Il Med Photo Fest 2025 si preannuncia non semplicemente come un evento espositivo, ma come una dichiarazione culturale di profonda risonanza. Organizzato in Sicilia dall’Associazione Culturale Mediterraneum di Catania, un’entità guidata dalla visione appassionata del direttore artistico Vittorio Graziano, il festival si distingue nettamente da altre manifestazioni omonime, consolidando la sua identità come punto di riferimento internazionale per la fotografia d’autore. Dal 3 ottobre e fino al 28 dicembre fra Catania, Caltagirone e Vizzini.

Uno sguardo plurale

Vittorio Graziano,direttore artistico Med Photo Fest

La scelta di dedicare l’edizione 2025 al tema “Storie di donne” rappresenta un intervento critico e tempestivo nel discorso della cultura visiva contemporanea. Questa scelta tematica non è un’incursione estemporanea, ma testimonia un impegno curatoriale profondo e continuativo.  Già la tredicesima edizione del festival, nel 2021, era dedicata a “Storie di Donne e Varia Umanità”. 

Il ritorno a questo fulcro narrativo nel 2025 non è una ripetizione, ma un approfondimento, un segnale che il festival considera l’argomento una vena inesauribile di ricerca, evolvendosi insieme ai contesti sociali e ai nuovi linguaggi artistici. 

Questo trasforma l’evento annuale in un progetto di ricerca a lungo termine sulla rappresentazione femminile.

La stessa collocazione geografica del festival, itinerante tra le città della Sicilia come Catania, Caltagirone e Vizzini, arricchisce il tema di un contesto non detto ma potentissimo. 

La Sicilia possiede una storia culturale unica e stratificata legata alla figura femminile: dalle divinità antiche e le tracce di società matriarcali, alle donne stoiche e potenti immortalate nel contesto della mafia da fotografe come Letizia Battaglia, fino alla vibrante contemporaneità. 

Le “storie di donne” non sono quindi solo nelle cornici, ma risuonano nelle strade e nelle pietre delle città ospitanti, conferendo alla manifestazione una profonda specificità territoriale.

Ailen Maleta San Juan
Anima
in esposizione presso Catania, Complesso Culturale “Le Ciminiere”

L’edizione 2025 si articola su tre direttrici principali:

  • Le voci contemporanee, con i progetti premiati di Delfina Rocha e Jean Pierre Chonavel.
  • La formazione e la comunità, con i laboratori partecipativi di Ljdia Musso.
  • Il dialogo con il passato, attraverso la visita all’atelier Mendola e l’esposizione dei “Maestri” dall’Archivio Fotografico Mediterraneum Collection.

In questo intreccio, il tema non è trattato come una semplice categoria tematica, ma come una lente critica capace di interrogare i rapporti di potere insiti nello sguardo fotografico.

Il Med Photo Fest 2025, quindi, utilizza il suo tema non come una semplice categoria di soggetti, ma come una lente critica per interrogare le dinamiche di potere dello sguardo. Mettendo a confronto le rappresentazioni storiche con le autodefinizioni contemporanee, il festival traccia l’evoluzione della donna da oggetto a soggetto e autrice della propria immagine, costruendo un dialogo sofisticato tra passato, presente e futuro.

Il Filo della Memoria – Le Narrazioni Intime di Delfina Rocha

Al centro della programmazione contemporanea del Med Photo Fest 2025 si trova l’opera di Delfina Rocha, fotografa brasiliana (nata a Fortaleza, 1962) la cui ricerca artistica offre una delle più poetiche e introspettive articolazioni dell’esperienza femminile. Il suo lavoro è un esempio potente di come la fotografia possa trascendere la rappresentazione esterna per esplorare i paesaggi interiori della memoria, del tempo e dell’identità.

Il processo creativo di Rocha, come da lei stessa dichiarato, è guidato dalla necessità di “decondizionare il proprio sguardo dalle esperienze precedenti” per riflettere su “dolori e angosce”. Questa affermazione è cruciale: rivela uno sforzo cosciente di smantellare le convenzioni visive ereditate, un’azione che si allinea perfettamente con le teorie femministe sulla fotografia. Il suo obiettivo non è solo creare immagini, ma attivamente disimparare un linguaggio visivo dominante, spesso patriarcale, per trovarne uno più autentico e personale.

