Cosa sappiamo dell’Africa?
Come ci immaginiamo che sia “veramente” l’Africa? Ce lo spiega Chiara Piaggio, nel libro "L’Africa non è così, Cronache da un continente frainteso".

Come ci immaginiamo che sia “veramente” l’Africa? Ce lo spiega Chiara Piaggio, nel libro "L’Africa non è così, Cronache da un continente frainteso".

Come ci immaginiamo che sia “veramente” l’Africa? Un insieme di villaggi fatti di capanne con indigeni a piedi nudi e gonnellini? Oppure immense distese di foreste con animali feroci, eppoi savane, leoni, giraffe, scimmie, zebre, coccodrilli, elefanti, bufali e gazzelle? Ma forse l’Africa per noi turisti occidentali, onnivori e voraci, è rappresentata dalle amache dove dondolarsi mangiando frutta esotica, servita da giovani servitori del posto che si affannano a metterci nelle condizioni migliori per il nostro benessere? Ce lo spiega Chiara Piaggio, L’Africa non è così, Cronache da un continente frainteso, Einaudi, pp 176, euro 17.00

Ma no, l’Africa è occasione di business e di sviluppo per le multinazionali, terre rare, minerali preziosi, petrolio. E’ invece il continente delle megalopoli enormi e disordinate delle etnie che si confondono tra loro oppure delle ricchezze spropositate nelle mani di pochi accanto a povertà che farebbero vergognare (quasi) chiunque.
L’Africa dei grandi flussi migratori, delle guerre etniche, delle bande armate, ma anche dei grandi investimenti in infrastrutture. L’Africa dei volontari e delle loro associazioni. L’Africa di alcuni premi Nobel della letteratura come Nagib Mahafuz e Wole Soyinka, di intellettuali e politici del calibro di Nelson Mandela e Sembene Ousmane, dei grandi musicisti come Fela Kuti, Salif Keita, Youssou N’Dour, Miriam Makeba e molti altri. Per non parlare poi dei calciatori che hanno appassionato i cuori dei tifosi di tutta Europa.
Ci dice un bel saggio di Chiara Piaggio, filosofa e antropologa con un’esperienza ventennale nel continente africano che recentemente ha pubblicato un libro utile e importante dal titolo L’africa non è così.
Piaggio ha visto l’Africa, l’ha vissuta, ha attraversato quel continente, ha conosciuto persone e ha vissuto situazioni, le più disparate. Poi si è rivolta verso di noi. In qualche modo si è anche guardata allo specchio. Ha visto i nostri sforzi a volte patetici di dar conto (a noi stessi) della complessità di questo grande continente. Abbiamo anche provato a chiamarlo “Afriche”. Ce la siamo cavata con troppo poco. Nessun africano si ritiene appartenente al continente delle “Afriche” solo noi grattiamo gli specchi per arrampicarci verso una verità che non si raggiunge per quella strada.
Abbiamo pensato che fosse relativamente facile restringere lo sguardo e concentrarci solo su uno o due aspetti di quel grande e variegato paese riconducendo tutto a quello e creando stereotipi inutili e spesso dannosi.
Per generalizzare abbiamo coniato, indifferentemente per tutti, due categorie letali per la comprensione. La prima è quella del “diverso”, diverso da che? diverso da chi? Perché noi, tra noi, siamo tutti uguali? Cosa c’è di così omogeneo tra “noi” occidentali e tra “loro” africani? Non è chiaro per nulla.
L’altra categoria, altrettanto devastante e perniciosa, è quella dello “sviluppo”. Chiara Piaggio in uno dei tanti episodi riportati nel suo libro, dimostrando anche di possedere una buona penna di narratrice, ci racconta di una riunione sul tema dello sviluppo, appunto, in cui un giovane uomo del posto domanda: ”voi siete venuti per aiutarci nello sviluppo. Quindi è chiaro che noi non siamo sviluppati. Ma ci dite a quale punto dello sviluppo siamo arrivati? E a quale livello dovremmo arrivare?”.
L’Africa non è così si avvia alle conclusioni riflettendo poi su come gli africani abbiano nel tempo introiettato una forte subalternità ai bianchi, agli occidentali. Non sono pochi gli episodi che lo dimostrano, a mo’ di esempi. E questa non è certo una questione da sottovalutare.
Tutto il libro in modo fermo e pacato ci costringe a fare i conti con la nostra inadeguatezza e ci conduce a considerare il continente africano nella sua grande complessità. Non esistono visioni univoche. Una cosa però rimane forte e chiara alla fine della lettura di questa proposta di viaggio che Chiara Piaggio ci fa con assoluta generosità: se c’è un dato che segna fortemente le relazioni tra mondo ricco, occidentale e i paesi africani, a vario titolo e alle varie latitudini, è l’esperienza del colonialismo. Da questa esperienza nessuno si libera con facilità e leggerezza. Teniamolo presente.
