Alpi, aree protette, cambiamenti climatici
L'obiettivo del nostro Parco non è semplicemente tenere l’essere umano lontano, ma conciliare le esigenze delle comunità con quelle dell’ambiente.
L'obiettivo del nostro Parco non è semplicemente tenere l’essere umano lontano, ma conciliare le esigenze delle comunità con quelle dell’ambiente.
Di Walter Ferrazza – presidente del Parco Naturale Adamello Brenta
I cambiamenti climatici sono la grande sfida che l’umanità ha di fronte. Quando il Parco Naturale Adamello Brenta iniziò il suo cammino, alla fine degli anni ’80, il problema del cosiddetto effetto serra era già noto non solo agli addetti ai lavori ma anche ad una parte dell’opinione pubblica. Tuttavia nessuno avrebbe immaginato che, nel giro di un breve lasso di tempo, questo problema sarebbe diventato centrale nell’agenda stessa delle Nazioni Unite.
Il periodo 2011-2020 è stato il decennio più caldo mai registrato, con una temperatura media globale di 1,1ºC al di sopra dei livelli preindustriali, raggiunta nel 2019. Ciò che contraddistingue questa fase rispetto ad altre nel passato è il ruolo svolto dall’uomo attraverso le emissioni in atmosfera dei cosiddetti gas serra, generati dall’uso dei combustibili fossili per la produzione di energia, associato anche all’abbattimento delle foreste, all’allevamento intensivo di bestiame e ad altri comportamenti ecologicamente dannosi. E’ certo che un aumento di 2ºC rispetto alla temperatura dell’epoca preindustriale possa provocare a gravi impatti negativi sull’ambiente naturale e sulla salute e il benessere umani, compreso un rischio molto elevato di cambiamenti catastrofici nell’ambiente globale.
Come noto, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma delle Nazioni Unite nato nel 2015 e firmato dai 193 Paesi aderenti all’ONU, ha indicato la lotta al cambiamento climatico come uno dei 17 Obiettivi prioritari da raggiungere entro il 2030. Il punto 13 di questo programma dice chiaramente che è necessario diminuire l’emissione di gas serra e incrementare l’utilizzo di fonti rinnovabili. Ma dice anche che è fondamentale sensibilizzare la popolazione mondiale sui temi della sostenibilità e rafforzare la capacità di ripresa dei Paesi che hanno subito disastri naturali a causa dell’innalzamento delle temperature.
Questi obiettivi coinvolgono tutti, ad ogni livello: organismi internazionali, entità statali e regionali, imprese, famiglie, ogni singolo cittadino. Per i parchi e le aree protette, che hanno la tutela e la conservazione dell’ambiente naturale nel loro dna, rappresentano oggi un impegno prioritario.
Le Alpi
Solo con provvedimenti su scala internazionale sarà possibile contrastare il cambiamento climatico e i suoi impatti disastrosi. L’impegno globale, però, va declinato localmente. Nelle Alpi le temperature stanno aumentando due volte più velocemente che nel resto dell’emisfero boreale. L’innalzamento delle temperature di quasi +2 °C dalla seconda metà del XIX secolo, cioè dalla fine dell’ultima piccola glaciazione, ha già avuto un notevole impatto sull’ambiente alpino: riduzione dell’habitat delle specie animali e vegetali endemiche, variazioni nella disponibilità di risorse idriche (inclusa la neve), foreste sottoposte a stress nonché un aumento del rischio e dell’imprevedibilità dei fenomeni naturali, come la ben nota tempesta Vaia. Per fare un esempio relativo al Trentino: il ghiacciaio del Mandrone, nel massiccio dell’Adamello, si è ritirato dal 1850 ad oggi di circa 2 chilometri. Ma è solo negli ultimi anni che la situazione si è fatta così drammatica e così urgente, tanto da spingere i ricercatori e le pubbliche autorità a sperimentare alcune soluzioni di ripiego, come la parziale copertura dei ghiacci con teli antitermici. La riduzione dei ghiacciai e dei nevai ha un impatto che va naturalmente ben al di là di quello puramente paesaggistico: investe la grande questione della disponibilità d’acqua, fattasi evidente nel corso di quest’estate, ma anche quella della produzione di energia idroelettrica, ovvero di un’energia “pulita”, generata da una fonte considerata fino ad oggi rinnovabile.