Delfina Rocha
Matrilineare
in esposizione presso Caltagirone, Museo Diocesano

La sua ricerca si concentra su “tempo e spazio legati al suo universo particolare”, un tempo non lineare ma psicologico, costruito attraverso “frammenti di ricordi e oblio”. Le sue immagini esplorano “territori di conflitti, impermanenza e assenze”, un linguaggio che evoca il non detto, le lacune nelle storie familiari e il peso emotivo di ciò che non è più presente, temi centrali per l’esperienza di molte donne legate alla discendenza e alla perdita. Il suo precedente progetto “Dez Noventa”, già esposto al Med Photo Fest nel 2022, dimostra una continuità in questa esplorazione, suggerendo che l’opera premiata nel 2025 sia un ulteriore, maturo sviluppo di queste tematiche.

L’approccio di Rocha incarna i principi fondamentali dello “sguardo femminile” (female gaze): un lavoro radicato nell’esperienza profondamente personale, che esplora i desideri e i punti di vista delle donne al di fuori delle aspettative maschili. Concentrandosi su uno stato interiore piuttosto che sull’apparenza esteriore, la sua fotografia sfida direttamente la natura oggettivante dello “sguardo maschile” tradizionale. Le sue non sono immagini da guardare, ma con cui sentire. La scelta curatoriale di premiare un’artista brasiliana che esplora la memoria matrilineare crea inoltre un dialogo transculturale. Portando il suo lavoro in Sicilia, il festival suggerisce che temi come la memoria e l’assenza trascendono i confini nazionali, costruendo un ponte tra il Sud del mondo e l’Europa e arricchendo le “Storie di donne” con una prospettiva non eurocentrica.

Delfina Rocha
Matrilineare

 Vies de Femmes – La Testimonianza Sociale di Jean Pierre Chonavel

In un contrappunto tanto netto quanto complementare all’opera di Rocha, il festival premia il progetto Vies de Femmes del fotografo francese Jean Pierre Chonavel. La sua inclusione è una dichiarazione curatoriale sofisticata che amplia la discussione sul tema, introducendo la prospettiva di un alleato maschile il cui lavoro solleva importanti questioni sullo sguardo, l’empatia e il ruolo del fotografo come testimone.

Nato nel 1954, Chonavel divide il suo tempo tra Parigi e la Sicilia, una doppia residenza che gli conferisce la posizione privilegiata di chi possiede sia la prospettiva dell’outsider che la familiarità dell’insider. Il suo stile è radicato nella fotografia di strada, alla ricerca di “testimonianze di un momento” in cui “l’elemento umano rimane centrale”. Il suo obiettivo è “cogliere gli istanti di vita, gli istanti di emozione”.

Jean Pierre Chonavel
Vies de Femmes
in esposizione presso Caltagirone, Museo Diocesano

Il progetto Vies de Femmes sembra essere una forma di foto-testo, dove immagine e parola hanno pari dignità. Le fonti relative al progetto non descrivono le fotografie, ma presentano frammenti di narrazioni in prima persona di donne che raccontano le loro vite, le loro lotte e la loro liberazione. Questi testi parlano di battaglie per i diritti (“Ho militato e beneficiato dei diritti per le donne duramente acquisiti”), di sfide alle norme patriarcali (“l’intestazione del MIO conto ‘Madame Guy…’ l’ho rifiutata energicamente”) e di riflessioni sulla famiglia e la perdita. Il riferimento alla legge Veil sull’aborto in Francia ancora queste storie a vittorie femministe storiche e concrete.

Questa struttura metodologica è una scelta deliberata per sovvertire la tradizionale dinamica di potere tra fotografo uomo e soggetto donna. Dando la precedenza alle parole delle donne stesse, Chonavel sposta il potere autoriale. Il suo obiettivo non parla per loro, ma crea una piattaforma affinché possano parlare da sole. La fotografia autentica la persona, ma il testo autentica l’esperienza con la sua stessa voce. Il suo lavoro diventa un atto di alleanza, utilizzando la sua posizione per documentare e validare le lotte e i trionfi che costituiscono la spina dorsale della storia femminista.

Jean Pierre Chonavel
Vies de Femmes

La decisione di premiare sia Rocha che Chonavel è una mossa curatoriale di grande intelligenza. 

Mettendo fianco a fianco l’opera introspettiva, poetica e personale di Rocha (l’incarnazione dello sguardo femminile dall’interno) con quella documentaria, sociale e basata sul testo di Chonavel (uno sguardo empatico dall’esterno), il festival rifiuta una definizione monolitica di come le “Storie di donne” debbano essere raccontate. Afferma che il tema può essere esplorato attraverso la poesia soggettiva e la testimonianza oggettiva, da donne e da uomini, a patto che l’approccio sia fondato sul rispetto e sulla collaborazione.

