A Stravi’, magna che è gratis.

Siamo a Roma a metà del secolo scorso. In un’occasione mondana, Adriana Panni, direttrice dell’Accademia Filarmonica Romana, con queste parole esortava Igor Stravinskij a servirsi di fronte a un buffet.

Questo aneddoto mi è stato raccontato da un maestro di musica quando ero studente in conservatorio. La lezione musicale finì lì e si cominciò a parlare di quella frase:

“a Stravi’, magna che è gratis”;

della sua semplicità, della sua irriverenza, del contrasto tra una frase confidenziale in romanesco e il contesto formale. Per non parlare del personaggio imponente a cui era rivolta.

Parentesi saltabile, sfizio dell’autore: [da orgoglioso rompiscatole mi sono sentito legittimato a fantasticare su un possibile incontro col Presidente Mattarella, in cui gli strapazzo un po’ le guanciotte e gli impongo, su una delle due, un bacino prolungato].

Per saperne di più ho cercato su Internet questa storia e, anche se, dalla fonte che ho trovato, la citazione di Adriana Panni è un po’ diversa, il significato non cambia: Stravinskij non viene trattato col rispetto dovuto a uno dei più grandi artisti del Novecento ma con leggerezza e spontaneità, quelle con cui ci rivolgeremmo a un amico prendendolo un po’ in giro. Eliminando tutte le distanze possibili, sociali, culturali, intellettuali ecc.

Vibrazioni umane, il festival

Il compositore e chitarrista Lorenzo Sorgi, col suo festival Vibrazioni Urbane, fa un’operazione analoga. Di seguito vi riporto la nostra breve intervista/conversazione.

Ciao Lorenzo, allora, questo festival cos’è? 
Ciao Giacomo, Vibrazioni Urbane è un festival principalmente di musica, ma di arte in generale, che si propone di portare un certo tipo di musica -solitamente eseguita nelle sale da concerto o legata a iniziative specialistiche- in uno spazio pubblico, aperto, quello della piazza, in cui chiunque può fruirne anche semplicemente passando. In questo modo cerchiamo sia di promuovere la musica di oggi, dandole l’occasione di sperimentarsi in un contesto inusuale, sia di portare nella periferia urbana un’offerta culturale che generalmente manca.

Il titolo, Vibrazioni Urbane, cosa significa?
In realtà ha un doppio significato: da un lato, il termine “vibrazioni”, rimanda alla musica, al suono, fatto appunto di vibrazioni; urbane perché portate in piazza. Ma possiamo anche intenderle come vibrazioni emotive, che smuovono qualcosa dentro. Quindi la volontà di portare qualcosa di bello, che può emozionare, in un luogo in cui quel tipo di offerta non c’è.

Prima hai parlato di un festival “principalmente” musicale. Cos’altro c’è?
L’idea è quella di rivolgerci a una comunità, più che a un pubblico che vuole ascoltare musica, per questo ti parlavo di offerta culturale anziché musicale. Credo molto nel valore che può avere in questo caso l’interdisciplinarità; è un festival che propone musica, arte figurativa, teatro.

Quindi, entrando un po’ più nello specifico, come si svolgerà? Com’è strutturato? Dove e quando?
Durerà tre giorni, 11, 12 e 13 luglio, il luogo è largo Ferruccio Mengaroni 11, appena fuori Roma, si comincia alle 17:30 con dei laboratori d’arte per bambini, laboratori di ceramica, di disegno, di lettura e narrazione di storie. I lavori verranno poi presentati durante la serata. Poi non ti ho detto che la piazza sarà allestita con opere d’arte di artisti locali.

Il programma

Mi dici un po’ del programma e della musica che ascolteremo?
Il programma serale comincia tutti e tre i giorni alle 21:30.

La sera dell’11 ci sarà un concerto per ensemble di chitarre e cetra diretto dal maestro Eugenio Becherucci. Poiché la formazione è moderna non esiste un repertorio classico per questo gruppo di strumenti, è tutta musica di oggi, di autori viventi.

La seconda sera presenteremo un duo di chitarra e fisarmonica, i musicisti sono ragazzi polacchi, Przemyslaw Religa e Damian Markowicz, del conservatorio di Katowice e la musica che eseguiranno è sempre musica moderna della tradizione mitteleuropea.

La serata finale invece presentiamo uno spettacolo teatrale intitolato algo-ritmo, scritto e interpretato da Duska Bisconti, in questo caso la musica l’ho scritta io e sarò in scena come esecutore.

E cosa bisogna fare per assistere?
Solo venire e sedersi, non ci sono prenotazioni, inviti o biglietti.

Perfetto, grazie mille, per concludere ti chiedo dove possiamo trovare queste informazioni più nel dettaglio e se c’è qualcosa che possiamo ascoltare per avere un’idea del tipo di musica che troveremo.
Certo, tutte queste informazioni si trovano nella pagina Instagram del festival. Volendo ascoltare qualcosa posso proporvi questo brano.

Quello che mi piace dell’idea di Lorenzo, per cui ho voluto parlarvene, è, non solo la volontà di offrire qualcosa di bello a una comunità che, forse, non prenderebbe l’iniziativa di cercare occasioni del genere, ma l’ottica dello scambio, in un rapporto quasi di amicizia fra cultura e comunità in cui, anche la musica ha l’occasione di esprimersi in un contesto atipico e raccogliere feedback autentici. Un’operazione sociale e culturale a doppio senso, in cui nessuno insegna nulla a nessuno, il rapporto è paritario e il confronto arricchisce entrambe le parti.

A rega’, venite che è gratis!

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