscimento del suo ruolo fondamentale, sebbene non sempre sia correlato a legami stabili e profondi. La performance sessuale può avere un peso diverso a seconda delle circostanze: in alcuni casi, può risultare meno rilevante, mentre in altri diventa centrale. Tuttavia, quando si verifica una mancata discussione su questo
tema, il problema diventa serio
soprattutto quando viene interpretato come un segnale di distanza emotiva tra i partner.

Infine, emerge l’importanza del contesto culturale e delle aspettative di genere. Le donne si interrogano sul loro ruolo nella creazione di tali aspettative e su come queste evolvono in una società in cambiamento. È cruciale affrontare apertamente la sessualità come strumento di relazione, promuovendo un cambiamento che deve avvenire non solo a livello personale, ma anche culturale e sociale. Questa apertura è fondamentale per superare le barriere e facilitare una comunicazione più sincera e profonda all’interno della coppia, contribuendo così a una maggiore comprensione e supporto reciproco.

Gruppo maschile con orientamento omosessuale: apertura e cura di sè

Per comprendere in modo più approfondito la tematica della salute sessuale maschile, la ricerca ha deciso di ampliare il proprio campo d’indagine, includendo un campione di uomini con orientamento omosessuale. Questa scelta riflette la consapevolezza che la comunità gay, tradizionalmente più aperta nel parlare di sessualità, rappresenta una risorsa preziosa per comprendere dinamiche e approcci che potrebbero sfuggire ad altri contesti.

Un elemento chiave emerso è la maggiore consapevolezza sessuale, che vede la sessualità non solo come un atto fisico, ma come una parte integrante del benessere relazionale e identitario. Per molti, la cura della propria salute sessuale è strettamente legata al modo in cui vivono la loro identità e le relazioni, con una maggiore attenzione e apertura verso i temi legati alla salute.

Un altro aspetto rilevante riguarda il rapporto con il medico. Gli uomini di questo target group mostrano generalmente meno timore nel consultare un medico quando si tratta di salute sessuale, ma è fondamentale per loro trovare il medico giusto: un professionista non giudicante, sensibile alle esigenze specifiche della comunità e capace di instaurare un rapporto di fiducia. In questo contesto, il medico viene visto come un vero e proprio alleato nella gestione della sessualità, non solo un esperto, ma una figura di riferimento in grado di fornire supporto con competenza e strumenti concreti. Rispetto agli uomini eterosessuali, emerge quindi in questo target group, una maggiore consapevolezza nell’affrontare i temi di salute con un approccio proattivo e meno condizionato da tabù o stigmatizzazioni. Un atteggiamento che può contribuire a un benessere complessivo più ampio e duraturo.


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