Secondo la futurologia (o futures studies), un tipo di indagine che ha per scopo la previsione degli sviluppi futuri della tecnologia grazie all’uso di modelli matematici e tecniche stocastiche, una singolarità tecnologica è un punto, secondo congetture che riguardano lo sviluppo di una civiltà, in cui il progresso tecnico accelera oltre la capacità di comprensione degli esseri umani. Nello specifico, la singolarità si riferisce all’avvento di un’intelligenza artificiale superiore a quella umana, e alle conseguenze che ne deriverebbero: una società nella quale la macchina avrà raggiunto un’evoluzione tale da essere superiore all’essere umano. Se una singolarità possa avvenire è ancora materia di discussione, tuttavia è innegabile che siamo già protagonisti (spesso involontari) di una irrefrenabile innovazione tecnologica che, a mio parere, sta andando dritta proprio verso la singularity. Quella che stiamo vivendo è una curva di accelerazione tecnologica destinata a rivoluzionare il concetto di civiltà umana, e in cui l’unica costante è che comprenderemo sempre meno l’innovazione tecnologica stessa. Fondamentale, dunque, è avere obiettivi chiari per poter sfruttare al meglio tutte le potenzialità che la scienza ci sta offrendo.

Nascita del termine Singularity

Il termine Singularity non nasce con il grande libro del 2005 scritto dallo scienziato Raymond Kurzweil, The singularity is near (La singolarità è vicina), ma intorno al 1950, quando il matematico polacco Stanislaw Ulam, riferendosi a una conversazione avuta con il fisico e informatico ungherese John von Neumann, disse

“Una conversazione centrata sul sempre accelerante progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli esseri umani, che dà l’apparenza dell’avvicinarsi di qualche fondamentale singolarità della storia della razza oltre la quale, gli affanni degli esseri umani, come li conosciamo, non possono continuare”.


In seguito, nel 1965, il matematico Irving J. Good descrisse un concetto ancora più simile al nostro significato contemporaneo di singolarità, nel quale incluse anche l’avvento di un’intelligenza sovrumana:

“Diciamo che una macchina ultraintelligente sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali di qualsiasi uomo per quanto sia abile. Dato che il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una esplosione di intelligenza, e l’intelligenza dell’uomo sarebbe lasciata molto indietro. Dunque, la prima macchina ultraintelligente sarà l’ultima invenzione che l’uomo avrà la necessità di fare”.


Il concetto di singolarità tecnologica come lo conosciamo oggi viene accreditato al matematico e romanziere Vernor Vinge, che cominciò a parlare di singolarità negli anni Ottanta del secolo scorso, raccogliendo le sue idee nel primo articolo sull’argomento, Technological Singularity del 1993. Questo saggio contiene l’affermazione, spesso citata, secondo cui

“entro trent’anni, avremo i mezzi tecnologici per creare un’intelligenza sovrumana. Poco dopo, l’era degli esseri umani finirà”.


La singolarità di Vinge è comunemente ed erroneamente interpretata come l’affermazione che il progresso tecnologico crescerà all’infinito, come avviene in una singolarità matematica. In realtà, il termine è stato scelto, come una metafora, prendendolo dalla fisica e non dalla matematica: mentre ci si avvicina alla singolarità, i modelli di previsione del futuro diventano meno affidabili, esattamente come i modelli della fisica diventano inefficaci in prossimità, per esempio, di una singolarità gravitazionale. Nel suo saggio, Vinge argomenta che, con l’avvento della singolarità, gli esseri umani saranno trasformati in una forma di intelligenza superiore.

La singolarità secondo Kurzweil

Secondo Ray Kurzweil, se si analizza il progresso tecnologico si scopre che l’evoluzione della tecnologia segue un processo esponenziale e non lineare come invece potremmo pensare. Nel suo saggio, propone una generalizzazione della legge di Moore, che descrive un andamento esponenziale della crescita della complessità dei circuiti integrati a semiconduttore e che forma la base delle convinzioni di molti sulla singolarità. Kurzweil estende questo andamento includendo tecnologie molto precedenti ai circuiti integrati ed estendendolo al futuro. Egli crede che la crescita esponenziale della legge di Moore continuerà oltre l’utilizzo dei circuiti integrati, con l’utilizzo di tecnologie che guideranno alla singolarità tecnologica.
La legge descritta da Kurzweil ha in molti modi alterato la percezione della legge di Moore nel pubblico: è un credo comune (ma errato) che la legge di Moore faccia previsioni che riguardino tutte le forme di tecnologia, quando in realtà essa riguarda solo i circuiti a semiconduttore. Molti futurologi usano ancora l’espressione legge di Moore per descrivere idee come quelle presentate da Kurzweil. Ma realizzare previsioni a lungo termine, almeno in parte corrette, su dove riuscirà ad arrivare la tecnologia, è praticamente impossibile. Ancora troppo spesso si pensa al progresso tecnologico come qualcosa che procede in maniera lineare, secondo quella che è la linea di progresso intuitiva.

La Singularity oggi

Oggi abbiamo già intelligenze artificiali che rileggono la storia, che riconoscono i generi musicali, che dipingono e che compongono, o scrivono articoli sportivi per i giornali, acquistano e vendono titoli in borsa e sono regine del poker. Si tratta di software (intelligenza debole) che da tempo battono l’essere umano in qualunque gioco o che sanno guidare un’automobile.
Il pericolo derivante da questi progressi velocissimi aumenterà nella misura in cui affideremo alle macchine decisioni sempre più importanti in un mondo ormai troppo complesso e nel quale l’uomo sta perdendo la visione d’insieme di quanto lo circonda: quello che dovremo fare sarà mantenere il controllo sulla tecnologia, non sottovalutando mai l’inventiva di cui può essere capace un Intelligenza artificiale. Un elaboratore dotato di intelligenza forte, infatti, sarebbe in grado di gestire una cultura enciclopedica completa, di memorizzare qualunque tipo di informazione e non è detto che vorrà poi condividerla con l’essere umano se lo giudicherà inopportuno, o pericoloso per la sua stessa esistenza, avendo coscienza di ciò che fa.
Personaggi come Bill Gates, Elon Musk, Stephen Hawking e Raymond Kurzweil hanno fatto previsioni sulle incognite derivanti da una super intelligenza, ben superiore a quella umana, sollevando numerose discussioni e dibattiti tra coloro che ne negano l’avvento e quanti al contrario ritengono che il tempo nel quale si manifesterà non sia lontano. Secondo le previsioni dello stesso Kurzweil

“entro il 2029, i computer avranno raggiunto un’intelligenza di livello umano, e i software diventeranno parte del nostro corpo entro il 2030, impiantati nella corteccia cerebrale connessa al cloud”.

Kurzweil giudica fantasiosa l’idea di una ribellione delle macchine, ma prevede che la singolarità tecnologica avrà luogo nel 2045, momento in cui l’intelligenza artificiale supererà quella umana.


Nell’impossibilità di conoscere il futuro, ad oggi ciò che è certo è che l’argomento è molto dibattuto tra studiosi e scienziati e in particolare sui media: e voi, cosa ne pensate? L’intelligenza artificiale supererà quella umana? Per chiarirvi meglio le idee, oltre al libro di Kurzweil, vi consiglio anche due film sull’argomento: Transcendence del 2014, con Johnny Depp, e il film Singularity ̶ L’attacco dei robot del 2017, con John Cusack. Buona visione!

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