La voce è quella suadente alla Alberto Angela. Le immagini del video sono quelle taglienti di gabbiette, trespoli, vaschette, teche, negozi, fiere.

“Gli splendidi pappagalli Ara Chloropterus passano il 90% del loro tempo in movimento e volando anche per 12 chilometri senza sosta. A casa loro. I petardi dello zucchero, conosciuti anche come scoiattoli volanti perchè sono in grado di planare tra gli alberi fino a 70 metri di distanza. A casa loro. I ricci africani invece sono ottimi nuotatori e arrampicatori. Amano esplorare e percorrono molti chilometri in cerca di cibo. A casa loro. Milioni di questi animali vengono rinchiusi e venduti come oggetti e sono anche un problema di salute pubblica. La nostra casa, l’Italia, non è casa loro”. 

Sono queste le immagini che, facendo il verso a un famoso slogan salvin-meloniano, dovrebbero vedere almeno una volta i Ministri della Salute Speranza e della Transizione Ecologica Cingolani.

Loro due, entro l’8 maggio prossimo, pena la cancellazione della delega ricevuta, dovranno far varcare il portone di Palazzo Chigi al Decreto Legislativo d’attuazione del criterio normativo approvato un anno fa dal Parlamento con la Legge di delegazione europea n.53: vietare importazione, detenzione e commercio delle specie esotiche animali nel nostro Paese.

Sarebbe questo uno dei pochi cambiamenti attivi per non ricadere negli errori della nascita e diffusione di epidemie e pandemie come quelle di Covid, Sars, Mers, influenza aviaria, Nipah e altre, scatenate dalla vicinanza, dal maltrattamento, degli animali selvatici che dovrebbero poter vivere in pace, senza catture, appunto a casa loro o non esser fatti nascere, in una condizione che già dal nome fa intendere che non è positiva, in cattività. Sono milioni ogni anno quelli venduti a chiunque li voglia.

L’attuazione di questo principio, concreto, di precauzione, mette assieme tutela degli animali e tutela della salute pubblica, e se inserito effettivamente in una norma (Belgio, Olanda e Cipro lo hanno già fatto negli scorsi anni approvando pochissime eccezioni) darebbe le gambe al famoso slogan One Health, tanto declamato in tv e nei convegni ma principio al quale non viene data a oggi alcuna attuazione pratica.

Ah quanto tempo è passato dalle immagini nei TG dei wet market cinesi, da quei pipistrelli uccisi e mangiati (uno, il paglierino, detto della frutta, originario dellAfrica subsahariana è ancora legalmente commerciabile da noi…), dalle ripetute interviste al saggista David Quammen per il suo profetico libro Spillover con il salto di specie dei virus, dall’idea che per evitare morti e lockdown è meglio fermare mercati di animali e distruzione dei loro habitat.

Dal triste inizio del gennaio 2020 a oggi non c’è stato ancora un atto di cambiamento, di prevenzione, per non tornare come prima. Mancano più o meno trenta giorni alla scadenza che renderebbe l’Italia un Paese più sicuro e civile.

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