Che Cristina Bowerman fosse una delle donne chef più brave del mondo lo sapevamo (tanto da chiederle di scrivere per noi: vedi i suoi articoli e il libro curato per noi), ma forse non tutti e non tutte sanno quanto e su quanti fronti si declini il suo impegno: dal 2016 è Presidente degli Ambasciatori del Gusto, membro di Chef Manifesto, sostenitrice di numerose organizzazioni benefiche come Telefono Rosa (di cui è Ambasciatrice da febbraio 2018), Ristoranti contro la fame, FioranoForKids, ActionAid, Komen, Caritas e IEO, Chef Donna dell’Anno da FoodCommunity, Premio LoveItalianLife come Best Female Italian Chef in Europe. Mica cippa.

E come lei, sono tante e sempre di più le donne chef italiane che si sono distinte nel mondo: da Antonia Klugmann a Nadia Santini, dalla mitica Annie Féolde (che mi ha accolta nella sua Enoteca Pinchiorri con un garbo umano che non dimenticherò mai nella vita), prima chef donna al mondo con 3 Stelle Michelin fino a Viviana Varese.

Grazie a TheFork, che per la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne ha condotto un sondaggio tra i suoi ristoranti partner (con la testimonianza di Jessica Rosval, Chef di origini canadesi vincitrice del Premio Bellavista Cuoca dell’Anno delle Guide dell’Espresso), sappiamo che il numero delle donne chef è aumentato negli ultimi 5 anni ed è un trend che prosegue

Il 72% delle chef intervistate ha un rapporto di continuità con il luogo in cui lavora, spesso fin dall’apertura. Tuttavia tutte le altre (39%), denuncia parecchie difficoltà legate al fatto di essere donne: due su tre (60%) parlano apertamente di sessismo. Jessica Rosval ha dichiarato:

Per me la cucina non è una competizione, non lo dovrebbe essere: sono ovviamente orgogliosa della mia squadra, con la quale condivido questo riconoscimento ma la cosa più importante per me è avere l’opportunità attraverso questo premio di poter comunicare a più persone possibili”.

E’ proprio la sua migliore amica, modenese, Caroline Caporossi, fondatrice nel 2020 dell’Association for the Integration of Women, di cui Rosval è nel Consiglio Amministrativo, ad averla stimolata:

L’associazione ha come obiettivo quello di fornire alle donne migranti una formazione professionale che permetta loro di integrarsi attivamente nel tessuto della società italiana. Un progetto che si articola in due parti: la prima è la formazione culinaria, che offriamo specificamente a donne migranti della nostra comunità alle quali insegniamo le tecniche base della cucina e anche i fondamenti del mondo del lavoro in Italia; in secondo luogo, stiamo per aprire il ristorante Roots: è importante perché sarà una società cooperativa i cui profitti andranno reinvestiti subito nei progetti di formazione e, soprattutto, rappresenterà la prima destinazione di chi esce dai corsi, in modo da dare un’idea concreta di come funziona questo tipo di professione. Una volta questo settore, come tutti gli altri, era dominato dagli uomini, ora le donne stanno facendo sentire sempre più la loro voce. Diciamo basta al dover ogni volta dimostrare di essere all’altezza, ribadiamo che anche noi abbiamo idee, esperienze, storie da raccontare”.

Curioso come l’immaginario tradizionale rappresenti le donne in cucina ma poi, professionalmente, anche questo sia un mestiere occupato da competenze di uomini: cosa possiamo fare, ognuno ed ognuna di noi, per fare in modo che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini nel mondo del lavoro e della retribuzione? Ad esempio, andando a mangiare in ristoranti con chef donne! Quali? Ve ne suggeriamo quattro.

Quattro top donne in cucina

  1. Glass Hostaria, Roma (RM), Chef Cristina Bowerman
    Una stella della Guida Michelin per il ristorante nel cuore di Trastevere, a Roma: innovazione, sperimentazione, zone di confine tra Italia e pianeta Terra. Fusion anche in salsa vegetarian e vegan.
  2. La Perla del Mare, San Vincenzo (LI), Chef Deborah Corsi
    Segnalato dalla Guida Michelin, è per innamorati del mare: una vista aperta sulla spiaggia di San Vincenzo con le isole di Capraia e d’Elba, e in bocca sapore di sale. A noi riscrittori e riscrittrici ha colpito l’interpretazione post contemporanea di ricette classiche.
  3. I Salotti, Chiusi (SI), Chef Katia Maccari
    Siamo nel senese, Val d’Orcia, e già dovrebbe bastare. La stella della Guida Michelin è meritatissima, a partire dalle materie prime, prodotte dall’azienda agricola del ristorante. Piatti della tradizione toscana sono rivisitati con garbo e rispetto proponendo una scelta di grande sensibilità ma anche di deciso impatto emotivo.
  4. Il Falconiere, Cortona (AR), Chef Silvia Regi Baracchi
    Una stella della Guida Michelin, con prodotti rigorosamente locali, il ristorante è ricavato dall’antica limonaia di villa Baracchi, con una terrazza mozzafiato su Cortona e le sue colline.
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