Il Trentino
In Trentino il progetto approvato dalla Giunta provinciale nel dicembre 2018 ha individuato come obiettivo principale quello di costruire una strategia provinciale condivisa, ispirata alle linee individuate dalla Strategia Nazionale, e partendo dalle buone pratiche già avviate (le quali, in qualche caso, hanno fatto anche da apripista per il decisore nazionale). La Strategia provinciale per lo Sviluppo sostenibile ha previsto una fase iniziale di posizionamento del Trentino nel panorama nazionale, seguita da una fase di coinvolgimento delle istituzioni locali, dei cittadini e di tutti i portatori d’interesse. Il documento finale, sottoscritto anche dal Parco Naturale Adamello Brenta, identifica una serie di scenari futuri possibili, nonché le principali azioni da sviluppare per il raggiungimento degli obiettivi strategici di mitigazione e adattamento, raccordando anche gli altri documenti di programmazione strategica della provincia. Il cambiamento climatico, insomma, non è più un impegno fra i tanti, o un corollario all’azione più generale del governo locale (che, lo ricordiamo, grazie alla sua Autonomia speciale gestisce poteri di autogoverno estremamente ampi). E’ invece un fattore che attraversa orizzontalmente l’intero operato dell’amministrazione.
Perché un Parco
Se questo è il quadro generale, pur se tratteggiato per sommi capi, qual è il ruolo che realtà come il Parco Naturale Adamello Brenta possono giocare? Noi pensiamo possa essere un ruolo determinante. Per comprenderlo appieno, dobbiamo innanzitutto chiarire una questione fondamentale: che cos’è un parco naturale oggi. Quando sono nati – convenzionalmente la nascita dei parchi viene fatta coincidere con quella di Yellowstone, negli USA, nel 1872 – i parchi erano aree dove l’ambiente naturale doveva essere quanto più possibile conservato intatto, rispetto all’intervento dell’uomo. Oggi lo scenario è profondamente mutato. La tutela dell’ambiente rimane evidentemente la priorità. Ma accanto a ciò, si è fatta strada la consapevolezza che il parchi naturali non sono delle aree da cui l’uomo è escluso. Al contrario, sono veri e propri” laboratori a cielo aperto”, per mettere a punto più avanzate strategie di convivenza fra uomo e ambiente.
Il Parco Naturale Adamello Brenta – con i suoi 620 kmq. il più grande del Trentino e uno dei più importanti dell’intero arco alpino – è un esempio perfetto di questa nuova concezione di area protetta. Parliamo innanzitutto di una porzione di territorio caratterizzata dalla presenza di due massicci montuosi unici nel loro genere ma anche profondamente diversi: l’Adamello Presanella, che racchiude uno dei più vasti ghiacciai dell’arco alpino, e quello delle Dolomiti di Brenta, parte delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità UNESCO. In quest’area, vasta e diversificata, sono state censite più di 3700 specie viventi, animali e vegetali (fra cui, lo ricordiamo, l’unica colonia di orsi bruni delle Alpi, a parte quella presente in Slovenia). A ciò si aggiunge la ricchezza geologica, che fa del Parco un membro di diritto della rete mondiale Geopark
Il territorio del Parco, però, è anche un territorio fortemente antropizzato. La presenza dell’essere umano, in queste valli, è tutt’altro che esclusa. Non solo: rispetto ad altre aree montuose protette dell’Eurasia, il Parco trentino presenta un tasso di antropizzazione particolarmente elevato. Da un lato perché in Trentino le politiche di sviluppo attuate nel corso del tempo, unite probabilmente ad un radicamento al territorio da parte delle comunità locali molto accentuato, hanno contrastato con successo i fenomeni di spopolamento delle alte quote verificatisi altrove (al punto tale che, nonostante il Trentino sia stato fino ai tardi anni 50 del secolo scorso, una terra di emigrazione, gran parte degli insediamenti storici hanno continuato a vivere e le attività umane a svilupparsi). D’altro lato, va tenuto presente che in Trentino e nelle valli del Parco il turismo svolge oggi un ruolo di primo piano, tanto nella stagione estiva che in quella invernale, il che significa che la pressione dell’uomo sull’ambiente è soggetta, periodicamente, a picchi assai elevati, con tutto ciò che ne consegue in termini di traffico, presenza di persone a quote elevate per attività escursionistiche, sportive e ricreative, crescita della domanda di consumi e servizi di varia natura ecc.
