La serie Andor è uscita il 21 settembre, su Disney+: un’altra serie su Star Wars, prequel del film cult Rogue One – A Star Wars Story, unico film dell’era Disney entrato nel cuore dei fan, come si racconta qui.

Parlare di Star Wars è sempre molto complicato. Perché Star Wars è come la carbonara.

Ognuno ha la sua ricetta, rigorosamente della nonna e guai a chi osa interpretarla in maniera diversa.

Serve a poco spiegare che si conosce e si ama Star Wars da… tempo immemore.

Serve a poco sapere a memoria tutte le battute dei sei film (ovviamente per i fan puristi gli ultimi tre non esistono).

Serve a poco aver scritto una marea di saggi sui personaggi principali.

E serve a nulla raccontare di aver sempre fatto sogni piccanti su Mark Hamill/Luke Skywalker anche perché ai maschi è concesso pensare cose strane sulla principessa Leia vestita da schiava.

A noi donne, invece, non è concesso di sognare di fare l’amore con Luke perché per certi maschietti lui è il santino e noi donne dobbiamo essere verginelle.

Noi ci proviamo lo stesso a parlarne.

Andor, proprio come l’altra serie Disney Plus, The Mandalorian, ha conquistato praticamente tutti.

E i motivi sono semplici.

Tony Gilroy, creatore di Andor, ha studiato a fondo Star Wars e ha creato una storia solida con personaggi ben caratterizzati, che rispettano la saga.

Sembra una cosa scontata ma a quanto pare non lo è.

Andor mostra come fosse Cassian Andor (a cui presta il volto un bravissimo Diego Luna – Milk, Y tu mamá e también, Prima che sia Notte, The Terminal, Rogue One) prima di entrare nell’Alleanza. 

La trilogia sequel di Star Wars, inutile negarlo, ha scatenato le ire del fandom perché i personaggi storici, in primis Luke Skywalker, Leia Organa e Han Solo, sono stati usati come specchietto per le allodole.

E, come se non bastasse, erano quasi sempre ooc (Out Of Character), ovvero non in linea con la loro caratterizzazione. Il tutto per dare spazio a personaggi che sono la loro copia mal fatta.

JJ Abrams, quando prese in mano Star Wars, quasi 10 anni, chiese di poter avere carta bianca.

Kathleen Kennedy, diventata capo della Lucas Film, dopo che George Lucas aveva venduto la saga alla Disney, gli promise carta bianca.

Abrams, pupillo di Lucas e Spielberg, fu convinto da loro due a cimentarsi con la sua saga del cuore (Lost, Fringe, Alias, le sue serie cult, debbono tantissimo a Star Wars) proprio per questo.

Avere carta bianca significava avere tempo. Così non fu.

La Disney e la Lucas pretesero che The Force Awakens, ai tempi chiamato solo Episodio 7 – numerazione poi sparita da tutti e tre i sequel – uscisse nel 2015.

Abrams aveva preso in mano la saga nel 2013. Aveva un anno per scrivere la sceneggiatura. Da scrittrice vi posso dire che non è fattibile.

Quando iniziarono le prime frizioni, la regia del secondo passò a Rian Johnson, che, come sappiamo, diresse The Last Jedi.

The Last Jedi è considerato il punto di rottura tra i fan e la Lucas Film.

E si sa per certo che Mark Hamill non ha mai amato la caratterizzazione di Luke Skywalker in detto film. Ecco una sintesi di tutte le interviste in cui Mark Hamill esprime i suoi dubbi e le sue perplessità sul personaggio.

Johnson credeva di poter rendere complesso un personaggio che lo era già. George Lucas, tempo fa, disse:

“I miei personaggi vivono in una galassia lontana ma se ho fatto bene il mio lavoro Luke, Leia, Anakin, Padmé e Obi-Wan sono molto vicini a noi”.

Tony Gilroy ha rispettato questo principio. Ha capito che per far amare i personaggi nuovi, bisogna saperli creare in maniera solida. Certo, partiva da un buon presupposto. Cassian Andor era uno dei protagonisti di Rogue One.

Gilroy fu uno degli sceneggiatori del film, di cui riprende la scia, infatti il Cassian che vediamo in Andor è chiaramente legato al Cassian di Rogue One. La Forza di Star Wars è stata saper rendere eroi personaggi assai particolari, diversi insomma.

