Se ve lo state domandando, no, The 40-Year-Old Version non è l’ennesimo film sulla crisi di mezza età. E non è neanche il classico esercizio di stile, dove immagini impeccabili sono riempite da una narrazione effimera e mai protagonista. A guardar bene, il film Radha Blank, non è neppure il solito esordio che si prende troppo sul serio, scavalcando quella sfumata (e forse inconscia) arroganza che hanno certi registi all’esordio. Insomma, qui non troverete nulla di tutto ciò. Anzi, troverete – non necessariamente in questo ordine – un debutto formidabile, una regia perfetta e mai invasiva e, soprattutto, una grande storia di coraggio, di passione, di speranza. E lo si nota quasi subito che la perfetta (s)conosciuta Radha Blank sia destinata a diventare una delle grandi narratrici del nuovo cinema americano, più attento alla scrittura e più attento alla realtà.

Infatti, The 40-Year-Old Version, che ha vinto al Sundance 2020 l’U.S. Dramatic Competition Directing Award, arrivando poi su Netflix, è vagamente basato sulle esperienze di Radha Blank come drammaturga nella New York City dei teatri, dei palcoscenici e della quotidiana lotta per affermarsi. Essenzialmente, Radha, con i suoi foulard legati in testa e i suoi intrugli dietetici, produce, scrive e dirige sé stessa: una donna di quarant’anni che, da autrice che non scende a compromessi, finisce per insegnare teatro in una scuola della sua amata Harlem. Per lei i bilanci cominciano a pesare, e allora perché non (ri)lanciarsi grazie alla musica rap? Perché non provare ad essere, finalmente, ciò che si vuole essere? E dunque, per Radha, è anche il caso di accettare le implicazioni di un borioso produttore, disposto a portare sotto i riflettori la sua pièce teatrale stravolgendone, però, il significato.

Riuscirà Radha, a affermarsi come rapper? Riuscirà a portare a teatro Harlem Ave, dove raffigura il suo splendido quartiere, assediato da una dilagante gentrificazione?
Di certo non ve lo sveliamo, ma sappiate che The 40-Year-Old Version è la fotografia esatta della poetica newyorkese contemporanea, lontanissima dal chiasso al neon della Mid Town e più vicina alla prossimità, al quartiere, ai volti multiculturali di un universo definito ma in continua espansione. Per coloro che conoscono bene Harlem – come chi sta scrivendo – sa che la magia di certe atmosfere del distretto a Nord di Central Park sono uniche nell’isola di Manhattan: lì, come per incanto, si è mantenuta una forte identità, accogliente, calda e paritaria. Minacciata da quella gentrificazione che rischia di sotterrare tutto sotto la coltre dell’omologazione. Dunque, l’amore spassionato di Radha Blank per Lenox Ave, per la 125th, e per l’Apollo Theatre, viene fuori impetuoso nel suo film, girato in 35 millimetri ed enfatizzato dalla straordinaria fotografia in bianco e nero di Eric Branco.

Ed è lampante quanto Radha Blank abbia metabolizzato il cinema di Noah Baumbach, di John Cassavetes e, in particolar modo, di Spike Lee, con cui aveva già collaborato nella serie Netflix She’s Gotta Have It, dove riprendeva proprio i tema cruciali dell’identità, della femminilità e della gentrificazione. Ma, dietro le influenze, tutte rigorosamente newyorkesi (ovvio!), The 40-Year-Old Version è una folgorante performance in cui l’autrice mescola grande cinema ad un racconto originale, tanto emozionante quanto divertente, orgoglioso e talentuoso. Così, oltre illuminare i sogni e la rivalsa di una quarantenne afroamericana, questo instant classic made in New York City (e ci scommettiamo: sarà uno dei film che più rappresenteranno Gotham), che mixa rap, jazz e copioni teatrali, pone in risalto quanto sia fondamentale trovare la propria voce. Perché, in fondo, la vita è troppo breve per non mettersi in gioco. Yo!

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