Una realtà come il nostro Parco, quindi, è chiamata oggi ad operare in un contesto molto più complesso rispetto al passato. Il suo obiettivo non è semplicemente tenere l’essere umano lontano, disciplinando la presenza dei visitatori occasionali nei “santuari della natura”. E’ conciliare le esigenze delle comunità con quelle dell’ambiente, cioè della flora, della fauna, dei versanti montuosi, dei fiumi, dei laghi, delle sorgenti, individuando di volta in volta punti di equilibrio sempre più avanzati, e sostenibili. Nella consapevolezza che una montagna abitata vuol dire una montagna in salute. Una montagna che vive, cresce, prospera.
Il Parco Naturale Adamello Brenta e i cambiamenti climatici
La prima buona notizia, per noi, è che il Parco non si sta preparando a fare qualcosa. Il Parco sta già facendo e ha già fatto qualcosa. Il nostro impegno nasce da qui: dalla necessità di mettere a fattor comune e di rilanciare tutta una serie di esperienze e di attività che già oggi stiamo sviluppando, nei campi più diversi nei quali siamo chiamati ad intervenire, dalla ricerca scientifica, alla fornitura di servizi avanzati per la popolazione residente e i turisti, fino al ruolo di stimolo e di sprone rivolto agli operatori economici ed in generale a tutta la popolazione, orientato alla diffusione di buone prassi e comportamenti ecosostenibili.
Vediamone alcune:
– Let’s Green – No Time to Waste
Nel gennaio 2018 la Commissione Europea ha adottato la “Strategia europea per la plastica” e nell’ottobre dello stesso anno il Governo italiano ha lanciato la campagna #Iosonoambiente, avviando un percorso verso il “plastic free” e sollecitando tutte le amministrazioni pubbliche affinché eliminino la plastica monouso. Inoltre, il 21 maggio 2019, il Parlamento Europeo ha approvato una direttiva (UE 2019/904), che gli Stati membri hanno dovuto recepire entro luglio 2021, finalizzata a ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica monouso sull’ambiente, nonché a promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi. Anche il Parco, in collaborazione con l’APT Madonna di Campiglio si è fatto promotore di un progetto, ribattezzato “Let’s Green”, rivolto ai rifugi in quota, per l’eliminazione della plastica monouso. Al momento una decina fra i rifugi più importanti del Parco hanno aderito. Il progetto prevede l’installazione di ecocompattatori presso rifugi e ristoranti e lo sviluppo di politiche di educazione ambientale mirate, rivolte anche ai turisti (usa la borraccia anziché acquistare l’acqua in bottigliette di plastica, riporta con te i rifiuti a valle ecc.).
– Educazione ambientale
L’educazione ambientale, rivolta in primo luogo alle scuole, e più in generale a tutti i cittadini, condotta dal personale del Parco, è storicamente una delle attività principali condotte dal nostro Ente. Oltre alle iniziative di formazione con gli insegnanti (formazione dei formatori) e a quelle svolte nelle classi, vengono realizzate iniziative anche con altri soggetti del territorio come il Parco Fluviale della Sarca. Nell’anno scolastico 2021-22 ad essere coinvolte sono una cinquantina di classi. Oltre agli incontri a scuola con esperti ed operatori del Parco Naturale sono anche previste uscite lungo l’asta del fiume Sarca, il principale corso d’acqua che attraversa il territorio del Parco. A ciò si sommano attività culturali, informative e ricreative rivolte a residenti e ospiti. Il tema dei cambiamenti climatici, in tutto questo, è particolarmente presente, anche perché si tratta di un tema che “accende” l’interesse dei giovani.