 Forgiare lo Sguardo – L’Impegno Interattivo di Ljdia Musso

Il Med Photo Fest 2025 estende la sua indagine sul tema “Storie di donne” oltre le pareti espositive, investendo nella dimensione partecipativa e formativa attraverso i laboratori guidati da Ljdia Musso.

Il suo contributo rappresenta la componente più orientata al futuro del festival, traducendo le riflessioni teoriche suscitate dalle mostre in strumenti pratici di empowerment e costruzione di comunità.

Lo vediamo nel progetto “Cerco volti da fotografare” , qui, il pubblico non posa, partecipa. Diventa materia viva di un’indagine che è insieme artistica e socio-antropologica.

Ljdia Musso
La Danza del fuoco
in esposizione presso Catania, Complesso Culturale “Le Ciminiere”

Lo stesso spirito anima il laboratorio di storytelling e sociologia visiva dell’8 ottobre. Un’immersione nel tessuto urbano per mappare la realtà, per “farsi un’idea, per capire come va questo mondo”. I partecipanti non sono studenti, ma esploratori urbani. La macchina fotografica diventa uno strumento per interrogare, per connettere, per riscrivere la propria relazione con il territorio.

Il profilo di Musso è poliedrico: non è solo una fotografa, ma anche un'”esperta in comunicazione e marketing”, una “docente”, un'”attivista e performer” con una formazione internazionale. Questa combinazione di competenze la rende la figura ideale per condurre workshop dinamici e coinvolgenti.

È inoltre l’ideatrice dei “Caffè Fotografici“, un format innovativo per la promozione di artisti che dimostra il suo impegno a creare spazi accessibili e non convenzionali per lo scambio culturale, lo stesso ethos che porta nei suoi laboratori al festival.

Questi workshop sono l’atto politico più diretto e concreto del festival. Mentre le mostre presentano opere finite che analizzano lo sguardo, i laboratori di Musso forniscono ai partecipanti gli strumenti per “forgiare” il proprio.

Essi democratizzano l’atto del narrare, offrendo a fotografi emergenti, in particolare donne, l’opportunità di sviluppare un linguaggio visivo personale. Questo sposta l’asse dalla rappresentazione all’auto-rappresentazione, dall’essere oggetto di una fotografia all’esserne l’autore. È la realizzazione pratica dell’obiettivo ultimo dello sguardo femminile: passare da oggetto a soggetto, in pieno controllo della propria narrazione visiva.

Questa componente educativa è vitale per l’impatto a lungo termine del festival. Promuovendo una nuova generazione di fotografi, il Med Photo Fest assicura che il dialogo non si esaurisca con la chiusura delle mostre. È un investimento nell’agentività, che trasforma il discorso teorico sullo sguardo femminile in una pratica tangibile e comunitaria, garantendo che le “Storie di donne” continuino a essere scritte da voci sempre più numerose e consapevoli.

 Dialoghi con i Maestri – La Mediterraneum Collection Rilegge il Femminile

Una delle scelte curatoriali più significative del Med Photo Fest 2025 è l’inclusione di opere di Man Ray, Henri Cartier-Bresson e Sebastião Salgado provenienti dall’Archivio della “Mediterraneum Collection”. Questa non è una semplice celebrazione del passato, ma un atto critico di ricontestualizzazione. Esaminando il lavoro di questi maestri attraverso la lente del tema “Storie di donne”, il festival crea un dialogo che illumina sia l’evoluzione storica dello sguardo fotografico sia la natura radicale delle opere contemporanee esposte. Questa progressione curata offre una micro-storia dell’evoluzione dello sguardo maschile nel XX secolo, fornendo un contrappunto storico essenziale per comprendere la necessità e la portata dello sguardo femminile odierno.

Man Ray: Il Corpo Surrealista e lo Sguardo del Desiderio

Man Ray rappresenta il punto di partenza di questa traiettoria: lo sguardo come possesso e sperimentazione. Il suo lavoro è definito da un approccio surrealista in cui il corpo femminile è materia prima per l’arte. Le donne nelle sue fotografie sono muse (Lee Miller, Kiki de Montparnasse), ma anche soggetti di metamorfosi, frammentazione e oggettivazione estetica. Opere iconiche come Le Violon d’Ingres (1924) trasformano il corpo femminile in un oggetto ludico e sensuale, mentre le sue “raiografie” lo astraggono fino a renderlo forma pura. La sua opera è l’esempio per eccellenza dello sguardo maschile dell’avanguardia del XX secolo: uno sguardo di curiosità intellettuale, desiderio e possesso artistico, che costituisce il canone con cui e contro cui gli artisti contemporanei si misurano.

