Aspetti qualcuno? (edito da Scatole Parlanti) è il romanzo d’esordio di Alessandra Pontecorvo che parla di donne per le donne (e non solo).

Una donna sola seduta in bar in atteggiamento di attesa. Un titolo che toglie ogni dubbio. Chi è questa donna e chi aspetta? Questa è la domanda che ti poni aprendo la prima pagina di Aspetti qualcuno? Ma che alla seconda pagina hai già dimenticato perché le vite di Marta, Monica, Diletta e Denise ti travolgono in un turbinio di eventi, emozioni, colpi di scena che ti fanno procedere nella lettura tutto d’un fiato. Salvo poi ricordartene a un certo punto e proprio appena cominci a chiederti cosa c’entra quella copertina con tutte le storie che hai conosciuto, l’autrice, quasi a leggerti nel pensiero, arriva a chiudere il cerchio, lasciandoti voltare l’ultima pagina con una – ahimè sempre più rara – sensazione di appagamento.

Il romanzo, la trama, intervista all’autrice

Aspetti qualcuno? è il romanzo di esordio di Alessandra Pontecorvo, già autrice di saggi e racconti, che per la prima volta si cimenta in questo genere narrativo e lo fa con un ritmo incalzante ma non frenetico, fresco ma mai ingenuo, il tutto condito da una serpeggiante dose di ironia.

Alessandra, dicci la verità, ti sei divertita a scrivere questo libro?
Non so dire se mi sono divertita, di certo mi è piaciuto scriverlo. Avevo questa storia in testa da anni ma non sapevo come svilupparla, quando ho trovato la chiave i primi capitoli sono riuscita a scriverli facilmente e poi c’è voluto un anno per scrivere gli ultimi due. Diciamo che mi sono divertita nel cercare nelle mie esperienze e nelle mie conoscenze personali dei dettagli che potevano essere usati per dare forma alla storia. Quindi sì, dai, tutto sommato posso dire di essermi divertita, diciamo che lo rifarei ecco…

La lettura di questo romanzo per una donna è quasi catartico, nel senso che può lasciare sfogare tante sfumature della propria femminilità immedesimandosi nelle vite delle protagoniste. È stato così anche per te che lo hai scritto?
Non ho raggiunto la catarsi nel senso vero del termine però ho sicuramente inserito parti di me in ognuna delle protagoniste. Ci sono persino episodi specifici che ho vissuto, sia da spettatrice che in prima persona, e che ho voluto mettere nero su bianco quasi a voler dare un finale diverso a una storia già successa. Nella nota dell’autrice c’è un vero e proprio disclaimer rispetto a questa cosa: “ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è da considerarsi voluto ma per nulla aderente alla realtà”. È assolutamente possibile che chi mi conosce possa ritrovare tra queste pagine persone o situazioni che magari ha vissuto con me o che ho raccontato solo che magari le trova mischiate tra di loro rispetto a come sono realmente accadute.

Un romanzo per le donne, ma non solo

Alle figure femminili protagoniste del romanzo fanno da contraltare altrettante figure maschili che sembrano incarnare vari tipi di uomini. È un libro anche per loro?
Sono convinta che così come esistono diverse sfaccettature di una donna lo stesso valga per gli uomini. Ho cercato di non scrivere un libro di “fantascienza” in cui gli uomini sono tutti principi azzurri e le donne principessa da salvare, ma al contempo ho cercato anche di non scrivere un documentario che racconta come stanno davvero le cose in questo periodo storico. Ho provato a raccontare quale potrebbe essere l’equilibrio migliore tra le donne emancipate ma che non devono restare per forza sole per dimostrare di essere forti e gli uomini che non devono per forza essere dei “malesseri” per potersi definire tali ma allo stesso tempo non devono neppure aver paura di comportarsi come gli viene più naturale. Quando ho scritto questo romanzo non ho pensato né che fosse un libro al femminile né che potesse essere utile agli uomini, me lo ha fatto notare chi lo ha letto e questo mi fa molto piacere perché uno degli obiettivi che dovrebbe sempre porsi chi scrive qualcosa è non dare nozioni precise ma lasciare che sia il lettore a interpretare il testo e scegliere a cosa dare più o meno importanze. Sentire che in molti si sono ritrovati in questo romanzo pur essendo persone totalmente diverse tra loro mi fa capire che la strada intrapresa è stata quella giusta.

A fare da sfondo a tutta la storia c’è Roma, anche essa con mille sfaccettature, che ben si presta come scenografia alle tante vite che la attraversano. Quanto ami questa città?
Tantissimo. Roma mi ha adottata ai tempi dell’università e mi è stata accanto in tutte le mie esperienza di vita. Se non fossi stata qui non avrei vissuto il 90% delle esperienze fatte e, di conseguenza, non avrei mai potuto raccontare le vite di Marna, Diletta, Monica e Denise. Roma, nonostante tutti i suoi difetti, mi fa fare pace con il mondo, quasi sempre.

Un’ultima domanda Alessandra. Il tuo modo di raccontare, così vivido, si presterebbe bene ad essere rappresentato… Hai mai pensato a una trasposizione del romanzo a teatro, cinema o perché no serie tv?
Sarebbe un sogno. Ne ho anche parlato con qualcuno che si occupa in modo più professionale di quest’aspetto e in effetti è un testo che si presta. Ma per adesso è troppo presto a meno che il mio libro non capiti in mano a qualche regista famoso che se ne innamora… Alla fine, proprio come Marta, dovrei dare più fiducia ai miei sogni.

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