Anche nel pacchetto delle offerte estive di escursioni con il personale del Parco sono stati proposti percorsi che intercettano il desiderio di conoscenza degli escursionisti in ordine a questo genere di tematiche, ad esempio quello alla scoperta dei ghiacciai che “c’erano” e che si sono fortemente ritirati a causa del cambiamento climatico, in alta Val Genova.
– Biomiti
BioMiti è un progetto di ricerca pluriennale promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta che si propone di studiare l’ecosistema presente sulle Dolomiti di Brenta, con l’obiettivo di comprendere gli effetti dei cambiamenti climatici in atto. L’indagine, realizzata prioritariamente nella fascia altitudinale alto-alpina posta tra i 1900 e i 2900 m s.l.m., è basata su rilievi faunistici, floristici e climatici, geomorfologici. L’insieme dei dati ottenuti, grazie ad analisi scientifiche di dettaglio, potrà portare a comprendere meglio gli effetti del riscaldamento globale in atto, nel tentativo di trovare misure idonee ad una sempre migliore salvaguardia degli ambienti naturali. Oltre agli obiettivi strettamente scientifici, BioMiti si propone come un “ponte” tra la ricerca scientifica e le persone che frequentano le montagne del Parco, che possono essere coinvolte attivamente in alcune fasi dello studio e approfondire la conoscenza della Natura.
– Mobilità sostenibile
Ridurre il ricorso all’automobile privata, da parte dei visitatori delle valli del Parco è un obiettivo molto concreto anche per il suo impatto sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Per questo mettiamo a disposizione bus navetta per raggiungere la testata delle valli e l’inizio dei sentieri che portano in quota, ed alcune delle località di per sé più visitate, come il lago di Tovel. Un impegno importante che coinvolge un centinaio di giovani per gestire i parcheggi di attestamento, fornire informazioni ai visitatori, riscuotere il ticket ecc. 450.000 circa le persone interessate dal servizio la scorsa estate. In questo 2022 abbiamo iniziato inoltre a mettere a disposizione delle e-bike, sul tragitto lago Nambino-Patascoss, e abbiamo reso gratuito l’utilizzo delle navette all’interno delle valli (si paga solo l’eventuale ingresso con la propria auto o con mezzi collettivi in partenza dai centri principali del fondovalle, come Pinzolo o Madonna di Campiglio). L’azione del Parco si inserisce nel più vasto sforzo che il Trentino sta facendo per promuovere forme di mobilità alternative a quella privata, che poggino sostanzialmente sul trasporto collettivo, sulle piste ciclabili e quant’altro possa favorire il non-ricorso all’automobile. Un contributo importante, soprattutto in futuro, potrà venire anche dal telelavoro e in generale da un utilizzo delle tecnologie che limiti gli spostamenti non necessari.
– Certificazione di qualità “Carta Europea del turismo sostenibile – Qualità Parco”
Dal 2003 il Parco concede l’utilizzo del proprio marchio a quelle strutture che aderiscono al progetto Qualità Parco, dietro il rispetto di un preciso disciplinare. Il progetto di attestazione ambientale e marketing territoriale è nato con l’obiettivo di diffondere la filosofia della qualità ambientale, coinvolgendo il tessuto economico e sociale del territorio. Il protagonista è il mondo privato imprenditoriale turistico. Il Parco premia le aziende che dimostrano di rispondere a requisiti di tutela ambientale e al legame col territorio. Questa iniziativa rappresenta sicuramente, nel panorama nazionale italiano una delle prime poste in essere da un’Area, che intende coniugare la salvaguardia e la protezione dell’ambiente con attività di promozione e divulgazione turistica. Le imprese aderenti sono oltre una cinquantina, appartenenti a quasi tutte le categorie ricettive previste dalla legislazione corrente, ovvero alberghi, garnì, agritur, B&B, case per ferie e campeggi.