Il percorso faticoso con cui le persone LGBT+ cercano di trovare spazio nelle comunità cristiane è iniziato a livello mondiale oltre 40 anni fa, in modalità molto diversificate a seconda dei Paesi, delle culture e della vicinanza con altre confessioni e religioni: dalle avanguardie americane, alla nascita dei gruppi italiani in una dimensione nascosta e protetta.

Sino all’arrivo di Papa Bergoglio il dialogo tra persone LGBT+ e istituzione cattolica è avvenuto in sordina, su un livello non ufficiale, per iniziativa per lo più delle persone stesse che trovavano sponda in questo o quel rappresentante dell’istituzione stessa che quasi sempre chiedeva il riserbo totale sugli incontri e sui contenuti.

Con Papa Bergoglio si è aperta una nuova stagione che, pur non prevedendo al momento alcun cambiamento della dottrina, dà spazio a diverse iniziative pastorali che, piano piano, stanno riavvicinando persone LGBT+ e comunità cristiane.

Ovviamente anche in questo percorso la dimensione culturale gioca un ruolo importantissimo: se in Belgio e Germania, dove il contatto con le chiese protestanti ha costruito le basi per l’evoluzione della teologia sacramentale, i vescovi stessi stanno portando avanti un processo di riforma a partire dalle benedizioni per le coppie omosessuali, in Italia si va avanti con un approccio più prudente che, al momento, sembra giocare la carta della visibilità dei genitori cattolici di figli LGBT+ o di sacerdoti e suore impegnati nella cura pastorale inclusiva.

Punto di riferimento, a livello mondiale, per la pastorale inclusiva delle persone LGBT+ è sicuramente il gesuita padre James Martin che nel 2017 pubblica per Harper Building a Bridge: How the Catholic Church and the LGBT Community Can Enter into a Relationship of Respect, Compassion, and Sensitivity (poi tradotto anche in italiano da Marcianum Press nel 2018), proponendo un approccio concreto a partire dalla realtà esistenziale delle persone LGBT+ stesse.

UN PONTE DA COSTRUIRE : Martin, James, Zuppi, Matteo, Laudieri Di Biase,  Imma Elenoire: Amazon.it: Libri
La copertina di “Un ponte da costruire”, edizione italiana del libro di padre James Martin

Il 13 novembre 2022, per la prima volta in un contesto ufficialmente cattolico, padre James Martin ha tenuto una affollata conferenza a Roma, organizzata da Cammini di Speranza, associazione nazionale di persone LGBT+ cristiane, e dalla CVX, Comunità di Vita Cristiana, una realtà presente in 62 Paesi che riunisce adulti e giovani acccomunati da un forte legame con la spiritualità ignaziana. Luogo scelto per la conferenza è stata il prestigioso Oratorio del Caravita, sede ufficiale della CVX.

Da oggi la conferenza è disponibile online e, per l’occasione, abbiamo incontrato padre James Martin chiedendo di rispondere ad alcune domande sulla sua proposta e sull’esperienza romana.

La conferenza che padre James Martin ha tenuto a Roma il 13 novembre 2022

Buongiorno James, sei stato protagonista di una recente conferenza molto partecipata a Roma. Sei stato sorpreso dalla risposta delle persone?

Beh, non ero sicuro di quanti ne sarebbero arrivati, ma sono rimasto molto stupito della partecipazione! E anche se il mio discorso era in inglese (tradotto da un eccellente traduttrice) le persone sembravano molto attente. Ma ciò che mi ha stupito di più è stato il momento delle domande e risposte. Le domande erano serie e profonde. Questo non vuol dire che penso che gli italiani non siano intellettuali o non profondi riguardo alla loro fede (sono mezzo italiano, dopotutto!). Mi ha sorpreso piuttosto che ciascuna delle domande avrebbe potuto essere l’argomento di un libro. Alla fine, la folla sembrava volere che il discorso e la sessione di domande e risposte continuassero all’infinito! Ma abbiamo dovuto fermarci per consentire la celebrazione della Messa. Nel complesso, sono stato molto felice di incontrare così tanti nuovi amici, di conoscere meglio l’esperienza cattolica LGBT+ in italia e di entrare in contatto con la chiesa italiana. Inoltre, sento di essermi fatto dei nuovi amici!

Padre James Martin durante la conferenza a Roma

Come sei entrato in contatto con la comunità cristiana LGBT+ negli Stati Uniti?