Henri Cartier-Bresson: L’Istante Decisivo e la Donna nel Secolo

Henri Cartier-Bresson sposta il paradigma verso lo sguardo come osservazione e documentazione. Il suo approccio umanista offre una prospettiva diversa: le donne non sono oggetti surrealisti, ma parti integranti del tessuto sociale, catturate nel loro contesto quotidiano. Ha fotografato donne anonime per strada, così come figure iconiche quali Simone de Beauvoir, Marilyn Monroe e Colette. Tuttavia, il suo sguardo, pur essendo rispettoso, è definito dalla sua filosofia dell'”istante decisivo”: un momento che lui, il fotografo, seleziona, congela e definisce. Questo introduce una sottile ma ineludibile dinamica di potere. Il suo lavoro solleva una domanda fondamentale: uno sguardo documentario, per quanto empatico, può veramente raccontare la storia di una donna, o la inquadra inevitabilmente all’interno della visione del mondo del fotografo?

Sebastião Salgado: Dignità e Resilienza nel Paesaggio Umano

Sebastião Salgado funge da ponte cruciale in questa narrazione, rappresentando l’evoluzione dello sguardo verso la solidarietà e la testimonianza. I suoi progetti monumentali a lungo termine, come La mano dell’uomo ed Exodus, sono cronache profonde dell’umanità in cui le donne sono figure centrali di forza, sofferenza e resilienza. A differenza dell’attenzione di Man Ray per la musa individuale o degli istanti fugaci di Cartier-Bresson, Salgado documenta le donne come pilastri di comunità che affrontano immense difficoltà. Il suo metodo, basato su un’immersione prolungata e sulla costruzione di relazioni, mira a restituire dignità, non a catturare uno spettacolo. Il suo lavoro conserva la portata autoriale di un maestro, ma la infonde di un’empatia profonda che spiana la strada agli approcci ancora più personali e soggettivi della fotografia contemporanea.

 Oltre la Cornice – Lo “Sguardo Femminile” come Atto Politico e Poetico

Rosario Vicino
Paesaggi interiori
in esposizione presso Catania, Complesso Culturale “Le Ciminiere”

La programmazione del Med Photo Fest 2025, nel suo insieme, orchestra un ecosistema completo e complesso dello sguardo. 

Presentando il precedente storico (i Maestri), la sua espressione poetica contemporanea (Rocha), la sua alleanza etica (Chonavel) e il suo futuro pedagogico (Musso), il festival va oltre la semplice esposizione per diventare un’argomentazione critica strutturata. Questa sintesi permette di definire lo “sguardo femminile” non come una semplice inversione di quello maschile, ma come un modo fondamentalmente diverso di vedere e relazionarsi con il mondo.

Lo “sguardo maschile”, teorizzato da Laura Mulvey e John Berger, posiziona lo spettatore come attivo e il soggetto come oggetto passivo, spesso sessualizzato. Questa dinamica è evidente nell’opera di Man Ray e, più sottilmente, nel potere decisionale di Cartier-Bresson. Lo “sguardo femminile”, al contrario, è più complesso. Non si tratta di oggettivare gli uomini in cambio, ma di spostare la prospettiva per concentrarsi sull’emozione, l’atmosfera e l’esperienza soggettiva della creatrice e della spettatrice. L’obiettivo è rimuovere la donna dalla posizione di oggetto, consentendo una rappresentazione più fluida e autentica. Si tratta di “vedere” piuttosto che di “guardare”.

Sonia Loren
Submersa / Nòs Outras Il corpo come anima
in esposizione presso Catania, Complesso Culturale “Le Ciminiere”

Il festival funge da caso di studio perfetto. Il lavoro di Delfina Rocha è l’incarnazione poetica di questo sguardo: introspettivo e radicato nella memoria personale. I laboratori di Ljdia Musso ne rappresentano la dimensione politica e pedagogica: l’atto di insegnare alle donne gli strumenti per rivendicare la propria soggettività e “riprendersi il potere”. Questo sforzo contemporaneo acquista ancora più significato se si considera la storia delle donne nella fotografia, presenti fin dagli albori del mezzo ma spesso relegate alla sfera privata e la cui narrazione è stata a lungo marginalizzata.

Il Futuro è un’Immagine da Scrivere

Il Med Photo Fest 2025 si afferma come un evento di riferimento che non si limita a esporre fotografie, ma modella attivamente il discorso sulla cultura visiva. La sua intelligente curatela—che giustappone i vincitori contemporanei Rocha e Chonavel, fornisce un contesto storico con i Maestri e investe nel futuro con i laboratori di Musso—crea un’esplorazione olistica e profonda del tema “Storie di donne”.

Il merito va alla visione critica di Vittorio Graziano e dell’Associazione Culturale Mediterraneum, che utilizzano il formato del festival come una piattaforma per l’indagine critica e il dialogo culturale. Abbracciando una molteplicità di sguardi, il festival crea una conversazione ricca e complessa anziché una semplice polemica.

Dando potere alle donne di passare dietro l’obiettivo e di forgiare le proprie narrazioni, eventi come il Med Photo Fest non stanno solo documentando il passato o il presente. Stanno assicurando che il futuro della fotografia sia più inclusivo, diversificato e autentico. L’eredità del festival non risiede solo nelle immagini esposte, ma nel potenziale liberato: il futuro è un’immagine ancora tutta da scrivere, da voci finalmente libere di raccontarsi.

Med Photo Fest 2025 – Storie di Donne

Date: 3 Ottobre – 28 Dicembre 2025
Luoghi: Caltagirone, Catania, Vizzini Direzione Artistica: Vittorio Graziano

Contatti e Organizzazione Comunicazione e Ufficio Stampa: Daniela Aquilia, Maurizio Dell’Aria, Pina Mazzaglia, Ljdia Musso

Web: Maurizio Dell’Aria, Ljdia Musso

Social: Sonia Loren, Ljdia Musso

Programma Principali Eventi

Venerdì 3 Ottobre, ore 17:00 – Caltagirone, Museo Diocesano Inaugurazione generale del festival e delle mostre personali. Consegna dei premi a Delfina Rocha e Jean Pierre Chonavel. Le mostre a Caltagirone saranno aperte fino al 31 ottobre (tutti i giorni, 10:00-16:00). Progetto Speciale: Dalle ore 17:00, l’artista Ljdia Musso invita il pubblico a partecipare al suo nuovo progetto fotografico “Cerco volti da fotografare”, realizzando ritratti ai presenti.

Sabato 4 Ottobre, ore 17:00 – Catania, Complesso Culturale “Le Ciminiere” Inaugurazione delle mostre personali dall’Archivio Fotografico Mediterraneum Collection. Incontro con gli autori. Le mostre a Catania saranno aperte fino al 27 ottobre. Progetto Speciale: Dalle 16:00 alle 19:00, Ljdia Musso sarà presente per scattare ritratti per il suo progetto “Cerco volti da fotografare”.

Martedì 7 Ottobre, ore 16:00-20:00 – Catania Visita guidata all’Atelier Mendola con il direttore artistico Vittorio Graziano, Sabina e Renata Zappalà.

Mercoledì 8 Ottobre – Catania, Centro Storico Laboratorio di Storytelling Fotografico condotto da Ljdia Musso, un’investigazione di sociologia visiva per mappare la realtà urbana e integrare i partecipanti in un nuovo progetto autoriale.

Lunedì 13 Ottobre, ore 11:00 – Vizzini, Associazione Culturale “Il Pentagramma” Inaugurazione della mostra collettiva dei Maestri dall’Archivio Fotografico. Aperta fino al 16 novembre.

Domenica 2 Novembre, ore 10:30 – Caltagirone, Museo Diocesano Inaugurazione di una nuova tranche di mostre personali. Aperte fino al 30 novembre.

Mercoledì 19 Novembre, ore 16:00 – Catania, Università degli Studi, Monastero dei Benedettini Presentazione dell’Archivio e premiazione concorsi fotografici a tema “Lo Sport” e “Spazi Urbani Rigenerati”.

Lunedì 8 Dicembre, ore 17:00 – Vizzini, Museo dell’Immaginario Verghiano Inaugurazione delle mostre fotografiche personali di Maestri e Autori. Aperte fino al 28 dicembre.

Elenco Autori in Esposizione

Paola Francesca Barone (Italia) Valentina Brancaforte (Italia) Bruna Caniglia (Italia) Jean Pierre Chonavel (Francia) Saro Di Bartolo (Italia) Adelaide Di Nunzio (Italia) Georges Dumas (Francia) Elena Ghini (Italia) Sergio Giannotta (Italia) Roberta Giuffrida (Italia) Mariska Karto (Olanda) Francesco Lantino (Italia) Sonia Loren (Brasile) Ailen Maleta (Panama) Heloisa Medeiros (Brasile) Ljdia Musso (Italia) Ilaria Pisciottani (Italia) Delfina Rocha (Brasile) Vanessa Rusci (Italia) Andréa Seligman (Brasile) Tiziana Sparacino (Italia) Tonino Trovato (Italia) Rosario Vicino (Italia) Margherita Vitagliano (Inghilterra)

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