Inizia con un leggero rimpianto e una riflessione senza astio, il libro di esordio di Paolo Massari Tua figlia Anita (Nutrimenti, 176 pagine, 17.00 euro), non ancora quarantenne, molisano ma residente a Roma da non pochi anni. Perno della sua proposta letteraria c’è il tentativo di dialogo tra un uomo che ha recentemente perso la moglie e il padre di lei che la piange addolorato.

Tua figlia Anita è un libro struggente ma non retorico, che ha molti tratti interessanti e innovativi. Un forte elemento di interesse risiede certamente nell’approccio rischioso ma efficace, che ha portato l’autore a raccontare la vicenda con grande attenzione, sensibilità e tenerezza. Di fronte a un tema come quello della morte, degli affetti e dei ricordi è molto facile scivolare nel patetico, nella narrazione compiaciuta del dolore, nella retorica ruffiana e accattivante.

Ma non è così. Fortemente interessato alle dinamiche che emergono a fronte di un episodio drammatico come quello raccontato, Paolo Massari sceglie il profilo più basso possibile. Sceglie il ritmo narrativo meno aggressivo che si possa produrre e, gentilmente, invita il lettore a dare un’occhiata alla vita della donna. Non solo: si sofferma molto sulle vite dei vivi, dei sopravvissuti, tra i quali spesso si manifestano relazioni non serene né salutari.

“Tua figlia Anita”, la storia di Massari

Tutto si svolge nel giorno del funerale della donna, Anita Bellucci. Suo marito e protagonista del romanzo, è Giacomo Magri che sceglie di rivolgersi al padre della donna con cui ha vissuto per trent’anni, per consegnarli la memoria della figlia, perché nella memoria nulla vada perso.

Da subito capiamo che il discorso non farà sconti a nessuno.

“E’ morta la tua ultima figlia. L’unica che meritava di vivere”

dice Giacomo al padre della donna che ha perduto per sempre.

Da quel momento in poi prevalgono i ricordi, quelli delle case e dei traslochi come quelli che appartengono alla dimensione più intima del rapporto.

Il padre deve sapere, deve conoscere anche aspetti della vita di una figlia che non abita più con lui da tanti anni. Ma, sinceramente e più drammaticamente, è Giacomo che deve portare alla memoria i fatti, i comportamenti della coppia e le miserie di amici e parenti. E’ necessario per lui questo percorso della memoria che, se parte con qualche arroganza, finisce nella consapevolezza dei limiti di tutti, finisce in una sorte di tenerezza e forse di indulgenza verso le umane debolezze.

Saggezza, dolore, coinvolgimento

Scopriremo che il padre non risponde mai alle notizie, alle suggestioni che il marito della sua ultima figlia porta alla sua attenzione. E’ saggezza? E’ dolore? E’ forse il modo che l’autore costruisce per fare largo al lettore per aiutarlo a capire che, pur nella distanza, anch’egli è coinvolto.

Non credo si esageri se, in questo contesto, si fa riferimento alla scrittura di Thomas Bernard – A colpi d’ascia in particolare – autore ben conosciuto e molto amato da Paolo Massari. E’ superfluo dire che i due si collocano su piani molto diversi nella gerarchia degli scrittori europei, ma Massari ha saputo attingere da quello che ha letto e studiato.

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