Da quando ho iniziato a lavorare per America Magazine nel 1999, ho scritto e sostenuto questa comunità nella nostra rivista. Ma non avevo svolto alcun tipo di ministero “formale”. In altre parole, non avevo partecipato a nessun tipo di programma di sensibilizzazione in nessuna parrocchia o scuola. La situazione è cambiata nel 2016, dopo che 49 persone sono state uccise al Pulse, una discoteca gay in Florida. La debole risposta dei vescovi statunitensi mi ha fatto capire che anche nella morte questa comunità era invisibile a gran parte della chiesa. Quindi ho pensato che fosse giunto il momento di essere più pubblici in questa attività pastorale.

Perché pensi che le comunità cristiane non riescano a considerare le persone LGBT+ al di là della loro sessualità?

Questa è una bella domanda. Penso che ci sia, come suggerisce la tua domanda, un focus solo sulla loro sessualità. Un’analogia sarebbe come se tutto il nostro lavoro con le coppie sposate etero non riguardasse altro che la contraccezione. Ma poiché molti leader della chiesa non conoscono la totalità della vita delle persone LGBTQ, cioè non conoscono tutte le varie parti della loro vita, le vedono come esseri solo sessuali. Ma le loro vite sono molto di più del semplice sesso: c’è il lavoro, la vita familiare, spesso la discriminazione, e poi naturalmente la spiritualità.

Le persone LGBT+ cristiane hanno spesso vissuto nascoste, soprattutto all’interno delle loro comunità di fede. Pensi che sia iniziata una nuova era per la loro inclusione?

Sì, certamente. Man mano che sempre più persone LGBT+ escono alla luce del sole, sempre più famiglie sono coinvolte. E all’aumento del coinvolgimento delle famiglie, corrisponde quello delle parrocchie, dei sacerdoti e dei rappresentanti della chiesa istituzione. Quindi il semplice fatto che più persone escono allo scoperto significa che più comunità di fede devono affrontare la questione di offrire loro una cura pastorale. Ciò sta portando a una maggiore inclusione, anche se in alcuni Paesi più che in altri.

Cosa risponderesti a chi dice che le persone lgbt+ vanno accolte ma devono rinunciare al loro sogno di avere una vita sentimentale, una famiglia?

Bene, direi che esistono molte persone nella chiesa le cui vite non sono pienamente conformi all’insegnamento della chiesa e che fanno ancora parte della chiesa. Diresti a una coppia sposata eterosessuale che usa il controllo delle nascite (che non è conforme all’insegnamento della chiesa) che non fanno parte della chiesa? Affatto. Allora perché dovremmo dirlo a una persona LGBT+, per esempio?

E cosa risponderesti a chi dice che una persona LGBT+ non dovrebbe essere scout, prete o suora?

Per quanto riguarda gli scout, perché questo dovrebbe essere un problema? Essere LGBT+ non significa essere pedofilo! Ed essere LGBT+ non significa far diventare gay altri ragazzi o altre ragazze. Quindi qual è il problema? Per quanto riguarda i preti o le suore, ci sono già preti gay e suore lesbiche che vivono la loro vita di celibato e castità. Quindi dire che una persona LGBTQ non dovrebbe essere un prete o una suora è come dire che il sole non dovrebbe splendere. Lo fa già.

Cosa consiglieresti a una persona lgbt+ che vorrebbe entrare a far parte di una comunità cristiana?

Direi 3 cose. Primo: sappi che Dio ti ha creato e ti ama. Secondo: sappi che Dio vuole che tu ti senta a casa tua in una comunità cristiana. Terzo: sappi che ci sono sicuramente comunità che sapranno accoglierti. Potrebbe volerci del tempo per trovarne una, ma ne vale la pena.

E cosa consiglieresti ai genitori di un ragazzo o di una ragazza lgbt+ sulla loro presenza nelle loro comunità?

La cosa più importante è amare e accettare i figli così come sono, come Dio li ha creati. Inoltre, spesso i genitori conoscono l’ambiente delle comunità cristiane meglio dei loro figli. E quindi potrebbero aiutare i loro figli a trovare una comunità accogliente.

E infine, quale consiglio daresti alla Chiesa cattolica romana sulle persone LGBT+?

Amateli. Ascoltateli. Accettateli. Lottate per loro. E guardate come lo Spirito Santo sta operando attraverso di loro.

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