Un’estate calda in un cottage nelle Highlands scozzesi dove un ragazzo dipinge la mappa di un’isola con i soli acquerelli che aveva con lui sotto lo sguardo di Stevenson, che rimanendone affascinato decise di inventarsi dei nomi di pura fantasia completando la mappa.

Nasce così l’Isola del Tesoro (La Feltrinelli, I Classici), che ben presto diventerà un romanzo, ma anche un racconto anacronistico, di una caccia al tesoro inserita in un ambiente paradossale ma altrettanto realistico fatto di minuziose descrizioni curate nei minimi particolari: termini presenti nel linguaggio dei pirati, ritratti di personaggi che sembrano uscire dalle pagine come terrificanti, sporchi, subdoli e sullo sfondo, anche la loro onestà che forse è solo paura. Si muovono nell’immaginario ma anche nella voglia di voler viaggiare dei personaggi improbabili, ambientazioni che si creano un contorno fantastico, atmosfere che afferrano il lettore come in Robinson Crusuoe o nella lettura notturna di opere come quelle di Poe.

Accade tutto viaggiando e cercando di salvare una mappa, mentre sullo sfondo c’è lo sguardo attento dell’Inghilterra del XVIII° secolo, dentro l’ambizione coloniale e un’economia sempre in crescita che porterà l’Inghilterra e la Scozia, attraverso l’Atto di Unione del 1707, a fondersi. Tra la fine dei Seicento e l’inizio del Settecento assistiamo a una crisi in quasi tutta l’Europa, ma anche di quello che è stato il sistema dell’Antico Regime dal punto di vista sociale e culturale: vengono a rompersi dei vecchi equilibri che diventano più evidenti in ambito politico, militare e culturale, mentre nell’esistenza quotidiana i cambiamenti appaiono limitati anche se molto significativi. Permangono forti distanze in quasi tutta Europa, e non solo tra le varie classi sociali ma anche geografiche, e dentro tutti questi margini e confini si sviluppa un movimento di traffici come nuovi commerci ma soprattutto colonizzazioni. La tecnica della navigazione è in via di sviluppo e usare gli oceani diventa un canale per viaggi di mercanti e pirati, cercando di raggiungere il continente americano o spingendosi verso oriente, sfruttando le popolazioni con cui vengono in contatto al solo scopo di arricchirsi.

La crisi che mette in dubbio
tutte le certezze

Un’attività di ricerca, che si manifesta in Inghilterra, in Francia e in Olanda, mette in discussione tutte quelle certezze morali che l’Assolutismo aveva manifestato: dal dogmatismo religioso a quello politico, per arrivare alla concezione del sapere e della conoscenza. Si pongono delle nuovi basi intorno al concetto laico borghese di cultura, che sarà una nuova premessa, per tutto quello che verrà considerato come il movimento illuministico. In Inghilterra il pubblico è formato da quella che viene considerata la piccola aristocrazia, composta da gentlemen impegnati in traffici commerciali ma anche nel ritrovarsi nei caffè dove poter scambiare opinioni, considerazioni, su argomenti che riguardano la collettività e la vita quotidiana indirizzando la loro attenzione verso la borghesia cittadina. Da tutto questo si forma un mercato letterario attento al romanzo moderno, che il più delle volte rappresenta la società contemporanea per intero, proponendo come modello un’umanità che per certi versi può apparirci curiosa.

I libri parlano di viaggi, proposti come semplici diari o lettere di corrispondenza, come strumento per enfatizzare la sete di conoscenza di luoghi lontani, ma anche per popoli fino allora sconosciuti e infiniti paesaggi così lontani dal proprio universo culturale. Situazioni narrative che vengono descritte con esattezza di particolari preparando dei percorsi temporali che contribuiranno lo sviluppo di nuove scienze geografiche. Così non sono solo i personaggi fantastici che viaggiano, ma anche il contesto storico che si muove tra la Guerra di Successione Spagnola, la Guerra dei Sette Anni e infine la Guerra di Indipendenza Americana.

In mezzo a tutte queste contese emergono le figure dei pirati ma anche la pirateria, che sono lo stratagemma, con cui la corona inglese vuole conquistare tutte le colonie spagnole nell’America Latina. Fra il 1713 e il 1725 l’Oceano Atlantico era percorso da migliaia di pirati, così possiamo immaginare il mare come un mondo parallelo, di cui le navi mercantili erano facile preda: in questo contesto è noto che molti dei grandi pirati dell’epoca, come Barbanera o Morgan, fossero in grado di accumulare grandi ricchezze. Tuttavia, non sempre era facile trovare un mercato in cui rivendere le ricchezze prese da altre navi, che quindi venivano nascoste in luoghi sicuri in attesa di poter essere smaltite.

Le avventure di Jim, narratore principale del romanzo, riproducono l’archetipico letterario del viaggio di ricerca: un viaggio in un luogo strano e pericoloso alla ricerca di qualcosa di prezioso. Spesso avviene che all’eroe sia narrata l’esperienza precedente e, nel caso di Jim, fa sì che la sua ricerca del tesoro sia una rappresentazione del suo cammino spirituale da adolescente verso l’età adulta. Nel corso del viaggio Jim osserva e rifiuta molte figure che potrebbero proporsi come il suo vero padre (morto prima che lui decidesse di intraprendere questo viaggio), per esempio il Dr. Livesey, Silver, respinto dallo stesso Jim come figura paterna di rifermento, mettendo in primo piano il viaggio, la mappa e il tesoro.

Il romanzo può anche rappresentare un’allegoria, dove la situazione economica del Regno Unito, porta a definirne la morale: la bramosia e l’avidità conducono alla frustrazione e alla delusione.

I pirati che nascono come viaggiatori senza troppe regole sulla terraferma, ma rispettosi di un proprio codice sopra le navi. Tutto si svolge in mare, e dentro al vuoto c’è una ricerca affannosa di un tesoro che non li porterà a nulla, ma solo al pensiero trasformato in bramosia, di possedere delle monete o altri valori per quantificare l’esistenza in tutto quello che sono i beni materiali.

Forse un romanzo di formazione dell’umanità.

Condividi: