Stefano Ferri, giornalista, scrittore e comunicatore, continua il suo racconto su cosa vuol dire essere un crossdresser, cioè un maschio che indossa abiti considerati come femminili. Non attraverso la storia stavolta, ma attraverso aneddoti di vita vissuta sulla propria pelle.

Entrare in un negozio di abiti femminili

Ci parla della volta in cui è entrato un negozio di abiti femminili e con l’aiuto di un’amica ha acquisito nuova consapevolezza di sé; del confronto con la sua famiglia d’origine da un lato e con la figlia e i suoi coetanei dall’altro, una generazione che si sta lasciando alle spalle logiche rigidamente patriarcali e dimostra di saper accogliere con naturalezza ciò che per molti adulti è ancora fuori norma. E soprattutto, attraverso queste storie, di quanto la comprensione e l’accettazione di sé sia importante per la vita individuale, ma anche per la vita sociale.

Quello che la generazione dei nostri genitori cresciuti durante il ventennio respingeva a prescindere, quello che la nostra generazione ha compreso e sta faticosamente conquistando – il diritto di esserci, di avere voce e ottenere rispetto, per tutte le identità che non si riconoscono nel binomio maschile/femminile inteso in modo esclusivo ed escludente – per la generazione dei nostri figli sta diventando un grande e fecondo perché no?. In mano alle nuove generazioni, anche la moda può essere usata come un potente grimaldello per scardinare i codici culturali e arrivare stare tutt* meglio con noi stess*, in un contesto pacificato e più vivibile.

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