“E’ con i sogni di chi parte e di chi lo sa accogliere che si fanno i mondi nuovi”.
Si apre così, e con un’immagine del fotografo Giovanni Izzo in bianco e nero, come i numeri e le storie che racconta, il Rapporto Benvenuti.
150 pagine di dati, analisi, descrizioni di importanti esperienze locali di accoglienza – da Santorso a Gioiosa Jonica, passando per la provincia di Bolzano – ma anche molti approfondimenti con cui ampliare lo sguardo.

L’idea del volume, scaricabile gratuitamente, è quella di raccontare da diverse prospettive una realtà, quella delle rifugiate e dei rifugiati coinvolti in Italia in progetti di accoglienza diffusa, segnata da rapidi mutamenti e processi complessi. L’ambizione è quella di essere un po’ d’aiuto alla volontà di capire meglio ciò che accade, e al desiderio di cambiare in profondità il mondo e noi stessi.

Benvenuti è un’iniziativa dell’Osservatorio sull’accoglienza diffusa Benvenuti Ovunque, promosso dalla redazione del portale Comune-info e dalla Rete dei Comuni Solidali, e fin dalle immagini che propone, con l’obiettivo di Izzo, prova a andare oltre, a scrutare l’oscurità per riconoscere la dignità di tutti e restituire pienezza alla vita quotidiana delle persone migranti. La luce che buca il buio nelle fotografie mette in risalto volti e corpi di donne e uomini, bambini e giovani che abitano nell’entroterra casertano, le cui vite restano quasi sempre invisibili.

“Spesso questa realtà non è come la si immagina o la si vorrebbe far apparire – avvertono gli autori nella premessa al volume – ma rivela sempre una dimensione troppo complessa per essere affrontata da un solo punto di vista. Nel leggere sarà bene tenerlo presente, così come va ricordato che quando si parla delle persone di cui ci occupiamo qui ci sono molte cose che con gli occhi non si riescono vedere. C’è bisogno del cuore”. C’è bisogno anche di conoscenza profonda per comprendere questa realtà così articolata. Non bastano le tabelle, i titoli gridati, le immagini a effetto. Per riscrivere la storia di chi si mette in viaggio, scappando o soltanto lasciandosi scivolare, bisogna prendere atto, come suggerisce Chiara Marchetti, che queste storie sono sempre più grandi di noi (e dell’accoglienza).

L’analisi critica dei processi di passivizzazione e disattivazione degli accolti deve rappresentare l’oggetto quotidiano di riflessione e riorganizzazione degli operatori e delle organizzazioni pubbliche e del privato sociale che promuovono l’accoglienza.
Le trappole della relazione di aiuto, il rischio del binomio onnipotenza-frustrazione che genera così diffusamente casi di burn out in chi lavora in prima linea, devono essere oggetti concreti di ripensamento delle pratiche, che vanno continuamente poste al vaglio degli attori principali: i rifugiati.

“La politica deve prendere atto che il mondo è ormai meticciato, globalizzato, circolare”, spiega ancora Fernando Biague, psicologo e operatore sociale. È proprio questo il nodo: le responsabilità della politica, che si deve impegnare nel governare al meglio l’esistente piuttosto che preferire una facile ma improduttiva propaganda. Da parte della società civile, secondo il volume, si tratta di iniziare a costruire qualcosa che deve essere ben di più che uno strumento: deve essere un contro-confine, un’apertura in atto del confine, dei confini, e un abbozzo di autocostituzione sociale alternativa, ancora labile – non c’è dubbio – ma presente e attiva nel tirare le fila che, dall’impegno quotidiano di volontari e volontari, vadano oltre verso un orizzonte di liberazione per quanto remoto. L’osservatorio Benvenuti ovunque nasce per raccontare queste storie e indicare queste strade impervie, e poco battute, per chi migra, per chi accoglie e per chi vorrebbe dare una mano, capirne di più.

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