Luke Skywalker parte da ragazzino bullizzato ed emarginato, costretto a soffocare i suoi sogni. Poi diventa eroe quasi per caso, distruggendo la Morte Nera, la potente arma imperiale capace di far saltare in aria un pianeta, seguendo totalmente l’istinto e non le regole.

Quando finalmente Luke trova una famiglia nell’Alleanza, con gli amici Leia e Han scopre che suo padre, Anakin – che lui credeva morto da eroe – è diventato un mostro, Darth Vader.

Quindi i suoi maestri, Yoda e Obi-Wan, gli hanno mentito.

Infine, andando contro tutto e tutti, compresa l’amata, ritrovata sorella gemella Leia, decide di fare un gesto folle. Tentare di redimere il padre, rischiando di perdere sia la propria anima che la propria vita.

Un eroe, un cavaliere, che vuole redimere il cattivo? Quando si era mai visto?

Luke, da 40 anni, è l’eroe più amato della saga, proprio per il suo essere dolce, rabbioso, insicuro, forte, tenace, timido e avventato. E deliziosamente imperfetto e umano.

Mark Hamill, ai tempi giovane attore promettente, dalla bellezza e dal fascino insolito, seppe rendere tutte le sfumature di Luke, tanto da vincere due Oscar della fantascienza, i Saturn Award.

Divenne così una leggenda, come il suo personaggio e scelse apposta di fare una carriera, tra teatro e doppiaggio, dando vita ad altri personaggi iconici, pur di non interpretare fotocopie di Luke, che lo avrebbero reso ancora più ricco.

Interpretò Amadeus a Broadway, mandando in visibilio critica e pubblico, negli anni ’80.

E fu Joker nella serie cartoni cult, Batman, dando una sua originale interpretazione del villain, con una risata rimasta nell’immaginario collettivo.

Inoltre, in tempi assai recenti, è stato il maestro templare Talus nella serie Knightfall, serie di successo di History Channel sulla caduta dei templari.

Passiamo poi a Leia: lontana anni luce dalla damsel in distress di tanti, troppi film, quando Luke e Han vanno a salvarla, è lei a trovare una via di fuga e finisce per imbracciare le armi per combattere.

Guida sempre l’Alleanza, dando ordini e creando strategie. Quando Han viene catturato dal cacciatore di taglie, la vediamo piangere e nel contempo lottare ancora, tanto che riesce a salvare Luke dalle grinfie di Vader.

A proposito di Vader, quando scopre che è suo padre biologico, lo vuole morto. Non solo. Non ha nessuna voglia di perdonarlo. Vorrebbe andare con Luke, solo perché vuole bene al fratello e lo vuole sostenere in un momento difficile. E ricordiamo che Leia si libera da sola di Jabba, che la voleva ridurre in schiava concubina, uccidendolo.

Leia, da 40 anni, è un’icona femminista, per essere una donna determinata, leader di un movimento per libertà, non si ferma davanti a nulla e non ha paura di mostrare la propria femminilità.

La sua stessa interprete, Carrie Fisher, fu tra le prime donne a parlare con coraggio della propria malattia mentale, anche nei suoi libri, dicendo:

“Prendi il tuo dolore e trasformalo in arte!”.

Oltre a Star Wars, ricordiamo Carrie Fisher, in svariati film, tra cui Harry ti presento Sally, mitica commedia cult degli anni ’80, dove ricopriva il ruolo dell’amica di Sally, Marie, capace di battute taglienti e mordaci.

Credere che Luke e Leia non siano complessi, lascia parecchio sgomenti.

Quando si vuole scrivere un’opera su qualcosa di preesistente, bisogna saperla studiare bene.

Gilroy ha creato, in Andor, i presupposti per far diventare Cassian l’eroe che conosciamo, tramite una serie di incontri, lotte, dubbi e paure, rispettando sempre chi è.

Gilroy ha descritto Cassian in Rogue One come 

“una persona inizialmente cinica e antirivoluzionaria, che poi diventerà la più appassionata della galassia”

e ha aggiunto che 

“è un leader naturale che manipola le persone, nonché un perfetto insieme di guerriero, spia ed assassino”.

Andor è una serie che non vuole scimmiottare la vecchia trilogia, che può camminare di vita propria. E come Rogue One, racconta quanto sia difficile la vita dei ribelli contro una dittatura.

Potete vedere Andor cliccando qui.

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