Sulla scena dei teatri italiani da più di 10 anni le Nina’s Drag Queen sono una compagnia teatrale unica nel suo genere. Nascono per caso nel 2007 da un’iniziativa di Fabio Chiesa, attore della Compagnia Atir, che ha la buona idea, e tornando indietro con il senno di poi una grande intuizione, di invitare amici attori a concludere con uno spettacolo drag il primo festival organizzato dalla compagnia stessa.

Quello che sembrava essere qualcosa di improvvisato per divertirsi e divertire è stato l’incontro di un gruppo di professionisti che da subito ha colto l’idea come un nuovo inizio professionale e artistico. Sei artisti: attori, danzatori, performer, e non solo, che uniscono leggerezza, arte e cultura pop in forme di spettacoli teatrali che conquistano occhi e cuore. Amanti delle grandi dive del passato e anche dei classici teatrali le Nina’s sono Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Sax Nicosia, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò: istrionici, sensibili, audaci, irriverenti.

In loro convivono e trovano espressione forme di arte che negli anni si sono indirizzate verso la rilettura e riscoperta di alcuni classici teatrali. Presenti in rassegne e festival in tutta Italia le Nina’s hanno messo in scena la loro versione di grandi classici come Il giardino delle ciliegie e Queen Lear (dal Re Lear di Shakespeare!) e su questi grandi classici si muovono con ironia citando con movenze o performance grande icone di femminilità pop. Non dovrete sorprendervi se doveste vedere nel corso di una loro rappresentazione omaggi a Raffaella Carrà o Wanda Osiris e sicuramente questa loro capacità di condurre la cultura teatrale su un binario leggero avvicina un pubblico curioso che è disposto a mettersi in gioco e veder rivisitato un testo classico in una versione mai vista prima.

Negli ultimi 2 anni la pandemia ha portato tutti all’isolamento e alla chiusura, e nella migliore delle ipotesi a singhiozzo, di teatri e forme di arte dal vivo di cui forse abbiamo riscoperto l’importanza ma le Nina’s non si sono fermate e hanno pensato a iniziative on line e di presenza, l’ultima delle quali si chiama Drag Evolution On Life: video, podcast e laboratori per riprendere il contatto con il pubblico e stimolarne creatività, protagonismo e partecipazione. Le Nina’s ci aiutano a reinventarci nei panni di una Drag, e se si entra a far parte del loro mondo si entra a far parte di una comunità e si vive lo spirito da loro chiamato sorellanza. Come dicono loro stessi la frase “siamo tutti fratelli” non è che abbia portato a chissà quale risultato, forse cambiare in “siamo tutte sorelle” potrebbe liberare noi stessi da certi stereotipi e guardare oltre quel che ci hanno detto che siamo.

Io sono testimone di questi laboratori che oserei definire quasi terapeutici. Nel 2017 cercavo qualcosa di diverso, che non fosse solo un corso di teatro e venni a conoscere le Nina’s Drag Queen; mi iscrissi ad un loro corso che se non ricordo male si chiamava Le Pochette. Non era un corso per fare diventare una Drag Queen, sarebbe sbagliato e riduttivo definirlo tale, era molto di più. Purtroppo ho dovuto mollare per motivi personali dopo poche lezioni ma quelle prime mi rimasero nel cuore e credo di poter dire che mi aiutarono con la mia fisicità, con la mia femminilità; i partecipanti erano sia uomini che donne, i nostri insegnanti e modelli d’ispirazione le Nina’s, una sala prove, musica e tanta voglia di spogliarsi, di togliersi di dosso gli abiti sociali e stereotipati di ogni giorno per urlare con una voce diversa, quella del proprio corpo al fine di creare un personaggio Drag Queen o Faux Queen (il corrispettivo di una drag queen, interpretata da una donna e non da un uomo).

La cultura Drag è da sempre l’eccesso, la femminilità estrema, l’estremizzazione di quegli aspetti che sotto la maschera drag liberano la follia di tutti noi permettendoci di farci dire e fare cose che altrimenti non avremmo il coraggio di dire o di fare. Ricordo ancora le lezioni per muoversi sentendosi un pavone che prima di tutto piace a se stesso, le sfilate ad ancheggiare, i richiami ad usare le mani, a muovere le braccia come tentacoli sinuosi, e non per diventare una macchietta di se stessi, ma per ritrovare quella parte di sé che aspetta di uscire allo scoperto. Quelle due ore d’incontro e confronto, in una stessa sala, tra 6 professionisti e vari sconosciuti sono stati impegnativi e divertenti allo stesso tempo. Quelli come me si erano recati lì alla ricerca di qualcosa che li sbloccasse; inizialmente sembrava solo un momento di evasione, come un qualsiasi corso che si sceglie per spezzare la monotonia quotidiana, invece per alcuni di noi è stato un’inizio, proprio come lo è stato per le Nina’s quella prima volta che accettarono l’invito a far parte di uno spettacolo Drag in quella che doveva essere una singola serata divertente.

Provate a conoscerle e a conoscervi un po’ di più.

Sul soggetto Drag Queen non posso non ricordare e invitare a vedere, per quei pochi che non l’avessero ancora visto  un classico cinematografico Priscilla la regina del deserto; un film cult per costumi (premio oscar), interpretazioni (con un grande Terence Stump) e le fantastiche  canzoni degli Abba. Un film che vi farà ballare, sorridere ma anche riflettere e venir voglia di indossare dei costumi che si alzano sollevati dal vento in un assolato pomeriggio australiano. Di questo film ho preferito non mostrarvi il solito trailer ma uno dei tanti momenti musicali e di grande spettacolo.

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